Mimmo, che voleva fare il sindaco di tutti…

Non lo conosco, però ho seguito la sua avventura di sindaco alle prese con problemi che nessun altro suo pari s’è mai ritrovato a gestire. Da una parte la necessità di essere ligio alle norme, anche le più astruse e care assai ai burocrati, dall’altra il dovere di essere sindaco di tutti, anche dei disperati migranti, dei figli di un di minore in cerca di un sorriso e un aiuto che li sollevasse dalla miseria. Non lo conosco, ma vorrei vederlo sindaco del mio paese. Si chiama Mimmo Lucano questo sindaco che sfidando ogni logica amministrativa e burocratica ha applicato un modello di accoglienza – di stato sociale avanzato, come direbbero gli esperti – preciso spaccato a quello che si legge nel Vangelo, quello che dice: ero straniero e mi avete accolto… ama il prossimo tuo come te stesso… perdona… e tanto altro.

Però, un sindaco, sebbene di tutti e per tutti, magari eletto per dare concretezza alle speranze e ai sogni della gente e messo sullo scranno più alto per dare dignità al popolo, se appena osa rompere il solito e per mettere in vista l’insolito riceve applausi dai normali cittadini e calci nei denti da chi vuole che il sindaco sia semplicemente esecutore di ordini e norme… Mimmo Lucano aveva una visione ben diversa del modo di fare il sindaco: voleva amministrare l’amministrabile, ma anche usare quel che era nella disponibilità del Comune per garantire felicità e vita a tanti suoi simili;  cercava di assicurare il minimo di accoglienza senza chiedere pezze giustificative; desiderava il bene di tanti se non proprio di tutti; oltrepassava le transenne imposte dalle norme perché convinto della bontà di ciò che lui e i suoi facevano per dare credibilità allo Stato che appunto perché civile, non lascia indietro nessuno.

Per questo suo modo di procedere, Mimmo Lucano è stato sbeffeggiato, accusato, vilipeso, maltrattato. Lui, sindaco di Riace, fautore di uno dei più discussi ma utili modelli di accoglienza dei migranti, l’altro ieri, dopo tre anni di processo, è stato condannato a 13 anni e 2 mesi di carcere, esattamente il doppio di quel che aveva richiesto la pubblica accusa. Non conosco le carte e neppure conosco la materia giuridica che sovrintende la stesura delle sentenze, quindi mi astengo dal commentare. Però, stupisco e ancora amaramente stupisco… Poi, altrettanto amaramente, prendo atto che in giro ci sono ben pochi giovani che alla domanda faresti il sindaco?  rispondono facendo pernacchie. Non so se Mimmo Lucano è l’angelo dipinto dai disperati o il diavolo raffigurato dai suoi detrattori. So che è un sindaco e che per questo ha pagato duramente l’utopia che lo ha spinto a immaginare un paese vivibile perché aperto e non perché rattrappito nella fortezza del perbenismo.

Lo storia dice che Mimmo Lucano, nell’ottobre 2018, era stato arrestato dalla Guardia di Finanza e posto ai domiciliari. Contro di lui e altre 26 persone l’accusa, formulata dalla Procura di Locri, “di aver messo in piedi un vero e proprio sistema criminale per sfruttare i fondi destinati all’accoglienza per vantaggi personali”. Le accuse contro Mimmo Lucano e le persone che con lui avevano lavorato nella gestione dei progetti erano, a vario titolo: associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina con presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti”.

L’inchiesta, nel suo procedere, ha di fatto smontato il Modello Riace, quello che alla faccia delle norme, degli impedimenti e degli orientamenti politici, metteva in chiaro che “nel Villaggio Globale, anche senza fondi, l’accoglienza non si è mai interrotta”. La sentenza dell’altro ieri, sorvolando sulle “evidenti anomalie presenti nelle indagini” e sulle “accuse basate su dati congetturali”, senza tener conto del “vero e proprio accanimento contro l’ex primo cittadino”, ha dichiarato Mimmo Lucano colpevole.

“Ho speso la mia vita per rincorrere ideali, contro le mafie, mi sono schierato dalla parte degli ultimi, ho contribuito al riscatto della mia terra, ma oggi per me finisce tutto” ha detto Mimmo ai cronisti che lo interrogavano. Aggiungendo poi la piùamara delle considerazioni: “Non so se per i delitti di mafia ci sono state sentenze così pesanti”.

Innumerevoli le reazioni alla sentenza, con decine e decine di dichiarazioni di simpatia e vicinanza, ma anche con veri e propri osanna… Come quello levato in piazza dal capo della Lega, che nella condanna di Mimmo vedeva la rivincita sulle accuse rivolte a uno dei suoi collaboratori… Era meglio se stava zitto.

LUCIANO COSTA

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