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Roma abbraccia l’Ucraina: insieme per la Pace

Potrebbe essere un piccolo ma finalmente vero vento di pace quello atteso domenica prossima su Roma e sul mondo. A portarlo e a renderlo gradevole sarà il presidente dell’Ucraina, atteso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal premier Giorgia Meloni e da papa Francesco. Non una visita di cortesia, piuttosto l’appuntamento con la storia che invoca pace. Spicca, soprattutto, la pagina che prevede l’incontro del presidente ucraino con papa Francesco, cioè con chi, più di qualunque altro, nei 442 giorni della guerra d’aggressione scatenata dalla Russia, non ha mai smesso di seminare parole di pace e di speranza. La notizia del viaggio del presidente ucraino a Roma è trapelata ieri e oggi, sebbene non ancora confermata, domina la scena e apre nuovi scenari. Negli incontri istituzionali – prima con Mattarella e poi con Meloni – dominerà la ricerca di spiragli adatti per aprire corridoi di pace; nell’incontro col Papa, invece, dominerà il grido di pace e la visione di un umanesimo globale capace di far tacere le armi. Che l’incontro col papa sia parte della trattativa riservata avviata dal Vaticano per trovare spiragli di pace è evidente; che sia anche l’inizio di una vera e propria azione di pace, resta invece da verificare. Infatti, se l’Ucraina è pronta a parlare di pace, non così lo è ancora l’aggressore, Serviranno dunque altri sforzi, ma la strada della pace appare adesso illuminata da nuova luce.

Ieri papa Francesco, in un messaggio ai partecipanti del convegno promosso in occasione del sessantesimo anniversario della promulgazione dell’Enciclica “Pacem in terris” (era l’11 aprile quando papa Giovanni XXIII la consegnava al mondo), ha ribadito l’attualità dell’enciclica e ricordato che “mai la guerra ha dato sollievo alla vita degli esseri umani, mai ha saputo guidare il loro cammino nella storia, né è riuscita a risolvere conflitti e contrapposizioni emersi nel loro agire… mentre restano evidenti le devastazioni che essa genera: vittime, distruzioni, perdita di umanità, intolleranza, negazione della possibilità di guardare al domani con rinnovata fiducia”. Per evitare questo degrado, ha ricordato il papa “la pace va edificata nell’impegno a perseguire una politica basata sulla verità, la giustizia, l’amore e la libertà”.

Purtroppo, l’umanità che dovrebbe agire per la pace vera, è e resta sorda. Ma, fino a quando potrà durare questa assenza della ragione? Fino a quando l’egoismo continuerà a sostenere che le armi sono la soluzione ai problemi e ai conflitti che emergono e non invece il problema da affrontare ed eliminare? Fino a quando “il desiderio di potenza” di pochi continuerà a essere dominante? Fino a quando la corsa agli armamenti – “una corsa senza fine e limiti” – sarà ammessa e accettata come fosse parte di un’economia di sviluppo e non il principio della devastazione?

LUCIANO COSTA

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