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Quel sindaco non sa che Tina Anselmi…

Tra le donne citate nel primo discorso da Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni aveva collocato Tina Anselmi, la prima donna diventata Ministro della Repubblica (dal 1976 al 1978 a capo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale; dal 1978 al 1979 resse invece quello della Sanità). Non aggiunse però che quella stessa donna era stata una figura di spicco nella Resistenza (fu esemplare nel cercare libertà e democrazia e maturò sul campo la sua idea di politica di servizio e di testimonianza della verità) e poi, dopo la guerra, con in tasca la laurea in Lettere, insegnante di ruolo che all’impegno scolastico aggiunse il dovere di fare buona politica. Da cristiana convinta che solo servendo poteva aiutare il Paese a dimenticare gli orrori del passato, entrò nelle file della Democrazia Cristiana e, dopo anni di lavoro e testimonianza, fu eletta al Parlamento rappresentando il suo Veneto in sei legislature). Tina Anselmi morì nel 2016.

Quel giorno a Castelfranco Veneto, per darle l’ultimo saluto, arrivarono gli umili e i potenti, uniti per dire grazie a una “grande donna”. C’ero anch’io quel giorno. Incaricato di scrivere un ricordo che aiutasse a comprendere la bellezza della politica come servizio, la stessa che lei aveva vissuto e testimoniato, tentai di rimettere insieme frammenti di storia che la riguardavano e che dicevano il suo amore per la gente. Ricordai allora con piacere l’intervista che mi concesse appena dopo aver giurato come Ministro. Però, mi disse “dovremo farla a Castelfranco, nella mia casa, dove incontrerò anche la gente del paese”. Non c’era collocazione migliore. Arrivai di buon mattino e per tre ore, dopo un caffè, quattro biscotti e un elogio al fatto che non ero uno dei soliti noti parrucconi inviati a curiosare chissà che cosa, parlammo (meglio: lei parlò rispondendo a ogni domanda, io mi limitai a prendere appunti e ad accavallare fogli su fogli) per tre ore abbondanti. Seguì il suo cordiale invito a fermarsi per mangiare qualcosa insieme alla gente che di lì a poco sarebbe arrivata. Arrivarono in tanti, ognuno portando chi pane e salame, chi formaggio e vino. E fu davvero un peccato non poter restare fino alla fine…

Tutto questo s’è riproposto alla memoria leggendo che nonostante Giorgia Meloni avesse inserito Tina Anselmi nel suo “Pantheon”, Matteo Romanello, sindaco leghista di Marcon, provincia di Venezia, e di conseguenza anche suo elettore, l’aveva invece declassata, preferendo intitolare il nuovo plesso della sua scuola primaria a Piero Angela. Il sindaco Romanello – che nel frattempo sarebbe pure transitato dalla Lega allo stesso partito del Premier – avvalendosi delle sue facoltà aveva infatti bocciato la scelta del Consiglio d’Istituto, che all’unanimità aveva scelto proprio Tina Anselmi, partigiana, insegnante e prima donna ministro come modello e titolo della loro scuola.

Pur riconoscendo come la figura di Tina Anselmi fosse di rilevante importanza il sindaco si è espresso con “parere non favorevole” sulla possibilità di dare il suo nome alla scuola del paese. La motivazione? “Si ritiene opportuno – disse con la solita prosopopea – individuare una personalità non avente carattere politico, considerato che l’intitolazione di una scuola dovrebbe avere una valenza soprattutto educativa, piuttosto che ideologica”. Il sindaco, però, ha volto precisare di essere stato lui stesso a suggerire di intitolare la struttura a una donna, magari una qualsiasi, ma non Tina Anselmi, che essendo stata espressione della politica “non era adatta per dare nome e visibilità a una scuola pubblica” e per questo da mantenere neutrale. Quindi “meglio e più opportuno – mandò a dire – far ricadere la scelta su una personalità che si è dedicata alla formazione culturale dei giovani”, ovviamente restando lontano dalla politica.

Ma dai, caro sindaco, da dove vieni? Davvero non sai che la Politica (almeno se buona e vera) non è di parte ma di tutti, che non a caso è voce di tutti, che nemmeno per sogno si occupa di un orticello dimenticando tutti gli altri e che sempre predilige la piazza – l’antica agorà – per chiamare il popolo a partecipare per costruire il futuro?  Con tutto il rispetto dovuto a Piero Angela, caro sindaco di Marcon, come dicono i giovani che la scuola la frequentano, hai toppato, hai fatto una figura da pirla, hai dimenticato ignobilmente chi anche a per te ha lottato per la libertà e la democrazia.

L’Istituto sarà inaugurato il prossimo anno e il fatto che non sarà intitolato a Tina Anselmi ha provocato diverse reazioni. Il sindaco di Castelfranco – un leghista che è anche presidente della Provincia, prendendo le distanze dal collega, ha detto che “pur non entrando nel merito della scelta compiuta dal collega, ricordo soltanto che il presidente del Consiglio ha voluto la nostra concittadina Anselmi nel suo universo femminile di riferimento. Basterebbe questo per spiegare chi è stata “Tina”. Che noi, qui a Castelfranco, vogliamo valorizzare non solo in quanto concittadina, ma per la statura politica, culturale, istituzionale, sociale e morale che ha avuto. Abbiamo in cantiere una serie di importanti iniziative per ricordarla e valorizzarla. Abbiamo già tenuto tre convegni ma ne faremo altri nelle prossime settimane. L’obiettivo è che il nome di Tina Anselmi resti sempre associato al nostro Comune, per cui le dedicheremo l’auditorium, che con la parrocchia ci stiamo adoperando per realizzare”.

Secondo Maria Pia Garavaglia, che della Anselmi è stata collega in tante battaglie politiche, civili e sociali “collocare Tina in un contesto di ideologia è fare un torto alla persona e alla storia, che sono scolpite nella nostra Costituzione”. Non solo. “Non aver assegnato il nome di Tina Anselmi ad una scuola, cioè all’ambiente in cui si devono insegnare i valori per i quali Tina a 17 anni ha messo in gioco la sua vita –ha aggiunto -, è un grave errore storico. Da correggere al più presto”.

Dubito che il sindaco di Marcon faccia marcia indietro, ma se lo facesse sarò lieto di dargliene atto.

LUCIANO COSTA

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