Dopo la nuova tragedia che sulla spiaggia di Crotone ha lasciato morti e disperazione, ecco il rimpallo delle responsabilità: toccava a loro, no a voi… si poteva fare, non si è fatto… mancavano ordini e direttive… dovevano venire dall’alto… Così è, sempre così monotona e ripetitiva, è la storia delle responsabilità. Le inchieste diranno, se diranno, come effettivamente si è consumata la tragedia. Adesso c’è solo spazio per piangere e prendere coscienza di una realtà che non può mai più essere una pagina pronta per essere riletta. “Mai più simili tragedie” hanno detto in tanti. Se sia vero o solo intenzionale finzione lo sapremo quando un altro barcone carico di disperati s’affaccerà all’orizzonte per chiedere ospitalità e aiuto. Intanto guardo con rispetto e favore a quei cristiani e musulmani che si mobilitano perché “l’ultimo, tragico, naufragio di una barca di migranti nel Mar Mediterraneo chiama tutti a un’assunzione di responsabilità”. L’appello islamo-cristiano, è contenuto in un documento dal titolo “Affrontiamo insieme la realtà dei migranti”, sottoscritto da molti esponenti di entrambe le confessioni. Il fenomeno migratorio, si legge, oltre a chiamare soluzioni che “tengano conto dei fattori politici, sociali, economici e ambientali dei Paesi che vi sono implicati”, è “innanzitutto un fatto umano che interpella la coscienza di ognuno”. Cristiani e musulmani, dunque, “dovrebbero sentirsi particolarmente toccati da questa realtà…”. Il testo specifica che non è “compito immediato delle autorità religiose e dei fedeli cristiani e musulmani suggerire soluzioni tecniche alle sfide che l’emigrazione comporta”, ma cristiani e musulmani possono però “intervenire sia a livello umanitario sia a quello culturale, contribuendo al dibattito su questo tema alla luce dei valori custoditi dalle loro tradizioni”. Ma per governare l’emigrazione “occorre agire a ogni livello, a monte e a valle contemporaneamente: operare per cercare di rimuovere le cause che la generano, limitandone in questo modo la portata, e allo stesso tempo prevedere percorsi sicuri e forme adeguate di accoglienza e integrazione per le persone che decidono di lasciare il proprio Paese”. Sia i cristiani che i musulmani, dunque, devono dare il proprio contributo, “impegnandosi contro le ingiustizie e l’oppressione che sono spesso alla base della decisione di partire, contrastando le chiusure nazionalistiche ed egoistiche che impediscono l’accoglienza e condannando l’azione senza scrupoli di trafficanti di uomini e scafisti che si arricchiscono sulla pelle dei migranti”.
Parole chiare e coraggiose. Ma chi è disposto ad ascoltarle e a tradurle in comportamenti virtuosi se anche adesso è assai più facile vedere gente che fugge dalle responsabilità piuttosto chepersone che delle responsabilità si fanno carico?
Non so a quanti sia capitato di leggere ieri la lettera che i naviganti d’Italia hanno scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a proposito del tragico naufragio avvenuto sulla spiaggia di Crotone. A me è capitato… E amarissime sono state le considerazioni suggerite dalla lettura. Possibile, mi sono chiesto, che tocchi ai semplici naviganti d’Italia ricordare che il mare vive di leggi che fondano la loro esistenza sulla solidarietà, sul reciproco aiuto, sulla certezza di trovare assistenza dove, come e quando questa sia semplicemente richiesta? Possibile che qualcuno deputato a governare ignori l’esistenza del diritto internazionale? E’ tutto e sempre possibile, purtroppo. Se avete dubbio, per favore, leggetela questa lettera. Incomincia con “Egregio Presidente della Repubblica, Signor Sergio Mattarella, noi sottoscritti naviganti d’Italia, ci rivolgiamo a lei per difendere l’onore civile e marinaro dell’Italia, messo a repentaglio da fatti e parole degli attuali governanti…”, prosegue auspicando che “il governo sia indagato per strage colposa” proprio come nel 2015 chi adesso presiede il governo chiese fosse fatto dinanzi alla tragedia che si stava consumando nel Canale di Sicilia (era il 19 aprile 2015 e la cronaca allineava morti e dispersi in mare). “Ma lei, signor Presidente – scrivono i naviganti d’Italia –, ci rincuori e sproni un’opera di verità e di giustizia. L’opinione pubblica internazionale ci sta già giudicando. L’onore si perde o si salva in poche ore con i fatti e con le parole, non si ripristina dopo anni nei tribunali…”, E i fatti dicono che “nessuna autorità – nessuna! – di una nazione opulenta del G7 e di nobili tradizioni marinare e di soccorso in mare ha impegnato i moderni mezzi tecnici e organizzativi a disposizione per stendere una mano verso quelle di decine di bambini, donne e uomini che stavano affogando in qualche metro d’acqua a due passi da una spiaggia italiana” Eppure già prima, si lkegge nella lettera “numerose autorità italiane sapevano quanto bastava per lanciare un’urgente operazione di ricerca e soccorso in mare… Ma invece di mandare soccorritori a salvare vite umane il governo ha solo mandato militari a caccia di criminali”. Poi, le parole… “Mentre la spiaggia di Cutro era ancora coperta di cadaveri – scrivono i naviganti d’Italia – i governanti hanno dato la colpa dei morti ai morti, a Frontex, alla Unione Europea. Ma non a sé stessi. Mentre gli unici indagati sono persone che erano a bordo della barca naufragata, nessuno è ancora indagato per il delitto più vergognoso: omissione di soccorso in mare. Invece di parole di pietà e di scuse, i governanti hanno pronunciato parole empie…” sicuramente fuori luogo, come quelle usate per definire “carico residuale i naufraghi disperati e sofferenti a bordo delle navi umanitarie…”. Così, dice la lettera inviata al Presidente Mattarella, “ le consegniamo la nostra ferita e la nostra indignazione: gli atti e le parole dei governanti intaccano dolorosamente il mito di “Italiani brava gente” e di “un popolo di santi, poeti e navigatori” . Ma sia chiaro al mondo: l’onore intaccato dalla strage di Cutro è quello dei governanti, non quello di noi naviganti. Non la gente di mare, ma la gente di terra è responsabile di questa onta… Noi naviganti italiani – conclude la lettera – trattiamo anche i nemici come esseri umani; il governo italiano non tratti più gli esseri umani come nemici”.
Seguono le firme dei promotori… Che non pretendono udienza, ma verità e rispetto delle leggi che governano il mare… Solo così sarà allora possibile impedire che altre tragedie vengano a oscurare l’orizzonte.
LUCIANO COSTA