Duemila profughi sbarcati in pochi giorni, forse anche di più, ma ormai le cifre vanno e vengono secondo modalità che sfuggono alla comprensione degli umani mentre sono ben dentro il pensiero di chi le cifre le usa per scopi ben definiti. Evidente è invece il dramma vissuto da disperati in cerca di qualcosa che li faccia sentire vivi. Lampedusa e le coste orientate a sud sono il punto di approdo sognato e quando i profughi lo toccano chiedono comprensione e asilo. Qualcuno è disposto ad ascoltare il loro grido?
Leggendo commenti e cronache sembra che tanti – tutti o quasi tutti i politici e i politicanti – abbiano a cuore il problema, Però, basta andare oltre le esibizioni pubbliche (parole studiate a tavolino, senza cuore e anima, buone per dare aria alla bocca e mai per andare al nocciolo delle questioni) per capire che l’interesse principale non è la persona che chiede soccorso, ma ciò che accoglienza o rifiuto potrebbero favorire o impedire in fatto di consenso elettorale. Chi non guarda al consenso elettorale si schiera per l’accoglienza e chiede che l’Europa faccia la sua parte, Mario Draghi, il Presidente del Consiglio, sa che la questione migranti è di quelle che scardinano le coscienze e mettono a dura prova la politica. “E’ urgente riattivare l’accordo di Malta sottoscritto nel settembre 2019, sottoscrivendo subito un nuovo patto tra le Nazione europee più volenterose al fine di ricollocare immediatamente i richiedenti asilo che approdano sulle coste italiane, distribuendoli tra i vari Paesi europei”, ha detto ancora ieri il Commissario europeo. Altrettanto urgente è stabilire accordi bilaterali di controllo e di aiuto con Libia e Tunisia (da dove partono senza soluzione di continuità la maggior parte di barche, barconi, gommoni e motoscafi) e, ha sottolineato Mario Draghi “poter contare sul sostegno concreto dell’Europa”. Essendo inammissibile che tutto stia di nuovo accadendo nella pressoché generale indifferenza è urgente mettere in campo la massima solidarietà.
In fondo, per cambiare la situazione basterebbe poco. Basterebbe smetterla di chiudersi nel proprio star bene da soli e incominciare a ragionare privilegiando il noi; basterebbe costruire ponti sui quali far transitare solidarietà e comprensione piuttosto che steccati e muri divisori. Invece, ecco di nuovo le voci di due che vogliono, uno “l’incontro col presidente Draghi per dirgli che con milioni di italiani in difficoltà non possiamo pensare a migliaia di clandestini”, l’altra “il blocco navale, perché l’immigrazione clandestina va fermata, perché devono essere fermati gli scafisti e le Ong immigrazioniste che speculano sulle tragedie”.
Anna Lisa Antonucci ha scritto che “affrontano viaggi lunghissimi e pericolosi per abbandonare un ambiente diventato inospitale e senza cibo e raggiungerne un altro che gli consente di vivere meglio, ma mantenendo sempre la promessa di tornare nei luoghi in cui sono nati”. Credevo fosse la fotografia dei migranti umani, invece era soltanto il racconto degli “uccelli migratori che uniscono il mondo coi loro incredibili viaggi senza confini” e che magari senza volerlo diventano “un simbolo, perché la loro ricerca di un luogo migliore dove vivere e crescere i propri figli accomuna anche tanti esseri umani”. Ho anche creduto che la metafora servisse a far riflettere e a smuovere le coscienze assopite. Invece, la metafora serviva per annunciare “la Giornata mondiale degli uccelli migratori” (istituita dalle Nazioni Unite è stata celebrata sabato scorso). Che però, sottolineava lodevolmente la Antonucci “non è solo una celebrazione degli uccelli, ma anche un momento importante per riflettere sul nostro rapporto con la natura”.
Se interessa, il tema scelto per la Giornata mondiale 2021 era “canta, vola ed elevati come un uccello”. Non sono in grado di tradurlo per metterlo in sintonia con “il volo dei disperati che il loro destino lo affidano al mare”; so per certo che uccelli migratori e umani che emigrano hanno qualcosa in comune. Vale a dire “sono in grado di orientarsi grazie al sole durante il giorno, e alle stelle di notte… Entrambi, nei loro viaggi estenuanti, hanno bisogno di una serie di siti lungo il loro viaggio dove fermarsi a riposare, essenziali luoghi di scalo da cui dipende la loro vita…”. Migranti e uccelli migratori: ai primi servono solidarietà e accoglienza; ai secondi può bastare un ambiente meno contaminato di quel che è. Migranti e uccelli migratori sono parte di un tutto che comprende città, campagne, parchi, giardini pubblici, foreste, montagne, colline e coste del mare. Purtroppo, ancora adesso, i migranti umani disturbano mentre gli uccelli migratori rallegrano. Ed è su questa disparità che dovremmo ragionare, meditare e riflettere.
LUCIANO COSTA