Dopo i video collegamenti con i Parlamenti di Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Germania e Israele, il presidente ucraino ha parlato anche alle Camere italiane, riunite a Montecitorio, dopo aver avuto un coloquio telefonico con papa Francesco. Zelensky ha ricordato ai parlamentari italiani che il suo Paese sta vedendo “il male e la devastazione”, che lascinano dietro di sé migliaia di morti e di feriti, ma anche bambini privati del diritto di avere genitori, bambini ammazzati…”. Riferendosi ai “frutti” della guerra, il presidente Zelensky ha affermato che sono decine di migliaia le famiglie distrutte e milioni le case abbandonate. Nelle città ucraine i morti “vengono seppelliti nelle fosse comuni e nei parchi…”. La guerra continua e vengono distrutte intere città. Come Mariupol, una città che era abitata da mezzo milione di persone, grande come Genova. “A Mariupol non c’è più niente, solo rovine: immaginate Genova – ha detto Zelensky – completamente bruciata dopo tre settimane di assedio”. A Kiev, ha aggiunto il presidente ucraino, ogni giorno suonano le sirene e ogni notte cadono le bombe. Nei dintorni di Kiev sono dislocate diverse truppe dell’esercito russo. “Così l’Ucraina è il cancello per l’esercito russo che vuole entrare in Europa”. Le conseguenze della guerra, ha affermato ancora, non si sentono solo in Europa: l’Ucraina è sempre stato uno dei Paesi maggiori esportatori di frumento e mais. Adesso i campi vengono distrutti e non possono essere coltivati. Questo ha conseguenze gravissime per i popoli di Paesi vicini all’Europa: anche a causa dell’incremento dei prezzi dei generi alimentari, ha sottolineato il capo di Stato ucraino, il dramma della fame colpirà decine di milioni di persone che avranno bisogno di aiuto. Insieme all’Italia e all’Europa si dovrà ricostruire l’Ucraina dopo la guerra. “Voglio ringraziare – ha poi affermato Zelensky – il popolo italiano per l’accoglienza data ai profughi ucraini: oggi in Italia ci sono più di 70 mila persone che sono state costrette a lasciare l’Ucraina, a fuggire dalla guerra”. Di questi, almeno 25 mila sono bambini: sono stati accolti, in gran parte, da famiglie. “Decine di bambini – ha ricordato – sono inoltre ricoverati negli ospedali italiani”. E, ringraziando il popolo italiano, ha concluso: “Dal primo giorno di questa guerra avete condiviso con noi il nostro dolore; avete aiutato gli ucraini che ricorderanno sempre il vostro calore, il vostro aiuto”.
Parlando col cuore, fissando gli occhi a un orizzonte che di sicuro egli immagina sereno e ringraziando per gli aiuti dati ai profughi, il presidente Zelensky ha commosso tutti. Adesso si tratta di passare dalle emozioni alla pace. Ma come si fa se questi ventotto giorni di guerra in Ucraina hanno continuato a dire che quella “terza guerra mondiale a pezzettini”, non dichiarata e non voluta, ma strisciante, è già qui sull’uscio di casa?
Lucia Capuzzi, ricordando la “guerra a pezzettini” di cui il Papa aveva parlato al termine del suo viaggio in Corea del Sud, ha scritto ieri che allora, 18 agosto 2014, i conflitti che dilaniavano il pianeta erano 154 all’epoca (dati di Upssala conflict data program), ma già 169 nel 2020. Dal 24 febbraio, la ferocia bellica dilania la stessa Europa, a lungo ‘distante’ dai teatri degli scontri aperti. Difficile non sentire l’interrogativo sull’imminenza di un terzo conflitto mondiale. Scoppierà davvero? Se diffidare della futurologia in geopolitica è sempre buona regola, può, invece, essere molto utile provare a leggere il presente, in versione integrale, oltre i compartimenti stagno di certa narrativa.
“Quando allarghiamo lo sguardo all’intero planisfero – ha scritto la giornalista -, ci accorgiamo che la Terza guerra mondiale’ è purtroppo già in atto da tempo. Solo che finora si è combattuta lontano dei centri strategici della politica internazionale. E, di conseguenza, dalla ribalta mediatica. Perché non abbiamo saputo rendercene conto? Certo, la guerra ha attraversato una profonda mutazione genetica dal Novecento al millennio attuale. Archiviata l’epoca dei grandi scontri fra eserciti e l’equilibrio del terrore del mondo bipolare, in cui il baricentro bellico era relegato ai margini diplomatici del pianeta, ora il conflitto fa i conti con lo sgretolamento dello Stato nazione e del suo monopolio della forza. Il mercato bellico si è fatto via via sempre più competitivo mentre la soglia della guerra si è abbassata sino a ricomprendere i gruppi privati: dalle mafie transazionali alle reti terroristiche. Mimetizzata in un poliedro di crisi apparentemente isolate, la Terza guerra mondiale allunga la sua ombra sinistra sul mappamondo”.
Lo dice l’accanimento feroce sui civili disarmati e il crescente numero di vittime civile e di sfollati. La tragedia immane degli ucraini in fuga si sovrappone e si aggiunge agli esodi dalla Siria, dall’Africa in fiamme, dal jihadismo, dalla violenza bellica latinoamericana. Spalancare gli occhi, la testa e il cuore su ciascuna di queste tessere cruente senza perdere di vista l’insieme, volendo, aiuta a decifrare il mosaico bellico oltre la contingenza, a decifrarne le chiavi nascoste dietro la retorica. Nel frattempo in Ucraina e dove la guerra è ormai di casa, “le vittime sono tante… Come è possibile questo?”.
Ci si emozione, ma la catastrofe merita ben più che l’emozione di un istante.
LUCIANO COSTA