Qualche settimana fa ci fu un gran dispendio di parole e titoli su notizie, diffuse dai media australiani, secondo le quali dalla Città del Vaticano erano partiti fiumi di danaro destinato a enti e persone difficilmente riconducibili a operazioni di assistenza, aiuto o fraternità. Qualcuno parlò di “scandalo” e anche di uomini di Chiesa dediti al danaro piuttosto che alla salvezza delle anime.
L’altro ieri l’organismo di vigilanza finanziaria australiano, che aveva parlato di 1,4 miliardi di euro trasferiti dal Vaticano negli ultimi sei anni, ha ammesso di essere incorsa in un grave errore di calcolo. Infatti, non si trattava di 1,4 miliardi di euro allegramente trasferiti, ma di 6 milioni di euro, responsabilmente trasferiti e “riconducibili ad alcuni obblighi contrattuali e all’ordinaria gestione delle proprie risorse”, quelle che i cristiani chiamano esercizio della carità e aiuto dato ai bisognosi.
Ieri ho cercato su vari giornali la notizia, magari accompagnata da qualche riflessione che servisse come giustificazione all’abbaglio preso e come dovute scuse per l’offesa arrecata alla Chiesa, al Papa, alla Città del Vaticano e, indirettamente, ai tanti o pochi cristiani che con la loro generosità sostengono le opere di carità esercitate nel mondo. Cercando e ricercando non ho trovato titoli almeno pari a quelli usati per annunciare lo “scandalo”, neppure titoletti e neanche titolini. Ciò non esclude che in qualche angolo riservato alle “brevi” la notizia poteva esserci. Però, insomma, almeno in ossequio al galateo, alla falsa notizia doveva seguire una sostanziosa rettifica. Invece… Invece, silenzio, nulla, nemmeno una riga.
Allora mi son preso la briga di cercare risposte e precisazioni utili a rimettere in circolo la verità dei fatti e quindi a smontare il caso degli enormi trasferimenti finanziari che sarebbero partiti dalla Santa Sede verso l’Australia. Leggendo tra le news vaticane (facilmente accessibili a tutti e non solo ai buonisti come il sottoscritto) ho scoperto che “non erano 1,4 miliardi di euro, con 47.000 transazioni finanziarie negli ultimi sei anni, ma 6 milioni di euro per 362 transazioni”. L’Australian Transaction Reports and Analysis Centre (AUSTRAC), organismo di vigilanza finanziaria australiano, attraverso il sito web del quotidiano “The Australian”, ha ammesso di aver massicciamente sovrastimato il flusso di questi trasferimenti, causato da “un errore di codifica del computer”.
Come si ricorderà, nelle scorse settimane AUSTRAC, rispondendo a una interrogazione parlamentare della senatrice australiana Concetta Fierravanti-Wells, aveva affermato che dal 2014 al 2020 risultavano inviate dal Vaticano in Australia somme di denaro pari a 1,4 miliardi di euro (2,3 miliardi di dollari australiani), per un totale di circa 47.000 singoli trasferimenti. Una cifra enorme, apparsa subito irreale, sia come quantità di denaro sia come numero di operazioni, in quanto assolutamente non compatibile con le movimentazioni della Santa Sede.
Le successive verifiche, richieste dalla Santa Sede, e compiute da AUSTRAC congiuntamente con ASIF, l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria vaticana, hanno portato a ridimensionare enormemente la somma: negli ultimi sei anni i trasferimenti di denaro compiuti da enti collegabili al vaticano sono computabili in 9,5 milioni di dollari australiani, pari a circa 6 milioni di euro, per un totale di 362 trasferimenti avvenuti in quell’arco temporale.
Qualcuno dovrebbe vergognarsi. Ovviamente, non succederà. Soprattutto perché resta fin troppo facile prendersela con chi, come la Santa Sede, il bene lo fa ogni giorno e ovunque, senza bisogno di usare le trombe per annunciarlo. Ciò non significata che le azioni vaticane siano assolutamente immuni da colpe, solo che queste azioni, prima di essere sventagliate come scandalo, devono essere verificate e rispettate.
LUCIANO COSTA