Russia, arrenditi alla pace…

Di cronache che raccontano e immagini che svelano atrocità sono stracolme le televisioni… Tutte, meno quelle che dovrebbero informare le popolazioni che risiedono in Russia e nei Paesi suoi satelliti, che invece dicono e mostrano solo ciò che serve al Capo della guerra (il generale Putin, detto il Folle) il quale vuole semplicemente dimostrare e rendere noto che l’avventura in Ucraina altro non è che una normalissima esercitazione. Stanotte Odessa, porto sul Mar Nero, è stata bombardata e Kiev, la capitale, ancor più accerchiata. Un cronista ha raccontato che ieri, appena dopo la conclusione del terzo incontro tra Russia e Ucraina, finalizzato a cercare almeno un punto d’incontro su una tregua, le bombe russe hanno seminato morte e distruzione, “Hanno colpito anche un panificio lasciando tra le ceste di pane destinato al popolo tredici vittime”, ha informato il cronista, aggiungendo la sua incapacità e forse anche l’impossibilità a profferire altre parole.

Tutto questo, ha detto di nuovo papa Francesco, “mentre in Ucraina scorrono fiumi di sangue e di lacrime. Non si tratta solo di un’operazione militare, ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria. Le vittime sono sempre più numerose, così come le persone in fuga, specialmente mamme e bambini. In quel Paese martoriato cresce drammaticamente di ora in ora la necessità di assistenza umanitaria…”. Tutto questo mentre si accavallano diversi tentativi di mediazione, anche autorevoli ma destinati a scontrarsi col muro eretto e difeso dal principale fautore della guerra, quel Vladimir Putin che l’Ucraina la vuole sottomessa al suo volere. Tra i mediatori spicca la Cina, alleata della Russia ma adesso preoccupata per quel che potrebbe accadere. La Cina sarebbe pronta ad assumere un “ruolo costruttivo” nella crisi e a lavorare con la comunità internazionale per una “necessaria mediazione”. Dal canto loro Israele e Turchia, considerati da Putin “Paesi amici”, non smettono di bussare alle porte del Cremlino chiedendo udienza e sollecitando aperture al dialogo.

Per adesso però, l’unica riposta evidente è la lista compilata dal governo di Mosca in cui sono raggruppati tutti i 27 paesi dell’Unione europea – inclusa quindi l’Italia – ma anche gli Usa e il Regno Unito. Vale a dire Stati e territori stranieri “che commettono azioni ostili contro la Russia, le sue compagnie e i cittadini”. Un elenco che segnala chi ha approvato o sostenuto le sanzioni contro Mosca e che include paesi di primo piano ma, assieme all’Ucraina (per ovvie ragioni), vede anche l’inserimento di piccole nazioni, come Andorra, Islanda, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Micronesia. Spicca la presenza – inedita – della Svizzera, che ha rotto la sua tradizionale neutralità per sostenere le misure internazionali contro la Russia. Da oggi, aziende e privati che abbiano debiti con i Paesi indicati nella lista saranno autorizzati a ripagarli in rubli.

Un autorevole quotidiano scrive che “se la Russia vuole vincere la guerra deve fare la pace”. Sembra una tesi improponibile ma, per assurdo, se i russi si arrendessero alla pace sarebbe una grande vittoria per loro e per tutta l’umanità. Sotto questo provocatorio titolo, Sergio Centofanti scrive che “se la guerra della Russia contro l’Ucraina continua, forse perderemo tutti, ma la sconfitta russa sarà devastante. Infatti, se il Cremlino andrà avanti nell’invasione, andrà indietro nella storia: la Russia vincerà solo se si arrenderà alla pace…”. Centofanti scrive anche che “nel Paese l’informazione libera è stata eliminata”, che “molti russi credono sia in corso una operazione speciale per liberare l’Ucraina dai nazisti (chi parla di invasione rischia fino a 15 anni di carcere) e che aderiscono alle iniziative di solidarietà per i profughi ucraini ritenendo che siano in fuga per colpa del cattivo regime di Kiev. Neppure sanno che l’esercito russo è un esercito invasore che spara su quei profughi, non sanno che tanti civili ucraini disarmati, spesso anziani e anziane, scendono nelle strade occupate dai carri armati russi gridando di andarsene, perché non sono liberatori ma aggressori”.

E’ amaro il commento che il giornalista fa e amarissima la cronaca in cui lo racchiude. “C’è chi giustifica l’attacco affermando che è colpa dell’espansionismo occidentale o dell’Ucraina che non avrebbe rispettato gli accordi. Forse tutti hanno qualche responsabilità nell’aumento delle tensioni, ma non si invade e rade al suolo un Paese sovrano solo perché si hanno delle ragioni. Non si bombardano i civili e non si uccidono i bambini, solo perché un Paese sovrano sceglie liberamente di aderire ad una comunità diversa dalla propria… Strazia il cuore l’immagine simbolo della giovane coppia di genitori che corre in un ospedale senza più neanche l’elettricità per salvare il proprio bimbo di 18 mesi colpito dai bombardamenti. I medici non hanno potuto fare nulla. Chi è colpevole di questa morte? Chi è colpevole di questo dolore che durerà tutta la vita? E sono tanti i bambini, tante le persone che stanno morendo”.

Centofanti ricorda a me e a tutti che “chi semina vento raccoglie tempesta”. Lo insegna la storia: il frutto della violenza si ritorce contro chi la pratica. “Gli imperi, le dittature, i regimi, prima o poi finiscono – aggiunge -, mentre l’essere umano è fatto per essere libero. Ma abbiamo una coscienza, una voce dentro di noi, che ci sa dire cosa è bene e cosa è male, al di là delle appartenenze nazionali, etniche, ideologiche, religiose. Ammazzare i bambini, causare la morte di tanti piccoli, cosa che sta facendo questa invasione, è una grande, crudele, atroce cattiveria”.

L’appello di tutto il mondo ai russi è adesso questo: “Deponete le armi, arrendetevi alla pace, solo questa sarà la vittoria del vostro Paese”. E sarà una vittoria per l’umanità.

LUCIANO COSTA

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