Quel birbone-ossessivo di Putin, uno che immagina il mondo ai suoi piedi e mai di essere semplicemente uno dei tanti piedi che sostengono il mondo, ha ordinato il divieto d’ingresso nella sua Russia impegnata a fare la guerra alla piccola Ucraina, ai capi dell’Unione Europea, loro collaboratori e segretari, inclusi numerosi commissari europei e comandanti delle strutture militari, nonché alla stragrande maggioranza dei membri del Parlamento europeo che promuovono politiche anti-russe”. Questa è la “democrazia” dettata dal dittatore russo! Così è se vi pare, ma anche se non vi pare. Però, se vi presentate esibendo rubli, forse vi aprono le porte. Infatti, il rublo, fino all’altro ieri roba interna, da cambiare in fretta con dollari odiati e sonanti, è diventato una “sottile e subdola forma di ricatto” nei confronti di popoli e nazioni costrette a servirsi del gas prodotto nella terra del novello zar e a pagarlo con la sua moneta. Qualche giorno fa trasalivo leggendo l’ammontare dei patrimoni che capi, oligarchi, furbi, furbastri, ricchi e riccastri ufficialmente russi ma titolari di più passaporti, hanno depositato fuori dal loro Paese: cifre da capogiro, roba da paperoni, praticamente impossibili da leggere, almeno per i comuni mortali. Oggi sorrido immaginando uno di quei signori allontanarsi dalla banca fino a ieri loro amica con le pive nel sacco, con le saccocce vuote, con le carte di credito e i libretti degli assegni inesigibili, inservibili, più o meno carta straccia (almeno per il momento, che magari domani il vento cambia e tutto torno come prima).
Non stupisce che il dittatore Putin non voglia gente tra i piedi (soprattutto se impegnata a seminare la pace piuttosto che a giustificare la guerra), stupisce semmai che vi sia qualcuno (senza etichetta e ruolo definito) che desideri andare a fargli visita e così condividere i suoi possedimenti. Ma, come si diceva, così è se vi pare e anche se non vi pare. Nel frattempo la guerra continua… E continua anche la trattiva tra ucraini e russi per aprire sentieri di pace. Però, alla faccia della regola che vuole si discuta di pace lasciando bastoni, sassi e qualunque cosa possa nuocere ad altri fuori dalla porta, in Ucraina cadono bombe e missili lanciati da quella Russia, invasore riconosciuto, che siede al tavolo della trattativa. “L’Ucraina muore lentamente ma inesorabilmente – ha detto un inviato al fronte -: muore per le bombe e per la fame a cui è costretta”.
Oggi in Ucraina il 45 per cento della popolazione è preoccupato di non trovare abbastanza da mangiare. Ed è drammatico che in un Paese che, prima del conflitto in corso, coltivava cibo per 400 milioni di persone in tutto il mondo, una persona su cinque deve ora patire la fame. Ed è drammatico che milioni di persone, quante ancora non si sa, principalmente donne e bambini, siano fuggite dal conflitto diventando profughe nei Paesi vicini. “Stiamo parlando di una catastrofe che si abbatte sopra un’altra catastrofe”, ha detto un alto funzionario che coordina il programma di aiuti. “Non avremmo mai immaginato – ha aggiunto – che una cosa del genere fosse possibile”. Invece la guerra, in poco più di un mese, ha trasformato la terra coltivabile dell’Ucraina – terreni ricchi, buone piogge, agricoltura meccanizzata – in campi di battaglia…”. Così le conseguenze del conflitto si stanno propagando. Secondo gli esperti “prezzi più alti significano che un numero maggiore di persone in tutto il mondo soffrirà la fame”. I responsabili del Programma agricolo mondiale chiedono che “che il mondo si faccia avanti, perché questo è un momento davvero critico”.
“E’ necessario far scoppiare la Pace” ha detto ieri un ragazzino alla maestra che cercava di rispondere alle tante domande sollecitate dai rumori della guerra. Ma come si fa a far scoppiare la pace se la parola Pace non viene posta al vertice dei personali linguaggi?
LUCIANO COSTA