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Se ne va un altro annus horribilis…

Addio, anno duemilaventidue! Vai pure, lascia il posto a un altro, porta con te il gramo e lascia in eredità quelle briciole di buono che ancora resistono e dicono che non tutto è perduto. Addio, annus horribilis! Benvenuto, anno nuovo! Ovviamente, benvenuto se con te porti serenità, che è sorella della Pace, che è parente della concordia, che è amica di chi semina speranza Oggi si chiude e forse gli immancabili botti alzati al cielo (speriamo pacifici e civili) vorranno semplicemente dire che il rumore provocato è questa volta rivestito di messaggi virtuosi, che debbono essere ascoltati anche da coloro che a ogni sollecitazione di Pace fanno orecchie da mercante.

Illuso qual sono, vorrei stasera e stanotte poter augurare un “buon anno” rallegrato da sorrisi sinceri, abbracci convinti e almeno una certezza: l’anno che viene sarà davvero quello della Pace!

Abbiamo bisogno di pace, siamo stanchi di parlare di guerre e odio, vogliamo giorni degni d’essere vissuti Siamo un popolo che costruisce città e paesi in cui vivere e far vivere, non un popolo che demolisce, neppure un popolo che costruisce arnesi adatti a demolire… Ma poi, ecco la distesa di macerie provocata da bombe e ordigni fatti apposta per seminare terrore e morte, ecco la lunga fila di bare allineate, ecco il canto funebre di mamme e papà a cui la guerra ha sottratto i figli, ecco noi civili inermi e incapaci di muoverci insieme per fermare la strage e mettere la pace al posto della guerra… Eppure, stanotte ho sognato che ventisette popoli di ventisette nazioni diverse si erano dati appuntamento sulla Piazza Rossa di Mosca per gridare insieme “è tempo di fare la pace”, per dire al Cremlino che la Ragione e non le armi sono e devono essere pane quotidiano”.

Assaporavo il vento della gioventù spensierata, masticavo illusioni e speranze, leggevo libri che proponevano visioni di umanesimo integrale, sfogliavo giornali che raccontavano storie di successo e ricchezze, scrivevo righe per raccontare storie di paesi e di gente che alle rovine della guerra avevano sostituito case e officine, sognavo cieli e terre nuovi quando l’8 dicembre 1967 papa Paolo VI, bresciano come me e noi, istituiva la Giornata mondiale della pace invitando il mondo intero a fermarsi per riflettere su quel bene “vilipeso e offeso”. All’alba ho riletto le premesse che quel papa aveva posto alla base della Giornata… “Vi sarete accorti disse allora – quanto spesso la nostra parola ripeta considerazioni ed esortazioni circa il tema della pace… Lo facciamo perché vorremmo che non mai ci fosse rimproverato da Dio e dalla storia di aver taciuto davanti al pericolo d’una nuova conflagrazione tra i popoli». Domani, a cinquantasei anni di distanza, quelle parole saranno di nuovo pronunciate e offerte come riflessione sul nostro essere e sul nostro divenire…

Allora, papa Paolo VI spiegò che quella Giornata non voleva, non doveva e non poteva essere esclusivamente nostra, religiosa, cioè cattolica, ma di tutti, cioè adesione di tutti i veri amici della pace. Nelle intenzioni di quel Papa mite e benedetto, la Giornata della pace doveva dunque essere celebrata proprio all’inizio di ogni nuovo anno come augurio e come promessa affinché fosse la pace, con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia…”. Colpì il mondo intero l’umiltà con la quale Paolo VI proponeva di fermarsi per riflettere, per pregare e così mettere pace dove c’era la guerra“La Chiesa cattolica — sottolineò papa Montini — con intenzione di servizio e di esempio vuole semplicemente lanciare l’idea.

Un’idea che nel corso degli anni ha generato speranze, costruito ponti, edificato città e paesi degni d’essere vissuti… Eppure, ancora adesso la Pace non è di tutti e per tutti… E il messaggio contenuto nell’enciclica “Pacem in terris (scritta da Giovanni XXIII e consegnata al mondo l’11 aprile 1963), che senza esitazione diceva “nessuno sforzo vada risparmiato per promuovere la pace, unica e vera linea dell’umano progresso, sebbene proclamato, resta troppe volte inascoltato.

Domani è di nuovo la Giornata mondiale della pace E di nuovo nessun sforzo deve essere risparmiato per promuovere la pace, unica e vera linea dell’umano progresso.

LUCIANO COSTA

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