OGGI LA PREMIER GIORGIA MELONI, va a Caivano, dove s’è consumata l’ennesima violenza contro due ragazze. Va, ha precisato in un comunicato, per assicurare che lo Stato c’è e che non rinuncia alla sua funzione di garante di sicurezza. E’ giusto che la Premier vada dove si soffre e si patisce l’incuria; è lodevole la premessa di un fare immediato per restituire dignità alla città e a quel parco macchiato dalla violenza; vada e dica tutto quel che vuole, per esempio cosa fare per risanarlo, spieghi anche, ad alta voce, che lo Stato c’è…. Poi però aggiunga che l’impegno dello Stato non si fermerà a quel parco, ma andrà in ogni altro parco aperto al pubblico e per ogni parco aperto al pubblico assicurerà sicurezza a chi lo frequenta, assenza di violenza e di lestofanti-stupratori-ladri-avventurieri- scavezzacolli-mafiosi-malavitosi… Anche una giusta custodia con sguardi attenti su chi li frequenta e occhi aperti su chiunque intenda quel luogo un luogo in cui esprimere la sua parte peggiore… Incominci pure da Caivano, ma vada anche oltre. Perché la violenza s’annida ovunque, purtroppo.
Secondo don Patriciello, il parroco di Caivano che ha invitato la Premier a rendersi conto di persona del disagio patito e dei problemi irrisolti, “occorre subito un esercito di maestri elementari”. Poi, il numero degli assistenti sociali deve essere quello che è sulla carta, i servizi sociali devono essere amici, rappresentare un supporto per le famiglie, non fare paura perché portano via i bambini… Vogliamo i vigili in strada, le telecamere, siamo nel cuore di quella che è definita la Terra dei fuochi, dove vengono a sversare rifiuti da ogni dove. È così che i territori diventano ghetti. Chiediamo a Giorgia Meloni ciò che abbiamo già chiesto al presidente Mattarella: normalità».
Il vecchio centro sportivo è definito dal sacerdote «la peggiore discarica a cielo aperto». Lì, in quel luogo di degrado, è stato trovato morto lo scorso luglio un 42enne del Casertano: una delle persone che arrivano al Parco Verde per comprare la droga e bucarsi. La procura di Napoli Nord ha decretato il sequestro della struttura il 24 luglio scorso.
NON È ANCORA AUTUNNO, MA IL COVID rialza la testa. Emerge dai dati dell’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore della Sanità. Nulla di allarmante, ma sarà bene non sottovalutare i segnali e, soprattutto, converrà premunirsi. Sabato scorso il bollettino Covid settimanale pubblicato dal ministero della Salute segnalava 11.606 casi nella settimana, quasi il doppio della settimana precedente, con un aumento dei tamponi eseguiti passati da 91.402 a 126.215.
Eppure, nonostante questo, nessuno pare preoccuparsi più di come questo virus possa nuocere ancora. Reduci da una pandemia, sulla quale l’Oms ha scritto la parola fine il 5 maggio 2023, che ha causato oltre 7 milioni di morti in tutto il mondo, i più ascoltano distrattamente gli annunci sull’aumento dei casi da coronavirus, come anche quelli sui ricoveri e sui decessi. Si è smesso anche di fare la conta delle varianti e di aggiornarsi su circolazione e sintomi delle nuove. Segno che la malattia non spaventa più o che è diventata innocua. Ma è davvero così? Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell’Università Statale di Milano, in parte sì. Dice infatti: “Siamo ancora in una fase in cui con l’emergere delle varianti il virus continuerà a stare con noi. In fondo abbiamo un migliaio di persone ricoverate in ospedale e una ventina in terapia intensiva, qualcuno ancora muore. Chi ha forme più pesanti sono i fragili che non si sono vaccinati o si sono stufati di fare i richiami. Ma sebbene non ci sia una stagionalità e sicuramente nei prossimi mesi ci sarà una risalita dei casi, non c’è di che allarmarsi”. Pare, dunque, arrivato il momento tanto atteso di considerare il coronavirus come l’influenza: “Sì, ma attenzione”, spiega Pregliasco, “l’influenza non è di per sé una malattia banalissima e il coronavirus non lo è a maggior ragione perché un migliaio di persone in ospedale per influenza in questo momento non ci sono”.
Quello che ci permette di non farci temere il peggio, tuttavia, è, secondo il virologo, il fatto che “la gran parte di noi ha un’immunità ibrida: nel senso che ci siamo infettati, vaccinati, ci siamo infettati e vaccinati, ci siamo reinfettati. Ognuno di noi è venuto in contatto con il virus e ha una protezione iniziale”. Perciò probabilmente non ci impensierisce. In più, spiega ancora l’esperto, “tutte le varianti che ci sono in circolazione in questo momento e che devono essere d’interesse per le istituzioni e per il monitoraggio perché sono varianti che prendono il sopravvento, sono sempre più contagiose, ma sempre più tranquille in termini statistici”. Perché se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni è che “questo virus ha una capacità estrema di replicarsi rispetto anche al virus influenzale, che è comunque un virus instabile (e sono difetti perché tutti gli altri sono molto più attenti nella loro evoluzione e nelle loro modifiche). Ebbene il coronavirus – specifica l’esperto – si replica non dico a casaccio, ma quasi”.
Quanto alle vaccinazioni, guai se dubitassimo della loro necessità. “La vaccinazione – sottolinea infatti il dottor Pregliasco – con vaccino aggiornato un po’ come si fa per l’influenza, cioè un vaccino monovalente rimane raccomandata per gli anziani, i fragili e i pazienti con criticità. E’ sperabile che soprattutto i fragili facciano il richiamo. Anche perché se gli ospedali non sono intasati è un bene per tutti. Ma la vaccinazione è comunque un’opportunità anche per i meno fragili, come lo è anche quella influenzale”.
«DOMANI, 1 SETTEMBRE, si celebra la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, inaugurando “il tempo del creato” che durerà fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. In quella data ho intenzione di pubblicare un’esortazione, una seconda Laudato si’». Lo ha detto ieri papa Francesco al termine dell’udienza generale. “Uniamoci ai nostri fratelli e sorelle cristiani nell’impegno di custodire il creato come dono sacro del creatore. È necessario – ha aggiunto – schierarsi al fianco delle vittime delle ingiustizie ambientali e climatiche sforzandosi di porre fine all’insensata guerra alla nostra casa comune, che è una guerra mondiale terribile. Esorto tutti a lavorare e pregare affinché essa abbondi nuovamente di vita”.
LUCIANO COSTA