Oltre il calcio c’è di più…

Immersi nel calcio (giocato) respiriamo il necessario per non farci sommergere da improvvisa asfissia. Metà dei discorsi udibili in pineta o sulla spiaggia sono dedicati al calcio (giocato), un quarto ancora al calcio (parlato) e l’ultimo quarto di nuovo al calcio, questa volta solo ipotizzato, fatto cioè di se e di ma, di fortune e sfortune, ora condensate nel fischietto del malefico o benefico arbitro, ora avviluppate al rigore dato o negato, ora appese al filo del fuorigioco piuttosto che a quello del dentro il gioco. Fuori da questi schemi c’è la vita, con i suoi alti e bassi e le sue mille sfaccettature, gli uni e le altre oggetto e soggetto di quotidiane analisi e riflessioni, magari anche importanti, però inascoltate o non lette.

Ieri un giovane vacanziere incontrato all’edicola da cui aveva attinto la sua razione di informazione sportiva quotidiana (quella offerta dalla rosea, ovviamente), sollecitato a dirmi perché fermasse la sua attenzione solo a quella branchia dell’umano sapere, mi ha bellamente spiegato che non gli interessa altro “perché qualunque cosa altra è roba per gli imbecilli, quasi tutti quelli che ancora pensano vi sia del buono dentro un vagone di mele marce”. Gli ho allora mostrato la mia razione di giornali (di tutto ma niente di sportivo) chiedendogli se per caso voleva approfittare per allargare il suo orizzonte. Mi “guatò bieco…” per poi mettere in chiaro l’invito a farmi gli affari miei (lui ha usato un altro termine, ma ve lo risparmio).

Non ho nulla contro chi si ciba di calcio da mane a sera, ma se mi capita l’occasione insisto a dire che “c’è dell’altro”, magari un fritto che mischi sport diversi accompagnandoli con minime porzioni di politica, costume, cronaca, cultura, curiosità e altro… Così, tanto per confermare che il mondo ha mille sfaccettature, una diversa dall’altra, una più importante dell’altra.

Ma, vivaddio, è davvero questo lo scenario attuale e futuro? Mi sono posto l’interrogativo leggendo quel che un esperto ha scritto a proposito di intelligenza artificiale messa a confronto col genio calcistico del fu Diego Armando Maradona. Lo scontro ipotizzato, forse titanico o forse soltanto esagerato, sarebbe suggerito da un’applicazione coreana basata sull’intelligenza artificiale (che da qui in avanti definirò semplicemente ia), che da qualche settimana è a disposizione del consumatore digitale globale, la quale afferma di poter fare quello che nessun umano esperto di calcio giocato (neppure il grande Pelè) si sarebbe mai sognato, cioè “prevedere da dove, come e con che ispirazione, Dieguito Armando Maradona avrebbe prodotto uno dei suoi capolavori di istinto e sentimento che per Ia sono riassumibili come azioni di gioco molto efficienti”.

Se credete sia uno scherzo ordito dal solito buontempone, sbagliate. Infatti l’applicazione che vorrebbe sconfiggere Maradona, prevenendone gli schemi, è stata presentata al Mobile World Congress di Barcellona come “interessante squarcio su un futuro molto prossimo nel quale l’ia gestirà l’accesso a diritti del genere umano come salute, istruzione, mobilità, lavoro eccetera eccetera…”., Secondo l’amministratore delegato di uno dei principali fornitori di soluzioni tecnologiche per Internet mobile “il mondo del lavoro sarebbe, addirittura, il laboratorio di un futuro già in corso in alcuni porti, fattorie e fabbriche fra Belgio, Austria, Cina, Thailandia dove si sperimenta l’ia come direttore d’orchestra dell’attività umana, soprattutto perché tutte le potenzialità della Rete, tutte le abilità tecnologiche sono ormai in grado di dialogare e cooperare fra loro e con l’uomo al fine di produrre meglio e di più”. Ci crediate o no, meriti o colpe sono del 5G, la tecnologia iper-veloce per i cellulari, già messa alla prova in giro per il pianeta. Piaccia o dispiaccia “il confine fra fisico e virtuale è sempre più sfumato, e noi – dice l’esperto – dobbiamo alimentare la digitalizzazione dotandola di intelligenza».

Intelligenza artificiale, ipervelocità, uomo e macchine connessi: il futuro prossimo descritto nella vetrina globale di Barcellona, sarà fatto di reti virtuali che collegheranno, al massimo dell’efficienza, miliardi di oggetti intelligenti, alcuni dei quali già sono nelle nostre case e nelle nostre vite. “Caldaie, telefoni, giocattoli, automobili, frigoriferi, tv – dicono i tecnici – dialogheranno fra loro e con le persone”. È la cosiddetta Internet delle cose della quale noi saremo, o potremo essere, forse semplicemente parte o forse anche protagonisti. In fatti, grazie all’ia, leggo e riferisco “è stato inventato il gemello digitale che riproduce persone fisiche o sistemi di produzione in un avatar che non è una semplice copia; è un clone vivo, un altro sé, sempre in aggiornamento e sviluppo, nutrito di dati personali ed informazioni attinti da qualunque banca dati raggiungibile da Internet…”. L’idea successiva è che anche l’uomo “si può considerare un sistema complesso di produzione, che i suoi sensi possono essere potenziati (ma spero sia solo il pensiero dei visionari digitali) con la realtà aumentata, con le capacità di previsione, il controllo a distanza, i sensori collegati al gemello virtuale che viene definito, non a caso, anche cyberoggetto”.

C’è un costo umano per tutto questo? C’è, e non sarà di poco conto.  Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità i rischi sono il controllo sociale oppressivo, l’uso dei dati personali a fini di profitto, la discriminazione dei deboli e dei diversi…”. Ragion per cui, se non regolamentata l’ia rischia di essere una pessima compagna di viaggio. Nel frattempo l’ia, scrive Chiara Graziani “si prepara a passare da esperimento sociale a normalità. Fra le sue pretese e le sue scommesse, quella di prevedere l’uomo. Un esempio è l’app che aumenta la realtà di un campo di calcio e ci propone la possibilità di prevedere le azioni, le valutazioni, le conclusioni a rete di un campione”. L’umano Maradona contro un Maradona costruito in laboratorio. Nella sua allegra pazzia l’umano Maradona era simpatico, generoso, vero genio del tacalabala; nella sua fredda articolazione di materiale e sensori il Maradona costruito in laboratorio è un niente che però impaurisce. La speranza, anche adesso, è che il paradosso Maradona umano, fatto di irriducibile fantasia, di genio imprevedibile e di generosità altrettanto geniali, riesca a battere l’ia…

LUCIANO COSTA

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