E’ il nostro fiore all’occhiello, un biglietto da visita importante da presentare agli amici e agli appassionati qui e, soprattutto, altrove; è un mito attorno al quale si è consolidato l’automobilismo sportivo e sono sbocciati campioni indimenticabili e, forse, irripetibili; è una storia che continua e si rinnova sulle strade dell’Italia più genuina. E’ la Mille Miglia, la corsa più bella ed amata del mondo. Da oggi la “freccia rossa” torna a disegnare sulla città che l’ha vista nascere, perire e risorgere – ma anche sui paesi e le comunità civili che la vedranno sfrecciare nel suo consueto benché strano itinerario, addirittura disegnato all’incontrario in questo anno di pandemia -, il suo fascino discreto e le emozioni che solo un appuntamento prezioso e consolidato dalla memoria collettiva, pur in un tempo avaro di occasioni autenticamente sportive e gioiose, riescono a dare. Salutiamo, dunque, la corsa, i suoi piloti e quanti contribuiranno a circondarla di attenzioni, interesse, amore e magiche atmosfere; salutiamo anche quanti la ritengono “un di più” riservato ai “soliti pochi”, quasi un “incomodo appuntamento” che scombussola il quieto sommarsi dei giorni. Ai primi toccherà la gradita incombenza di raccontare ed esaltare la “corsa più bella del mondo”; ai secondi solo quella di rassegnarsi alla forza di un evento che continua a stupire.
E’ fuor di dubbio, infatti, che la Mille Miglia – prima quella competitiva e poi quella storica – è stata automobilismo puro, innovazione ardita e poi conservazione intelligente di un patrimonio di vetture ineguagliabili per potenza e fascino. Al suo apparire, la corsa suscitò tale e tanto interesse da far gridare al miracolo e da far collocare la città ai primi posti in fatto di inventiva, innovazione e capacità organizzative. Nei primi anni si esaltarono le macchine – “veri mostri di tecnica e di ingegno” – e la bravura dei piloti. Poi venne il tempo delle strade “pennellate” per rendere ancora più grande la mitica “freccia rossa” e, più tardi, quello della esaltazione dei “bravi italiani”. Insieme alla corsa la città di Brescia proponeva il suo modello industriale ed artigianale. E se l’avvento della seconda guerra mondiale spezzò gli ardori sportivi e civili, i dieci anni che seguirono – dal 1947 al 1957 – segnarono la generale, fantastica ripresa e la riaffermazione del valore sportivo di una competizione distribuita su gran parte del territorio nazionale ed amata da tutti gli italiani.
Poi, inatteso anche se annunciato, venne il tempo doloroso della rinuncia. L’Italia moderna ed indaffarata, come disse qualcuno, non poteva più concedersi il privilegio di una corsa automobilistica su strada. Alla Mille Miglia competitiva fu imposta la parola “fine”, ma da quel giorno si incominciò a coltivare la speranza di una riedizione “storica” che salvaguardasse sia il patrimonio automobilistico accumulato, sia il “buon nome” di Brescia nel mondo. Così è stato. E non è difficile rendersi conto che, di qui e di là degli oceani, quando si parla di Brescia si vuole rendere omaggio anche e forse soprattutto alla “Città della Mille Miglia”.
Sarà così anche quest’anno – un anno insidioso e addirittura molesto a causa del virus che l’ha contrassegnato. In tanti dicono che questo è il tempo della svolta, del lasciarsi alle spalle il gramo per andare incontro al buono e al bello. “Ripartire con rinnovata fiducia” è il leit motive della 39ma edizione della Mille Miglia storica; mettere fiducia dove il virus ha seminato paura è l’impegno di tutti, anche e soprattutto dei 750 partecipanti alla corsa. Dire che abbiamo bisogno di fiducia è ripetere uno slogan che aleggia da quando si scoprì che il Covid era venuto ad abitare tra noi. Adesso che allo slogan abbiamo sostituito la potenza dei vaccini possiamo finalmente mettere al posto dell’andrà tutto bene scritto ed esposto su mille balconi un pacato ce l’abbiamo fatta.
Si parte da Brescia – viale Rebuffone, una volta mitico adesso mitico solo una volta all’anno – e dopo una giravolta inventata per portare la carovana a rendere omaggio alla Vittoria Alata restituita all’antico splendore e dunque regina incontrastata del Capitolium, si girerà all’incontrario del solito, a destra anziché a sinistra, in direzione Cremona-Parma-Passo della Cisa-Viareggio. Giovedì, costeggiando il mare fin quasi a sfiorarlo, si andrà verso Roma, con passerella finale in via Veneto. Venerdì risalita fino alla dotta Bologna; sabato il ritorno a Brescia dopo aver salutato Modena, Reggio dell’Emilia, Mantova, Verona e un quarto di basso Lago di Garda.
Vinca chi può. Tutti gli altri pensino a divertirsi…
LUCIANO COSTA