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Sapere chi siamo prima che sia troppo tardi

Forse lor signori credevano bastasse la maggioranza assoluta per non temere sberleffi dileggi frecciate insulti, o altro che risultasse sgradito, provenienti da matite penne bocche in uso a pensatori o commentatori liberi di sentirsi liberi nonostante dall’alto provenissero segnali di intorbidamento dell’allegra libertà di espressione fino a quel momento in uso. Invece, nemmeno la maggioranza più maggioranza ha impedito che qualcuno non allineato potesse scrivere disegnare dire liberamente (in verità, con assai scarso riguardo per la decenza e il rispetto che comunque dovrebbero stare al di sopra di ogni azione) quel che gli suggerivano fatti e misfatti del quotidiano vivere politico. Così è sortita la vignetta che tanto ha disturbato e offeso il Presidente del Consiglio. “Mia sorella no – ha tuonato il Presidente – lei è fuori dalla politica”. Ha ragione. Però, come si fa a star fuori dalla politica se sei sorella del Primo Ministro e per di più anche moglie di un ministro potentissimo (pare che del nuovo corso abbia dettato lui regole, tempi e nomine) che non manca di dare aria alla bocca in modo che possa pronunciare parole impensate e fuorvianti? Questo non significa stare dalla parte della “vignetta” in cui è immaginata la parente del Presidente e moglie del ministro dell’agricoltura sostenitore della “sostituzione etnica” pubblicata dal “Fatto Quotidiano” (che non è certo tra gli schizzi degni di passare alla storia), ma solo prendere atto che il pensiero del vignettista elevato ad “articolo di fondo” da questo o quel direttore che di quel pensiero si ciba, fa parte del paesaggio, che impunemente ospita tanto lo stupido, quanto l’intelligente. Per evitare di cadere in basso, servirebbe l’uso corretto di buon senso e di rispetto. Insomma, basterebbe sapere chi siamo e dove stiamo andando…

Però, quanto è difficile sapere chi siamo e dove stiamo andando! Pietro Federico, poeta sconosciuto ai più ma di sicuro conosciuto da chi la poesia la intende pane quotidiano, chiede a me e a voi: “Credete che non abbia mai avuto un dubbio
che non mi sia chiesto chi sono?
Per questo sono andato nel deserto
mi sono esposto all’aquila e al nibbio
al serpente a sonagli agli avvoltoi.
Per giorni sono stato una qualsiasi
delle loro prede.
Voi? Cosa siete disposti a fare
per capire la vostra sete?”.

Io non lo so ancora. E voi? Però, penso. E pensando immagino che il buon senso, l’etica, il rispetto, l’accettazione dell’altrui pensiero siano parte di un tutto da cui nessuno può dissociarsi, che non basta aver facoltà di dire scrivere disegnare per non chiedersi se quella facoltà concessami debba essere illimitata o se invece non debba fermarsi dove incomincia l’altrui facoltà di essere esistere vivere…

PENSO ANCHE CHE IL PRESIDENTE della Repubblica Sergio Mattarella in visita ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau meriti riflessioni piuttosto che sommari resoconti. Umberto Folena, nel suo “press party”, chiedendosi “quale valore ha la visita, anzi il pellegrinaggio del presidente Mattarella ad Auschwitz?” risponde “senza ombra di dubbio alcuno” che al proposito “i quotidiani non sono per nulla tutti uguali. Infatti, c’è chi gli dedica la prima pagina e chi non scrive nulla da nessuna parte, come se in Polonia non si fosse mai andato, il Presidente!… Così, niente in prima ma solo pagine interne per “Quotidiano nazionale” e “Messaggero”; “Libero” colloca Mattarella di taglio basso sotto «La linea Lollobrigida sugli immigrati», come il “Fatto” che concede qualche riga insieme al Ministro dicendo «Lollobrigida difende la razza. Mattarella parla ad Auschwitz»; la “Verità” oscura del tutto Mattarella, però affida una pagina intera a Marcello Veneziani dal titolo “Scientifico o elitario, il razzismo è di sinistra”, che in effetti suona “sinistro” ricordando la Shoah; sul “Giornale”, pur cercando scrupolosamente, Mattarella non esiste, ma c’è la parola “lager”, usata però dagli animalisti, che definiscono «centro lager» il Casteller, luogo del confino per orsi problematici: zero spazio a Mattarella, ma due pagine all’orsa; e una perfino alle raccomandazioni per assistenti di volo: niente barba, tatuaggi né gomma da masticare”.

Continuo a non sapere chi siamo e dove stiamo andando. Noto con dispiacere che pochi cercano di aiutare a cercare una risposta…

LUCIANO COSTA

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