Partecipazione contro disinformazione

In Italia ci si avvicina alla soglia del 90% di vaccinazioni completate e quindi a quella che si dice “immunità di gregge”, però ci sono regioni che registrano aumenti non giustificati di casi non dovuti a ritardi, ma all’alto numero di persone che rifiutano di vaccinarsi. Ipotizzare l’obbligatorietà della vaccinazione, hanno spiegato i tecnici, non è un controsenso bensì un diritto della collettività a difendersi da una minoranza che artificiosamente invoca la sua libertà di non vaccinarsi. Ragion per cui, l’idea di un lockdown totale a carico dei vaccinati, misura già prevista in Austria, prende consistenza. Intanto in Germania si parla di quarta ondata irreversibile, in Russia è crisi evidente, in Bulgaria si invocano aiuti, in Romania il numero dei contagiati cresce vertiginosamente, in Inghilterra gli insuccessi superano i vantati successi, in Brasile non diminuisce l’ondata pandemica e mancano i vaccini, negli Stati Uniti procede la campagna vaccinale estesa a tutti… Nel resto del mondo le notizie sono diverse e contrastanti: dalla Cina filtrano voci di chiusure di intere città, in India  i vaccini arrivano nelle grandi città e mancano quasi totalmente altrove, nei Paesi Arabi ricchi pare non esistano problemi mentre in quelli poveri i problemi sono enormi.

Chi rifiuta la vaccinazione invoca la libertà come diritto inalienabile. Però, questa libertà che non tiene conto dell’altrui libertà, sta causando sfracelli. Dicono infatti le statistiche che chi si ammala e muore non è vaccinato. Da qui l’invito ad accedere subito e spontaneamente alle vaccinazioni ma anche la minaccia di severi provvedimenti contro chi “se ne frega dei vaccini” mettendo con ciò a rischio la salute di chiunque gli si avvicini. Proseguono purtroppo anche le manifestazioni dei no vax in diverse città e paesi. “Protestare – dicono – è un nostro diritto”. Ma anche evitare di diffondere il virus è un dovere assoluto, ribattono i normali cittadini, di sicuro più grande di quello di protestare.

E’ allora il caso di ragionare sull’uso e l’abuso della libertà quando si tratta della salute di tutti. Incominciando dal principio, mai cancellato, secondo il quale “la mia libertà finisce se, come e quando essa impedisce l’affermarsi della libertà comunitaria”. Roberto Carnero, raccontando l’ennesimo fine settimana dei no vax impegnati a occupare vie e piazze, ha scritto di averli sentiti gridare “libertà, libertà” e di averli visti “quasi tutti senza mascherina nonostante il fitto assembramento”. Da qui il ragionamento che condivido, che partendo dal “non negare la libertà a nessuno” mette qualche paletto all’uso che di tale libertà vien fatto. “C’è la libertà di vaccinarsi contro il Covid-19 e c’è quella di non vaccinarsi. È vero: l’idea del Green pass nasce con lo scopo di spingere il maggior numero di persone a immunizzarsi. Ma è anche vero che chi non vuole farlo può comunque ottenere il certificato sottoponendosi a un tampone. Non è questa libertà? Ma forse i manifestanti vorrebbero un’altra libertà: quella di contagiare. Questa libertà non c’è e non ci deve essere. Lo aveva ribadito già nel luglio dell’anno scorso, da poco usciti dalla prima ondata, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della cui saggezza tutti gli italiani dovrebbero essergli grati: «Libertà non è fare ammalare gli altri”.

Il notista di Avvenire aggiunge: “Quando sento urlare libertà, libertà, mi viene in mente l’omonima, celebre canzone di Giorgio Gaber, quella che dice la libertà non è star sopra un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione. Il testo è del 1973. Gli anni 60 e 70 del Novecento sono stati caratterizzati da un forte senso della collettività e della comunità. Poi ci sono stati gli anni 80: il decennio del rampantismo, dello yuppismo, insomma di un’ideologia dell’affermazione di sé a scapito degli altri. Da quella mentalità individualista la nostra società non è mai del tutto guarita”.

Partecipazione, cantava Gaber. Oggi si tratta di partecipare allo sforzo collettivo nel debellare una dolorosa pandemia (dolorosa per i tanti morti, per l’economia, per la vita quotidiana di tutti). Partecipazione significa responsabilità, quella di cui sembrano mancare molti dei quarantenni e cinquantenni che affollano le proteste no vax o no pass. “E della quale, invece – scrive Carnero -, danno una bella testimonianza molti giovani, adolescenti compresi. Sappiamo che per questi ultimi la sindrome da Covid-19 raramente è severa. Eppure molti di loro hanno deciso di vaccinarsi. Non solo per poter accedere ai luoghi della movida. In tanti l’hanno fatto soprattutto per proteggere i loro stessi familiari, genitori e nonni, più a rischio per l’età”. Hanno cioè capito che per ottenere e mantenere la libertà di tutti è necessario partecipare.

LUCIANO COSTA

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