Era la sera di lunedì 21 febbraio 2022, appena ieri: in diretta tv parlava Putin, presidente della Russia, per dire che nessuno lo avrebbe fermato, che l’Ucraina era sua, che ogni ricorso a forme democratiche che non siano sue era un’offesa alla storia della Russia.
Eccolo, è lo zar delle nuove russie, le sue, disegnate nella sua mente e costruite con la forza dei suoi eserciti, imposte minacciando vicini e lontani di terribili cataclismi nel caso fossero disattesi i suoi piani. Eccolo davanti alla tv di stato come solo un dittatore incallito può fare: faccia truce, neppure una piega che esprima sentimento, neanche l’ombra di un’emozione, non un umano tentennamento, occhi incollati alla telecamera e alle tracce del discorso che di sicuro scorrono sul gobbo, bocca sibilante, mani tenute a freno, voce senza toni ma solo calibrata in funzione della diffusione.
Lo zar di tutte le (sue) russie siede a una scrivania normale, alle spalle ha le solite bandiere, davanti niente, forse perché “niente di nuovo” ha da dire o forse perché, alla maniera di maestri che la cinematografia urticante e intelligente di Chaplin ha trasformato in ridicoli “grandi dittatori” di imperi improvvisati e poi andati in dissoluzione (i nomi di costoro, per favore, se potete e li ricordate metteteli voi) è lì per imporre e non per proporre. Siede alla scrivania alla maniera dei “bulli”, per i quali più del pensar vale il mostrar muscoli e bicipiti ingrossati, buoni per impressionar ma non per ragionar.
Siede alla scrivania, ma di sicuro avrebbe preferito disporre di un balcone (come quello romano di piazza Venezia, per intenderci) dal quale affacciarsi per miracolo mostrare… Parla senza una che è una variazione di tono, come a dire “questo è il verbo, questa la norma, questa la mia verità; e peste colga chi dissente o anche solo starnutisce… Lo zar di tutte le (sue) russie (alias o, se aggrada, presidente Vladimir Putin) parla alla nazione per annunciare il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass e di Lugansk e per firmare in diretta quel documento (reale per lui e i sui fedelissimi ma fasullo per il resto del mondo) che di fatto assomiglia e diventa la (sua) dichiarazione di guerra. A fargli da testimone ci sono i due leader, che pur essendo ucraini patteggiano per le russie immaginate e costruite dall’autoproclamatosi zar, che senza alcuna vergogna, in diretta tv, definisce l’Ucraina un Paese corrotto e nazionalista, “una colonia americana”, un paese senz’anima che ha bisogno di truppe, le truppe delle (sue) russie, per “assicurare la pace”.
E’ durato più di un’ora il discorso dello zar alla nazione. Poi, il buio e la tragica realtà di una guerra non annunciata ma voluta perché, come accadde otto anni fa in Crimea, le voglie dello zar, basse o alte non importa, devono sempre essere soddisfatte.
In un eloquente speciale, intitolato “sentieri di guerra”, il quotidiano “Repubblica”, nel sito on-line racconta gli eventi partendo dalla notte appena trascorsa (dalle ore 0.20) a cui fa da supporto il giorno che l’ha preceduta.
00.20: il personale dell’ambasciata Usa in Ucraina ha avuto l’ordine di evacuare il Paese. I funzionari che si erano trasferiti a Leopoli nei giorni scorsi, adeso “si stanno spostando in Polonia”.
00.08: gli Stati Uniti e i loro alleati hanno chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza dei territori separatisti in Ucraina dell’Est. I Paesi che hanno avanzato la richiesta, sulla base di una lettera dell’Ucraina all’Onu, sono Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Irlanda e Albania. (La riunione, svoltasi alle tre ora italiana, si è conclusa con la condanna della Russia e la richiesta di dialogo/ndr).
23.40: duro il commento che arriva da Parigi; Putin è in “una specie di deriva ideologica” e ha pronunciato un discorso mescolando considerazioni “rigide e paranoiche”; Putin non ha “rispettato la parola data” e non ha escluso nuove “azioni militari” russe.
23.20: sul territorio dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk (Dpr), appena riconosciuta come indipendente dalla Russia, sono stati avvistati un gran numero di mezzi blindati; come hanno riferito testimoni oculari, “due colonne di veicoli blindati si trovano sul territorio della Dpr, a Nord e Ovest della repubblica”.
23.07: Biden ha ribadito al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskij “l’impegno degli Stati Uniti in difesa della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”; il capo della Casa Bianca ha promesso a Zelenskij una risposta rapida e decisa degli Stati Uniti in caso di “ulteriore aggressione russa” e ha riaffermato che gli Stati Uniti “risponderanno in modo rapido e deciso, al pari dei loro alleati e partner, all’ulteriore aggressione russa contro l’Ucraina”.
23.01: il cancelliere tedesco Scholz, il presidente francese Macron e quello americano Biden concordano sul fatto che il riconoscimento russo delle regioni separatiste “non rimarrà senza risposta”.
22.51: “Il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk” da parte della Russia “richiede una risposta rapida e ferma, e noi faremo i passi appropriati in coordinamento con i partner”. Lo afferma il segretario di Stato americano, Antony Blinken, preannunciando “misure appropriate in coordinamento con i partner”.
22.34: il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è “molto preoccupato” per la decisione di Putin e “chiede una soluzione pacifica del conflitto nell’Ucraina orientale, in conformità con gli accordi di Minsk”. Per Guterres la decisione della Russia è “una violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina e incompatibile con i principi della Carta delle Nazioni Unite”.
22.28: nel decreto con cui ha riconosciuto le repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, Putin ha ordinato al ministero della Difesa russo di dispiegare forze armate “per assicurare la pace” nel Donbass, in seguito alla richiesta dei leader delle due entità filo-russe.
22.16: Putin “ha rinnegato tutti i suoi impegni” nei confronti della comunità internazionale riconoscendo l’indipendenza dei territori separatisti filo-russi in Ucraina orientale: lo ha detto la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. “Mettiamo espressamente in guardia contro ogni ulteriore escalation militare da parte della Russia”, ha aggiunto sottolineando che la decisione di Putin è “una flagrante violazione del diritto internazionale”.
22.11: il presidente francese sollecita “sanzioni mirate da parte dell’Ue” e una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Si tratta chiaramente di una violazione unilaterale degli impegni internazionali della Russia e di una minaccia alla sovranità dell’Ucraina”, si legge nella nota dell’Eliseo.
21.56: “Mosca continua ad alimentare il conflitto nell’Ucraina orientale fornendo sostegno finanziario e militare ai separatisti. Sta anche cercando di inscenare un pretesto per invadere ancora una volta l’Ucraina”. Lo ha affermato in una nota il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
21.53: il governo britannico annuncerà sanzioni “in risposta alla violazione delle leggi internazionali e all’attacco alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”: lo ha detto la ministra degli Esteri Liz Truss.
21.38: Biden ha chiamato il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per discutere della decisione di Putin.
21.29: “L’Unione Europea ribadisce il suo incrollabile supporto all’indipendenza, alla integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina nell’ambito dei confini internazionalmente riconosciuti. L’Ue reagirà con sanzioni dirette nei confronti di chi è coinvolto in quest’azione illegale”. È quanto si legge in una dichiarazione congiunta della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
21.27: la Casa Bianca fa sapere che Biden firmerà un ordine esecutivo che proibirà nuovi investimenti, commerci e operazioni finanziarie di cittadini statunitensi verso o da Donbass e Lugansk. A breve saranno adottate altre misure restrittive “in relazione alla palese violazione degli impegni internazionali da parte della Russia”. Sanzioni aggiuntive saranno adottate in caso di invasione dell’Ucraina.
21.12: “La decisione delle autorità russe di riconoscere le cosiddette Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk è da condannare in quanto contraria agli accordi di Minsk e costituisce un grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica. L’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
20.56: il presidente ucraino ha annunciato di aver parlato con il leader americano per 35 minuti. Ora parteciperà al Consiglio di sicurezza.
20.44: “Il riconoscimento dei due territori separatisti in Ucraina è una palese violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione in solidarietà con l’Ucraina”. Così su Twitter il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
20.35: il leader del Cremlino firma il decreto accanto ai due leader filorussi e ammonisce Kiev a non adottare misure contro le due regioni.
20.26: “Siamo preoccupati dall’ingresso di Kiev nell’Alleanza atlantica. Ci hanno ingannato”, dice Putin.
20.17: il presidente russo dice: “Se entrasse nella Nato, l’Ucraina sarebbe una minaccia alla nostra sicurezza. Cerca di entrare in conflitto con noi, ci son terroristi nel Paese sostenuti e incoraggiati dalla comunità internazionale, con condizioni a beneficio dell’Ucraina”.
20.12: il leader del Cremlino sostiene che l’ambasciata americana controlla direttamente alcuni giudici.
20.06: nel discorso alla nazione Putin accusa l’Ucraina di aver rubato il gas russo e di aver ricattato Mosca.
20.02: il leader del Cremlino sostiene nella diretta tv che il Paese ucraino è stato contaminato dai virus del nazionalismo, del nazismo e della corruzione degli oligarchi.
19.41: il leader del Cremlino si rivolge alla popolazione in un discorso tv. “La situazione nel Donbass è estremamente critica”, dice e descrive l’Ucraina come “parte integrante della storia russa, parte dell’Impero russo”. Dice anche che “Lenin è stato il creatore e l’architetto dell’Ucraina e aveva un interesse particolare anche per il Donbass”.
19.05: il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che sta per firmare un decreto sul riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass.
18.54: durante la riunione ministeriale a Bruxelles, ha detto l’Alto rappresentante della Ue per la politica estera “abbiamo anche seguito le discussioni del Consiglio della Sicurezza della Russia con estrema preoccupazione e sappiamo che la decisione finale non è ancora stata presa. Chiediamo al presidente Putin di rispettare il diritto internazionale e gli accordi di Minsk e di non riconoscere l’indipendenza degli oblast di Donetsk e Luhansk”.
18.46: é stato convocato un incontro d’emergenza tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron, il leader ucraino, Volodimir Zelenskij e i loro “partner più stretti”. Lo ha riferito Berlino dopo la telefonata di Scholz con il presidente russo Vladimir Putin.
18.40: il cancelliere tedesco ha comunicato al presidente russo che il riconoscimento delle repubbliche separatiste sarebbe una violazione degli accordi di Minsk. Ha inoltre invitato Putin a ridurre immediatamente l’escalation e a ritirare le forze dal confine con l’Ucraina.
18.22: il capo del Cremlino sta per parlare in diretta televisiva, inizio previsto alle ore 19. Oggi Putin ha partecipato a un incontro del Consiglio di sicurezza russo, dove è stato discusso il riconoscimento delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk (Dpr e Lpr) nell’est dell’Ucraina.
Oggi sentiremo commenti e ascolteremo dichiarazioni. Non vedremo invece cortei di operai, studenti, di gente normale, di pensionati e di persone preoccupate del bene comune. Infatti, non sono più di moda i cortei pacifici, quelli che partiti e sindacati di un tempo che fu organizzavano per far sapere che il popolo amava la pace e non la guerra! Una volta le piazze si riempivano e le invocazioni alla pace – per il Vietnam, per esempio – salivano alte al cielo per poi discendere sulle scrivanie dei potenti di turno, richiamati così al dovere di garantire la pace. Adesso il deserto: le invocazioni restano silenti e le piazze immancabilmente vuote. La guerra è altrove sebbene vicinissima (è in Europa, nella parte che guarda a Oriente) e minaccia tutti. Ma chi se ne importa?
LUCIANO COSTA