La guerra in Ucraina è arrivata al 384mo giorno. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che le forze di invasione hanno subito più di 1.100 morti negli ultimi giorni, con molti feriti gravi. Mosca ha invece ha affermato di aver ucciso più di 220 soldati ucraini in sole 24 ore. Cifre probabilmente arrotondate per eccesso da tutte due le parti, ma indicative sia del terribile bilancio di vittime mietuto su questo fronte del conflitto sia della sproporzione tra i caduti, molto maggiori fra gli aggressori come ammettono gli stessi generali di Putin.
Se la situazione bellica sembra rimanere bloccata, provano a muoversi le cancellerie politiche delle grandi potenze. Secondo indiscrezioni, c’è la possibilità che il presidente cinese Xi Jinping si rechi la prossima settimana al Cremlino a cui potrebbe seguire un colloquio, sarebbe il primo dall’inizio dell’invasione russa, con il leader ucraino Zelensky. Dopo la sua rielezione il presidente cinese è sicuramente alla ricerca di una consacrazione del suo ruolo di capo di una superpotenza a livello internazionale e la mediazione nel conflitto si presenta come un’occasione irripetibile. Di certo, come spiegano gli esperti “non sarà una missione agevole. Pechino non può presentarsi come un attore super partes né, probabilmente, vuole danneggiare le ambizioni di Putin, con il quale ha l’intenzione di rafforzare l’asse in funzione anti-Occidentale. Tuttavia, la Cina sembra essere l’unico Paese in grado di indurre il presidente russo a moderare le proprie pretese”. Però, per il momento, non sembrano esserci margini di successo. In fatti, Mosca intende raggiungere i suoi obietti con mezzi militari e Kiev non intende concedere all’invasore anche un solo fazzoletto del suo territorio. Anzi, il 64% degli ucraini ritiene che il proprio Paese debba tentare di riconquistare tutte le zone sotto occupazione, compresa la Crimea, anche a rischio di un minore sostegno da parte dell’Occidente e di una guerra prolungata.
Quindi, la pace dovrà ancora aspettare. È orribile, ma è proprio questo lo scenario dominante. Però, sullo sfondo, resta viva l’offerta di papa Francesco per mettere i belligeranti al tavolo della trattativa così da giungere, prima a una tregua e poi alla pace. E per ottenere pace e concordia, di nuovo prende forza la possibilità di un doppio viaggio del papa a Mosca e a Kiev. È un’ipotesi, ma qualche spiraglio da parte del patriarca ortodosso Kirill e dallo stesso Cremlino sembra essersi aperto. “Comunque – dicono gli esperti -, ogni trattativa non potrà prescindere da tutti i protagonisti a vario titolo della crisi, includendo quindi Stati Uniti e Nato. E qualsiasi trattativa – aggiungono -, non potrà che essere a oltranza”.
Nel frattempo non s’arrestano le inchieste aperte dal Tribunale Internazionale sui crimini di guerra commessi in Ucraina dalle truppe di invasione russe. Una nota ufficiale dice che “le prime richieste di arresto per crimini di guerra in Ucraina riguarderanno il reato di sottrazione di minori”. Fonti vicine alla Corte penale internazionale confermano che dopo avere investigato per un anno la suprema corte intende aprire ufficialmente due procedimenti per crimini di guerra seguiti da varie richieste d’arresto che diverranno ordini dopo l’esame e l’autorizzazione dei giudici. I procedimenti riguardano il rapimento di bambini e adolescenti ucraini da parte della Russia e il loro invio in campi di rieducazione russi, nonché il deliberato attacco contro infrastrutture civili. Il Procuratore della Corte penale internazionale sta anche per presentare le prime incriminazioni per gravissimi crimini di guerra e contro l’umanità attribuibili alla responsabilità di alti ufficiali della Federazione Russa, nel quadro della guerra di aggressione in territori dell’Ucraina”. Le indagini del procuratore della Corte Penale dovrebbero anche portare all’incriminazione degli “strateghi” russi che hanno pianificato ed ordinato la distruzione di infrastrutture civili…
In ogni caso, le probabilità che un processo possa essere celebrato sono molto scarse. La Corte dell’Aja non può esaminare i casi investigati dalla procura in assenza degli indagati. E la Russia, che come gli Usa non riconosce la corte penale internazionale, difficilmente consegnerà i ricercati. Il Cremlino ha negato le accuse di crimini di guerra, ma gli investigatori internazionali e ucraini hanno raccolto prove che definiscono “schiaccianti”, relative alle atrocità commesse in Ucraina non in modo episodico, ma in seguito a un preciso disegno ordito dalle autorità di Mosca.
Il dubbio, però, è che neppure le inchieste e le incriminazioni più severe e orrende metteranno a tacere i cannoni. E la pace resterà un sogno…
LUCIANO COSTA