Fa notizia il Papa che va nel cuore dell’Africa – tappe in Congo e in Sud Sudan – a portare la Buona Novella; fa rumore la sua capacità di offrirsi alle folle; impressionano la sua forza e la sua voglia di mettere pace dove regna la guerra; sono chiare e forti le parole che usa per esprimere la sua vicinanza al Grande Continente e anche per condannare lo sfruttamento a cui è stato sottoposto; è appassionata la sua dichiarazione d’amore alla gente che soffre e di immensa comprensione e vicinanza per l’Africa intera… Papa Francesco è in prima pagina… Però, è l’immagine e non la forza delle parole di pace e di condanna sostanza che emerge. I media raccontano i suoi passi, ma salvo le solite eccezioni riferiscono solo briciole dei suoi discorsi. Certo, volendo chiunque può spendere il suo tempo per andare a leggere sui siti ufficiali le parole pronunciate dal Papa ma, si sa, pochi s’avventurano in questo che sdarebbe un lodevole esercizio. “Diamo le notizie e suscitiamo curiosità”, raccomandano i direttori. Il resto, chi vuole vada a cercarlo nelle pagine specializzate, sulle testate papaline o sui canali televisivi opportunamente dedicati…
Insomma, paginate per bombe, missili, sparatorie, scioperi della fame, dive trapassate, amori nascenti, sanremate, canzoni, canzonette, ospiti, comparse, parole vacue e pensieri spensierati, quanto basta per sfide epocali quali sono quelle portate da un papa in terra d’Africa… Assai scarse, per altro le notizie sulla Nazione visitata, nessun stupore per il “benvenuto” dato al Papa in francese e nelle altre quattro lingue nazionali del Paese (lingala, kikongo, kingwana, tshiluba), neppure una riga per dire che il Paese visitato conta 26 province in cui vivono oltre 450 tribù di diversa cultura, evidente disattenzione per la vocazione ospitale che negli ultimi tre decenni “è stata minata dai nemici della pace e dai gruppi terroristici…”, scarsa attenzione alla storia “tormentata dalla violenza”, abbruttita da “potenze straniere interessate alle ricchezze del sottosuolo e non alla gente”, dimenticata dalla comunità internazionale a cui ha supplito la presenza della Chiesa Cattolica… una storia che tragicamente racchiude il racconto di guerre che negli ultimi trent’anni hanno causato la morte di 10 milioni di persone…
Cerco di rimediare a questo strano modo di intendere la realtà e la cronaca che ci circondano offrendo stralci del primo discorso pronunciato da Francesco in Congo: semplice, forte, coraggioso, intriso di argomenti su cui riflettere a lungo, incominciando dalla geografia “ricca e variegata” di un Paese che possiede “una storia tormentata dalla guerra”, che è caratterizzato da “terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato”, che “non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”, ma “sorriso e speranza” del pianeta, che “è come un diamante…” che per continuare a brillare ha bisogno di “una diplomazia dell’uomo per l’uomo”. Ecco allora la sintesi delle parole pronunciate da papa Francesco…
GIÙ LE MANI dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino! Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!
GUARDANDO A QUESTO POPOLO, si ha l’impressione che la Comunità internazionale si sia quasi rassegnata alla violenza che lo divora. Non possiamo abituarci al sangue che in questo Paese scorre ormai da decenni, mietendo milioni di morti all’insaputa di tanti. Si conosca quanto qui accade. I processi di pace in corso, che incoraggio con tutte le forze, siano sostenuti coi fatti e gli impegni siano mantenuti.
SE LA GEOGRAFIA di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa: tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato. Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro. E, signor presidente, lei ha menzionato questo genocidio dimenticato.
IO VENGO A VOI, nel nome di Gesù, come pellegrino di riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato essere qui e finalmente giungo a portarvi la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa cattolica.
CARE DONNE E UOMINI congolesi, il vostro Paese è davvero un diamante del creato; ma voi, tutti voi, siete infinitamente più preziosi di ogni bene che sorge da questo suolo fecondo! Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità. Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti. Rivivi lo spirito del tuo inno nazionale, sognando e mettendo in pratica le sue parole: “Attraverso il duro lavoro, costruiremo un Paese più bello di prima; in pace”.
ED È PROPRIO A PARTIRE DAI CUORI che la pace e lo sviluppo restano possibili perché, con l’aiuto di Dio, gli esseri umani sono capaci di giustizia e di perdono, di concordia e di riconciliazione, di impegno e di perseveranza nel mettere a frutto i talenti ricevuti. Dall’inizio del mio viaggio desidero dunque rivolgere un appello: ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte!
È UNA RICCHEZZA che va custodita, evitando di scivolare nel tribalismo e nella contrapposizione. Parteggiare ostinatamente per la propria etnia o per interessi particolari, alimentando spirali di odio e di violenza, torna a svantaggio di tutti, in quanto blocca la necessaria “chimica dell’insieme”.
“BINTU BANTU”: così, con molta efficacia, un vostro proverbio ricorda che la vera ricchezza sono le persone e le buone relazioni con loro. In modo speciale le religioni, con il loro patrimonio di sapienza, sono chiamate a contribuirvi, nel quotidiano sforzo di rinunciare a ogni aggressività, proselitismo e costrizione, mezzi indegni della libertà umana.
CHI DETIENE RESPONSABILITÀ civili e di governo è dunque chiamato a operare con limpidezza cristallina, vivendo l’incarico ricevuto come un mezzo per servire la società. Il potere, infatti, ha senso solo se diventa servizio. Quant’è importante operare con questo spirito, fuggendo l’autoritarismo, la ricerca di guadagni facili e l’avidità del denaro, che l’apostolo Paolo definisce “radice di tutti i mali”. E nello stesso tempo favorire elezioni libere, trasparenti e credibili; estendere ancora di più la partecipazione ai processi di pace alle donne, ai giovani e ai gruppi marginalizzati; ricercare il bene comune e la sicurezza della gente anziché gli interessi personali o di gruppo; rafforzare la presenza dello Stato in ogni parte del territorio; prendersi cura delle tante persone sfollate e rifugiate.
NON BISOGNA STANCARSI di promuovere, in ogni settore, il diritto e l’equità, contrastando l’impunità e la manipolazione delle leggi e dell’informazione.
L’EDUCAZIONE È FONDAMENTALE: è la via per il futuro, la strada da imboccare per raggiungere la piena libertà di questo Paese e del Continente africano. In essa è urgente investire, per preparare società che saranno consolidate solo se ben istruite, autonome solo se pienamente consapevoli delle proprie potenzialità e capaci di svilupparle con responsabilità e perseveranza. Ma tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine.
TANTI HANNO CHIESTO all’Africa impegno e hanno offerto aiuti per contrastare i cambiamenti climatici e il coronavirus. Sono certamente opportunità da cogliere, però c’è soprattutto bisogno di modelli sanitari e sociali che rispondano non solo alle urgenze del momento, ma contribuiscano a una effettiva crescita sociale: di strutture solide e di personale onesto e competente, per superare i gravi problemi che bloccano sul nascere lo sviluppo, come la fame e la malaria.
IN NOME DI CRISTO, che è il Dio della speranza, il Dio di ogni possibilità che dà sempre la forza di ricominciare, in nome della dignità e del valore dei diamanti più preziosi di questa splendida terra, che sono i suoi cittadini, vorrei invitare tutti a una ripartenza sociale coraggiosa e inclusiva.
LO CHIEDE LA STORIA luminosa ma ferita del Paese, lo supplicano soprattutto i giovani e i bambini. Io sono con voi e accompagno con la preghiera e con la vicinanza ogni sforzo per un avvenire pacifico, armonioso e prospero di questo grande Paese.
LUCIANO COSTA