Morire senza nessuno accanto…

Oltre il solito (che adesso si chiama pandemia) c’è altro, altrettanto solito purtroppo, ma relegato ai margini, messo in pagine interne, in secondo piano rispetto ai fatti dominanti. Ieri, un lunedì senza calcio ma con tanta Olimpiade, le prime pagine dei maggiori quotidiani fotografavano l’esistente variegato e turbolento più o meno con lo stesso metro. “La Stampa”, che prendo a esempio del modo di informare, metteva in grande e al centro i “vaccini obbligatori a dodici anni”, di apertura “l’auspicio di Prodi” per Draghi fino 2023 seguita dall’impietosa analisi che poneva “il signor Conte sul saliscendi” e da un commento su “pass, complotti e terra piatta”. Seguiva la cronaca del “fuoco che divora i boschi della Sardegna” e, prima del fondo pagina dedicato alle Olimpiadi, il resoconto di un “viaggio nelle discoteche clandestine italiane” e il racconto che amaramente annunciava come la mitica montagna dell’Everest fosse “infettata dal virus”.

Oggi, tra medaglie olimpiche conquistate, sfumate o soltanto sfiorate, le notizie ospitate in prima pagina sono assai simili a quelle di ieri: la pandemia che non molla, la politica che litiga, le riforme annunciate che trovano sempre nuovi intoppi, le barche cariche di disperati in cerca di futuro che approdano sulle coste italiane, il calcio-mercato che infuria e fa sognare i tifosi ma anche e soprattutto i venditori, le vacanze a singhiozzo che smuovono e fermano, a seconda degli umori, schiere di partenti, il green pass che dovrebbe aprire le porte al liberi tutti, le varianti al Covid che sembrano più testarde del ceppo originario, ma anche, per fortuna, quella Federica che con la sua quinta finale olimpica conquistata fa sognare l’Italia e anche il mondo.

Però, in un angolo ho anche trovato due storie, diverse ma in qualche modo parallele, che dicono come si possa morire senza nessuno accanto o, all’opposto, come si possa essere consegnati alla terra cimiteriale con la certezza di avere accanto, quando sarà il suo turno, il cane (o altro animale) che fu fedele compagno di una vita.

La prima storia, una storia genovese triste come solo quelli di Genova sanno imbastire, dice che “si può morire di inedia, nella più completa solitudine, estenuati dal dolore, dopo aver perso tutto: l lavoro, l’amore, gli affetti più cari, ogni ragione di vita”. Racconta di Christian, 46 anni, scrittore, esperto di calcio britannico, morto ai primi di luglio a causa di un improvviso malore ma scoperto solo diversi giorni e di sua mamma, 85enne, disabile e costretta sulla carrozzina, non autosufficiente. Dice la cronaca che prima se ne è andato Christian, poi la mamma, Anna Maria, perché non c’era più nessuno che poteva accudirla e non era nemmeno in grado di dare l’allarme per la disgrazia accaduta al figlio. “Una fine orribile – ha scritto il cronista -, arrivata lentamente e sostenuta dal quel dolore silenzioso e rassegnato di chi, pure se inerme, è comunque cosciente che non può far nulla, ma proprio nulla, per chiedere aiuto e sopravvivere ancora”. Per Christian, autore di libri che in molti hanno giudicato godibili e raffinati, gli ultimi anni sono stati durissimi. Prima la perdita del lavoro al porto di Genova, dove aveva fatto il camallo, poi la fine del matrimonio, la morte dell’amato padre e l’impegno di assistere la madre 24 ore su 24, anche nei giorni difficili della pandemia. “Christian – ha scritto un suo amico – era una persona altruista, che donava senza chiedere niente in cambio, se non il gusto di raccontare le cose a suo modo”.

La seconda storia, locata a Milano, informa che per volontà del Consiglio Comunale è stata data via libera alla sepoltura degli animali di affezione nelle stesse tombe in cui è tumulato il loro padrone. Così, da qui in avanti, a Milano sarà permesso farsi seppellire avendo accanto il proprio animale d’affezione, ovviamente rispettando il regolamento. Se interessa, la legge prevede che su richiesta o per volontà del defunto o degli eredi, sia possibile tumulare — dopo la cremazione e in una teca separata da quella del defunto — gli animali da affezione. Poi, le ceneri dell’amico a quattro zampe saranno poste nello stesso loculo del defunto o nella tomba di famiglia (ovviamente pagando la relativa tariffa).

Ognuno, se crede, faccia il suo commento. Personalmente penso alla solitudine che circondava Christian e Anna Maria e mi chiedo se e come sia possibile considerarla conseguenza del vivere moderno piuttosto che assurdo disimpegno dal senso comune del vivere. Penso anche all’attenzione riservata agli animali d’affezione… Va tutto bene. Però, per favore, prima mettiamo le persone. Altrimenti, che mondo sarebbe?

LUCIANO COSTA

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