Non buttare e non sprecare il cibo…

Aumenta a vista d’occhio l’elenco delle giornate dedicate. Ce n’è per tutti i gusti. Alcune sono straordinarie e sollecitano riflessioni importanti, altre fanno sorridere, altre ancora lasciano indifferenti. Una di queste giornate, in calendario l’ultima domenica di settembre e passata quasi inosservata, è di quelle che non lasciano indifferenti. Infatti, dedicata allo spreco che si fa del cibo quotidiano, interrogava chiunque sulla sua attenzione o non attenzione al bene portato ogni giorno sulla tavola e necessario per sfamare la famiglia. Mi è allora tornato alla mente quel che è scritto nella “Populorum progressio…” (l’enciclica di Paolo VI, pubblicata nel 1967, che segnava il confine tra la liceità del possedere e lo scandalo dello sperpero delle risorse), laddove afferma che “basterebbe il superfluo del mondo ricco per soddisfare la fame del mondo povero”.

Lo spreco come metro di giudizio del vivere civile? E’ sicuramente un raffronto importante. Tanto importante da indurre l’Organizzazione delle Nazioni Unite, soltanto due anni fa, a celebrare e chiedere di celebrare una “Giornata internazionale di consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari”. Non solo. Accanto alla giornata sono sorte iniziative che hanno addirittura contato grammi e chilogrammi degli sprechi. Da una di queste indagini statistiche è emerso che gli italiani sono il popolo che spreca meno grammi di cibo a settimana, poco più di mezzo chilo, ma che però è terzo nella hit mondiale tra chi in percentuale dichiara di buttare del cibo nella spazzatura. In questa classifica i più virtuosi sono gli spagnoli, con il 71% degli intervistati che dichiara di gettare il cibo meno di una volta alla settimana. Seguono russi e tedeschi, appena dietro gli italiani. All’opposto, ciò tra chi più spreca, ci sono i cittadini cinesi (dichiarano di gettare, nel 75% dei casi, il cibo una o più volte la settimana) e dietro di loro i cittadini statunitensi.

Secondo il rapporto, che ha coinvolto otto Paesi del mondo (Italia, Spagna, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Cina) sono in generale gli europei i più attenti a non far finire cibo nella spazzatura. In particolare, secondo l’indagine esiste una dicotomia tra Paesi europei e Paesi nordamericani/Cina: in termini di frequenza dello spreco gli intervistati europei segnalano livelli più bassi mentre i nordamericani segnalano livelli più alti di spreco alimentare. Se poi si considerano i valori assoluti del cibo gettato la forbice diventa ancora più evidente. Sono qui gli italiani a guidare la hit dei popoli più virtuosi del pianeta, con solo 529 grammi di cibo sprecato a testa nell’arco di una settimana. I cittadini statunitensi auto-denunciano lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali. Subito dopo ci sono i cinesi con 1153 grammi, quindi i canadesi con 1144, i tedeschi con 1081 e quindi, sotto il chilogrammo, arrivano i cittadini inglesi (949 grammi), gli spagnoli (836 grammi) e i russi, (672 grammi).

Sempre secondo il rapporto, sono i prodotti freschi e deperibili, frutta e verdura, quelli che si gettano maggiormente a qualsiasi latitudine del pianeta, con percentuali che variano dai 42,6 grammi di spreco settimanale per la frutta e 41,6 per la verdura nel caso dei cittadini statunitensi, e dai 42 grammi di frutta gettata in Germania ogni settimana, ai soli 24,5 grammi di frutta sprecata settimanalmente per i cittadini russi. Gli italiani si attestano su uno spreco settimanale medio di 32,4 grammi settimanali per la frutta e 22,8 grammi per la verdura. Ai vertici degli alimenti sprecati nel mondo resta anche il pane fresco: dai 38,3 grammi settimanali per gli Stati Uniti ai 22,3 grammi in Italia, e in mezzo il Regno Unito con 33,8 grammi. Anche i latticini, gli yogurt e le cipolle svettano fra i cibi sprecati negli Stati Uniti, con oltre 39 grammi settimanali.

«Il rapporto conferma – secondo Andrea Segrè, ordinario di politica agraria all’Un e fondatore della campagna Spreco Zero – il forte collegamento fra abitudini di consumo, spreco alimentare e diete sane, sostenibili e tradizionali come la dieta. Aumentare la consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni in tutto il mondo permette dunque di promuovere un’alimentazione sana e sostenibile, com’è in primis la dieta mediterranea, e di prevenire e ridurre lo spreco alimentare a livello domestico. Anche il consumo e la cucina domestica, infatti, aiutano a ridurre lo spreco: chi è abituato a mangiare fuori, spreca di più in casa». E questo non va bene. Soprattutto perché, a cinquantaquattro anni di distanza, resta ancora attuale quel che Paolo VI diceva al mondo: “Basterebbe il superfluo del mondo ricco per soddisfare la fame del mondo povero”.

L. C.

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