In un mondo preoccupato da guerre, devastazioni, soprusi, discriminazioni, povertà, emigrazioni di massa, un mondo preda di paure che non conoscono limiti, parlare d’altro potrebbe essere fuori da ogni logica. Ma qualcosa d’altro – buono, poco buono, orrendo, discutibile, preoccupante, meschino e via discorrendo – di cui occuparsi c’è. Lascio da parte le gherminelle andate in scena ieri attorno agli affarucci di un “onorevole” che per di più è anche ministro, gli esiti dell’incontro Polonia-Italia dedicato ai migranti e al come ospitarli o ricacciarli indietro, le polemiche attorno agli schieramenti con cui tra un anno destra-sinistra-centro intendono presentarsi agli elettori europei, le discussioni sull’essere e il divenire di un governo tuttofare, i distinguo su salario contrattato e giusta paga, i peana innalzati attorno ai dati che dicono di un’economia italiana in straordinaria ripresa, le statistiche che confermano come i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, le preoccupazioni suscitate da giovani che si perdono nella velocità, nelle droghe e nell’alcol… Accantono volentieri le grida e i sogni che accompagnano il mercato del calcio, metto la sordina al calendario della stagione calcistica e poco m’importa dei cambi di canale di questo o quel personaggio televisivo…
Invece, mi occupo di Santi Martiri, quelli che i cristiani onorano dopo averne esaminato fino all’osso pregi, meriti e virtù, gente tosta che la loro vita l’hanno messa a disposizione degli altri per amore e perché, come è scritto nel Vangelo, il Cielo lo si guadagna se prima di se stessi si amano gli altri; non dimentico e neppure sottovaluto tutti gli altri Santi Martiri in circolazione in diverse religioni – semplicemente sconosciuti ma ugualmente testimoni di amore fraterno e di bontà senza limiti -, o lontani da ogni religione ma comunque disposti a mettersi in gioco per il “bene comune”… “Nessuno è escluso dalla santità – dicono i preti -, ma pochi la raggiungono e la meritano”. I duemila e passa anni di vissuto cristiano tanti, tantissimi semplici e buoni hanno meritato il titolo di Santi Martiri e altrettanti lo avrebbero meritato: sono semplicemente pazzi tutti costoro o invece sono loro la normalità e gli altri solo una variante della normalità? Come si possa diventare Santi Martiri senza per questo essere considerati pazzi è difficile da spiegare. “Però – dice il saggio – finché avremo come vicino un santo, non necessariamente martire, avremo sempre la possibilità di sperare giorni migliori”. Tutto questo dire e navigare per salutare la decisione con cui papa Francesco ha deciso di istituire un “catalogo” dedicato ai nuovi Santi Martiri, ma anche per mettere in guardia dalla tentazione di far diventare santo e martire qualcuno che invece cerca soltanto assoluzione ed esaltazione personale.
Il compito di scrivere questo audace catalogo dedicato “a tutti coloro che hanno versato il sangue per confessare Cristo e testimoniare il Vangelo” nel corso dell’ultimo quarto di secolo, il papa lo ha affidato alla “Commissione dei Nuovi Martiri – Testimoni della Fede”, da lui costituita in vista del prossimo Anno Santo che sarà celebrato nel 2025. Questo gruppo di lavoro “continuerà la ricerca, già iniziata in occasione del Grande Giubileo del 2000” e poi darà spazio alla celebrazione con i rappresentanti delle Chiese e comunità ecclesiali di tutto il mondo… Perché i santi sono ovunque e i martiri “sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli”. Costoro sono vescovi, sacerdoti, consacrate e consacrati, laici e famiglie, gente del popolo, gente normale… La lettera del papa che istituisce la commissione incaricata di redigere il catalogo, ribadisce che “non si intendono stabilire nuovi criteri per l’accertamento canonico del martirio, ma continuare l’iniziato rilevamento di quanti, a tutt’oggi, seguitano ad essere uccisi solo perché cristiani”. In più, una sottolineatura ecumenica per dire che “la ricerca riguarderà non soltanto la Chiesa cattolica, ma si estenderà a tutte le confessioni cristiane”.
Potrei concludere qui, soddisfatto di aver regalato motivi su cui riflettere in positivo. Invece, ecco che la cronaca viene a ricordarmi che c’è dell’altro. Per esempio, quella gherminella andata in scena ieri sotto forma di “informativa”, con cui Daniela Santanché, onorevole e ministro, ha tentato di smontare le inchieste giornalistiche che la dipingono tutt’altro che innocente interprete di innocenti affari privati. Non ho titolo per addentrarmi nella questione e neppure per schierarmi pro o contro eventuali ipotesi di dimissioni. Mi limito ad osservare e a pensare che ci si possa chiamare fuori dal Parlamento e dal Governo almeno fin quando le cose non siano chiarite. In fondo, basterebbe stabilire che le dimissioni non valgono come sentenza, bensì come attesa della verità, che se favorevole a chi le dimissioni le ha consegnate, rappresenterà anche la sua ricollocazione al posto lasciato vacante, senza se e senza ma. Ieri la ministra s’è difesa – era suo diritto farlo e lo ha fatto -, ha accusato certa stampa di aver seminato odio, ha negato di essere indagata, ha rivendicato la bontà e la correttezza delle sue azioni. Tutto dovrà essere chiarito e solo ai posteri toccherà scrivere la sentenza. Nel frattempo, avanti piano, che il pericolo di un voto a favore delle dimissioni non è certo scongiurato. Infatti, già ieri sera la procura di Milano ha “desecretato l’iscrizione della ministra nel registro degli indagati per bancarotta e falso in bilancio”.
In attesa di risposte chiudo e rimando a domani, o a chissà quando, ulteriori approfondimenti. Quanto alle dimissioni della ministra, tutto è possibile. In fondo, di dimissioni richieste-auspicate-annunciate-stracciate o solo ventilate, credetemi, son piene le fosse.
LUCIANO COSTA