Se intristisce e suscita qualche rimpianto constatare che i giovani non sanno quello che i vecchi hanno già dimenticato, inorgoglisce invece scoprire che c’è ancora chi ricorda e somma i ricordi circondandoli di pensieri e utili riflessioni affinché diventino lezioni di vita per il presente. Succederà anche in questo pomeriggio di venerdì 22 settembre 2023 alle 17.30 quando nel salone Vanvitelliano della Loggia, la città e la provincia ricorderanno, nel ventesimo anniversario della morte (avvenuta a Vobarno il 25 settembre 2003 quando aveva soltanto 55 anni) Gianni Panella, che fu sindacalista votato al dialogo e al confronto piuttosto che allo scontro e alla contrapposizione dura, ma anche sindaco di Brescia in tempi difficilissimi e, infine, uomo di fabbrica abile nel tessere e coltivare un nuovo modo ii intendere le relazioni industriali e l‘organizzazione del lavoro. A ricordare portando ciascuno pensieri e ricordi, coordinati da Luciano Costa, scrittore e “anima” di “Bresciadessso”, saranno il Sindaco della città Laura Castelletti, tre dei sindaci che gli succedettero (Paolo Corsini, Adriano Paroli ed Emilio Del Bono), il compagno della sua avventura di operaio e sindacalista (Marco Fenaroli) e, soprattutto, Marco Bonometti, presidente delle Officine Meccaniche Rezzatesi, promotore insieme al Comune dell’iniziativa, che gli fu amico e che dopo l’esperienza di sindaco chiese a Gianni Panella di diventare il suo “uomo di fabbrica”, responsabile delle relazioni industriali e dell’organizzazione del lavoro. Nell’occasione sarà anche presentato il libro (“Ciao, Gianni” – Sindacalista, Sindaco, Uomo di fabbrica – Arti Edizioni) che Luciano Costa ha scritto e che per volontà del promotore sarà donato ai presenti e a coloro che non si rassegnano a dimenticare chi la sua vita l’ha spesa per la gente e per il bene comune.
“Ciao, Gianni!” Ancora tra noi.
Gianni veniva alla Valle Sabbia, io dalla Bassa; in comune avevamo più o meno l’età e l’idea che un mondo migliore, meno litigioso e più aperto al dialogo e al confronto fosse possibile.Entrambi figli di operai (metalmeccanico il suo, falegname il mio)sapevamo, e Gianni amava ripeterlo spesso, che “solo chi ha masticato pane duro conosce il suo vero sapore”. Il giovanevalsabbino divenne operaio e poi sindacalista mentre il giovane bassaiolo si dedicò al giornalismo. Diventammo amici confrontandoci sui massimi sistemi (Gianni scelse il socialismo militante ma mite come terreno di impegno politico, io la scrittura e la cronaca come via di comunicazione aperta e popolare) e non casualmente sull’essere e il divenire (cullando l’utopia che prefigurava uguaglianza e felicità per tanti se non per tutti, masticando le amarezze fino a farle diventare fiducia nel nuovo che avanzava). Quando abbracciò il sindacalismo e la Fiom, il sindacato metalmeccanici della CGIL lo mandò a Nave per gestire il primo e severissimo “autunno caldo” della siderurgia bresciana, da cronista raccontai le lotte sulle barricate e davanti ai cancelli delle fabbriche che lo vedevano in prima linea ma anche il suo incrollabile convincimento che si potesse mettere dialogo e confronto tra padroni e operai al posto della lotta dura e della contrapposizione.
Gianni Panella era nato in una famiglia operaia, aveva sperimentato fin da piccolo le asprezze della vita. Il papà Pietro, operaio metalmeccanico e sindacalista, sposato con Giulia, era andato avanti, alla maniera dei bravi alpini, con appena 37 anni vissuti tra casa, fabbrica e sindacato, quando il figlio Gianni, secondo di una consistente nidiata di figli (tre maschi e tre femmine) era ancora poco più di un ragazzo. Per non gravare sulla famiglia Gianni fece il cameriere in Svizzera e i Trentino, poi diventò operaio e sindacalista, al fianco del papà, in Valsabbia, imparando a memoria il sentiero che portava in fabbrica e, poco più in là nel tempo, al sindacalismo attivo. Quel sentiero lo portò anche scegliere il socialismo come via politica di riscatto e promozione. >Dopo essere stato delegato della Fiom per il settore siderurgico, in particolare nella zona di Nave, nel 1987 fu chiamato a dirigere l’allora potentissima CGIL e assunse l’onere di Segretario Generale della Camera del Lavoro. Dopo il classico quinquennio, nel 1992 i socialisti bresciani gli chiesero, in un tempo difficilissimo in cui la contrapposizione politica era evidente e sfociava irrimediabilmente in elezioni amministrative anticipate e nell’assenza di un Sindaco e di una Giunta in grado di governare la città, in elezioni anticipate, di accettare la candidatura a Sindaco di Brescia. Gianni Panella accettò e dal 27 gennaio al 26 settembre 1992 sedette sullo scranno più alto della Loggia, guidando quella xche allora venne definita una “Giunta a termine” cioè provvisoria, ma non per questo lontana dai problemi, che allora si chiamavano Palazzo di Giustizia da collocare oltre Spalti San Marco, Termo-utilizzatore da avviare, Piano regolatore da disegnare ex novo, servizi alla città, con i primi segni evidenti della migrazione, da riscrivere e reinventare. Poi, quando prevalse l’idea di una “Giunta di riconciliazione”, presieduta da Paolo Corsini, Gianni tolse il disturbo pur restando consigliere comunale. Nel 1994, sollecitato dall’imprenditore Marco Bonometti, patron delle Officine Meccaniche Rezzatesi, legato a lui da un’amicizia nata ai tavoli delle trattative sindacali, divenne il suo “uomo fabbrica” occupandosi, per i successivi dieci anni di relazioni e di organizzazione del lavoro. Poi, nel 2000, i segni della grave malattia che lentamente lo portò alla morte. Salutandolo al Campo Santo, il celebrante l’ufficio funebre e gli amici sottolinearono la sua mitezza, la sua disponibilità al servizio e quel suo “socialismo” vissuto con lo spirito del bene da fare e da portare alla gente. Quel giorno a Vobarno, tantissima agente si era data appuntamento per confermare a Gianni gratitudine e memoria. C’ero anch’io e lo rividi davanti ai cancelli delle fabbriche, tra gli scioperanti, pronto a raccomandare moderazione, dialogo e confronto, anche pronto ad avviarsi verso l’infinito cielo.
LUCIANO COSTA