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Migranti, guerra, accoglienza, diritti…

IL PRESIDENTE MATTARELLA IN POLONIA – Italia e Polonia rinsaldano i loro rapporti su immigrazione e accoglienza, su guerra e pericolo sovietico, sulla Nato e sulla cooperazione internazionale con un’attenzione particolare a ciò che sta accadendo in Africa. Italia e Polonia non nascondono la loro preoccupazione e mettono in evidenza la necessità che l’Unione Europea stabilisca regole e obblighi precisi in materia di profughi ed emigranti. Italia e Polonia sono infatti due Paesi che pagano il posizionamento geografico ai confini dell’Unione, e lo scotto, con carenza di solidarietà dell’Unione, di trovarsi in prima linea uno sul versante Sud-Mediterraneo, l’altro su quello orientale, entrambi alle prese con una vera e propria emergenza di carattere anche umanitario. Mattarella ha messo in evidenza la necessità di «una nuova politica di migrazione e di asilo dentro l’Unione, superando vecchie regole, quelle contenute nel vecchio e superato trattato di Dublino, che sono ormai della preistoria». Tutto questo, ha aggiunto, «richiama anche al rapporto che vi è con il Continente africano» dove «si stanno esercitando pressioni e iniziative destabilizzanti: quanto avviene in queste ore in Sudan è allarmante», come «richiama a grande allarme la Nato e l’Unione europea l’azione della Wagner in tanti Paesi africani». Anche in Africa quindi si avvertono le conseguenze destabilizzanti delle mire espansioniste della Russia di Putin. E se non proseguissero gli aiuti all’Ucraina, ha avvertito il presidente polacco «la Russia riuscirà a vincere questa guerra e così comincerà il periodo della sua supremazia su questa nostra parte dell’Europa. Conosciamo questa attività russa, questa tentazione di soggiogare altri popoli». Un rischio che la Polonia storicamente avverte, e torna ad avvertire oggi sulla propria pelle. Ma sulla guerra che sta devastando l’Ucraina, la Polonia si colloca come “locomotiva” della politica europea degli aiuti a Kiev”. D parte sua Mattarella ha assicurato che l’Italia «continuerà a dare sostegno all’Ucraina finché è necessario, finché occorre, sotto ogni profilo: di forniture militari, finanziario umanitario, per la ricostruzione del Paese. Questo con la convinzione che ciò riguardi non solo l’Ucraina ma tutti i Paesi che si richiamano alla libertà delle persone e dei popoli».  Infatti, ha aggiunto facendo eco alle parole del presidente polacco «se l’Ucraina fosse lasciata sola altre aggressioni seguirebbero. Anche perché siamo inorriditi da alcuni comportamenti russi, come quelli di colpire obiettivi civili». Oggi il Presidente Mattarella visiterà Auschwitz e Birkenau per rendere omaggio alle vittime del nazismo e per gridare “mai, mai più simili barbarie” insieme ai partecipanti alla “marcia per i vivi” e a chiunque abbia a cuore il bene dei popoli e delle nazioni, che voglia libertà e pace e non la guerra.

INTANTO IN ITALIA SI DISCUTE DI MIGRANTISul tavolo della politica, proprio oggi, c’è la questione della cosiddetta “protezione speciale per i migranti”, che la maggioranza intende ridurre e modificare se non proprio annullare e che invece l’opposizione difende come principio e regola di una “buona politica”, di una politica aperta al dialogo e all’accoglienza e mai disposta a respingere o a costruire barriere. In ballo c’è il futuro del “permesso di soggiorno per cittadini stranieri, che il governo vuole azzerare. Su tutto, purtroppo, aleggia lo spettro del respingimento, del rifiuto di accogliere… Poi, resta evidente l’impossibilità di tanti se non di tutti di comprendere che cosa effettivamente s’intenda quando si parla di “protezione speciale”. Allora, ecco un piccolo prontuario di domande e risposte che possono illuminare.

Che cos’è la protezione speciale? È un permesso di soggiorno che spetta ai richiedenti asilo che non possono usufruire delle altre due forme di asilo: ovvero lo status di rifugiato, che viene concesso a chi rischia la persecuzione per motivi sessuali, religiosi o etnici nel proprio Paese d’origine; o la protezione sussidiaria per i cittadini di Paesi in guerra. Il permesso di soggiorno per protezione speciale è stato introdotto dal precedente governo con la legge 132/2018. Fino ad allora si chiamava “protezione umanitaria”. I presupposti per il suo rilascio sono stati poi ampliati dal Decreto legge 130/2020, convertito nella legge 173/2022 che ha riformulato l’art. 19 del Testo Unico Immigrazione. Una sua clausola stabiliva che, se si rifiuta a una persona straniera un permesso di soggiorno, occorre valutare se esistano “seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato italiano”, che ne impediscono l’espulsione. È un permesso di soggiorno della durata di 2 anni, rinnovabile, che viene rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale. Può essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro.

Perché è così importante? Perché in aggiunta allo status di rifugiato (per motivi di persecuzione) e alla protezione sussidiaria (per i cittadini dei Paesi in guerra) riconosce una forma di protezione che fa riferimento all’insieme di obblighi costituzionali e internazionali. Il riferimento normativo è l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (Cedu) che riconosce ad ognuno di noi il diritto alla vita privata e familiare: è il riconoscimento di una protezione speciale anche per radicamento sociale, dato da indicatori oggettivi quali la durata e l’esistenza di un lavoro o la presenza di legami familiari e sociali duraturi che indicano un radicamento nella società. Dal 2020 ha contribuito a regolarizzare quelle persone che hanno appunto costruito negli anni questo radicamento sociale

È vero che è un Unicum in Italia? Non lo è. Perché una forma di protezione simile è presente in 18 paesi europei su 27. La Francia e la Germania, ad esempio, hanno normative che sono molto simili alla nostra protezione speciale e mirano a stabilizzare le persone che possono dimostrare un radicamento sociale e fanno riferimento anche loro all’art. 8 della Cedua. La Germania, in particolare (che è una procedura amministrativa), pochi mesi fa, nel 2022, ha sostanzialmente copiato parte del nostro impianto prevedendo forme di riconoscimento della presenza stabile degli stranieri. È vero invece che non esiste al riguardo una normativa europea comune per tutti, per cui ogni Paese decide in proprio, con lo strumento più opportuno per le proprie esigenze.

Quante persone ne hanno usufruito? Gli ultimi dati risalgono al 2021. Tra le 52.987 decisioni di prima istanza emesse nel corso dell’anno, si è registrato un aumento del riconoscimento degli status di protezione. Complessivamente, al 44% dei richiedenti è stato riconosciuto lo status di protezione in prima istanza: di questi, al 32% è stata concessa una forma di protezione internazionale, mentre al 12% è stato concesso lo status di protezione speciale (fonte: Asgi). Nel 2022 sono complessivamente 10.865 i cittadini stranieri che hanno ottenuto la protezione speciale. In Spagna 20.925 e in Germania 30.020.

LUCIANO COSTA

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