“La Luna può diventare un luogo di pace di tutti e per tutti. Senza confini e senza appartenenze, di fatto essa è già un luogo simbolo per cooperare tutti assieme”. A dirlo è Simonetta Di Pippo, un’astrofisica italiana, che ha le idee chiare sul ritorno alla Luna, ormai imminente, che a parer suo, quella luna potrebbe diventare il nuovo luogo della pace. Infatti, se sulla Terra si continua a fare molta fatica a far sì che la pace possa regnare ovunque, e sempre con conflitti che attanagliano qualche angolo del nostro pianeta, a questo punto si comincia a pensare di cercare la pace altrove, magari sulla luna, “lavorando – dice l’astrofisica – per evitare di andare a fare guerre anche là”. Preservare la luna dalle guerre, però, dipende ancora da noi, umani erranti e non sempre orientati al bene della pace. “Ora, con il successo della prima missione Artemis – dice la scienziata italiana – la strada per il ritorno alla Luna è tracciata. Questa volta ci si torna non di passaggio, ma per restarci…”, speriamo in pace, sulla base di trattati internazionali condivisi e sottoscritti, che parlino “chiaramente di non appropriazione, e dunque, anche se qualcuno ci volesse piantare la sua bandiera, non ne può diventare proprietario”.
Un concetto, sottolinea la Di Pippo, che sulla “non appropriazione”, ricalca le linee guida del “Trattato dello Spazio” (Outer Space Treaty), quello storico (e unico) del 1967, che definiva la conquista della luna “una grande occasione di pace, così come lo è stata, e lo è ancora, la Stazione Spaziale Internazionale, che ha visto Usa, Russia, Europa, Giappone e Canada mettere assieme importanti risorse per cooperare assieme nello spazio. E ancora oggi, nonostante tutto ciò che sta accadendo, sulla Stazione vediamo cosmonauti russi lavorare e vivere con grande spirito di collaborazione per mesi in orbita con astronauti americani ed europei”.
Lo spazio, quindi, unico scenario di pace e cooperazione internazionale nelle missioni con a bordo astronauti? “Certamente – dice Simonetta Di Pippo -, anche se per la Luna si dovrà stare attenti, perché anche per il nostro satellite naturale ci vuole poco a rompere gli equilibri diplomatici. Ad esempio, andranno valutate le operazioni di abitabilità in una determinata regione lunare considerata di grande interesse, sia scientifico che, soprattutto, commerciale per le risorse preziose che la può offrire. Due nazioni, o due team di cooperazione diversi, potrebbero volersi stabilire sulla stessa area”.
Ora che non c’è più traccia della “guerra” che imperava negli anni Sessanta, quando si parla di cooperazione spaziale, si pensa anche a Russia e Cina: «C’è un accordo tra russi e cinesi per una esplorazione della Luna firmato lo scorso anno. È un fattore importante, che fa il paio con la cooperazione firmata da altri 23 paesi uniti dal programma Artemis. Ma non vi è più la competitività della “gara” come negli anni Sessanta. Il fatto che siano molti i Paesi coinvolti, anziché pochissimi soggetti, fa sperare che prima possibile si sentirà la necessità di una governance globale”. Magari costruita attorno all’idea di pace, che se qui resta un auspicio, là potrebbe essere realtà evidente.
“Ciò che hanno portato a termine i pionieri Armstrong e Aldrin, sino a Cernan e Schmitt dal 1969 al 1972 – ha scritto Simonetta Di Pippo in un libro fatto apposta per favorire e ampliare la conoscenza – non è stato altro che un primo, importante passo. Oggi sulla Luna ci si torna non solo perché la Cina ha annunciato che vi andrà nel 2030, ma anche e soprattutto per porre delle basi scientifiche e per estrarre dal suolo lunare elementi preziosi da trasferire sulla Terra. Rispetto all’Apollo è cambiato molto: ci torniamo grazie alla cooperazione internazionale e all’apertura con i privati, sempre più competitivi al cospetto delle agenzie governative. E questa cooperazione, che parte dalla Terra, è un buon viatico per fare della Luna davvero il corpo celeste di tutti”.
Resta comunque evidente la pochezza di noi abitanti della terra… Capaci di andare sulla luna, ma incapaci di vivere, qui e adesso, in pace!
LUCIANO COSTA