Osservo quel che sta accadendo in Ucraina, registro l’andirivieni di potenti che vanno a rincuorare e a promettere aiuti, ascolto parole che trasudano partecipazione e condivisione del dramma che ormai da 364 giorni ripete il suo tragico canto, annoto ogni frase impregnata dei termini essenziali di ogni vita degna d’essere vissuta e che si chiamano libertà, democrazia, diritto, pace e poi ancora pace che sorge e si afferma con e nella giustizia… Ammiro il popolo ucraino e lo vedo libero e forte, capace di resistere e sognare tempi nuovi, anch’essi liberi e forti… E proprio racchiudendo visioni e pensieri in un unico gomitolo, mi sono chiesto: quanti e chi si possono considerare, oggi, “liberi e forti”? Insieme a un attento lettore, che il suo elenco me lo aveva proposto in un’accorata lettera, ho risposto che, innanzitutto, quel titolo di liberi e forti va riconosciuto al popolo ucraino, a tutti gli oppositori e oppositrici nonviolenti dei regimi (anche solo di fatto) dittatoriali; poi ai giornalisti e le giornaliste che non si autoproclamano “liberi”, ma lo sono davvero nei fatti; politici e amministratori qui e altrove lavorano per il bene comune; poi, alle persone – genitori, nonni, nonne – che, con libera dedizione e con sacrificio, contribuiscono a sostenere le famiglie, agli scrittori, alle scrittrici e ai saggisti e alle saggiste che scrivono e insegnano il valore della libertà; poi, agli artisti le artiste che spendono i loro talenti per fare un po’ felice l’umanità, a tutte le persone che, senza alcun ritorno economico, salvano naufraghi, a tutti i docenti che pensano e che parlano in termini di libertà e forza (forza buona)… Alla lista ho anche aggiunto tutti coloro che fanno il proprio mestiere con civile dedizione, limpida ispirazione, reale e non ostentata moralità e pura e semplice umanità. Tra questi tutti coloro che stanno dalla parte dei deboli e degli afflitti – medici, infermieri, preti, suore, laici, volontari, uomini e donne di ogni fede, di altre fedi, di ogni visione -, che con intelligente lealtà vivono, accolgono, condividono, sperano… Non ho compreso nella lista gli oppressori, i violenti, gli invasori, o guerrafondai, i dittatori, gli zar, chiunque ragioni con le armi piuttosto che con la pace… Costoro non li considero né liberi, né forti e neppure capaci di profferire parole di verità, le uniche che rendono liberi e forti.
Ieri il discorso del presidente russo Vladimir Putin all’Assemblea federale (il Parlamento) è stato quello che doveva essere: un condensato di slogan e di parole per rendere credibile quel che nel mondo nessuno (o pochi) è disposto a credere. Riassumo quel che il folle zar ha detto: avanti con “l’operazione speciale” in Ucraina, finché “gli obiettivi” non saranno raggiunti; la Russia ha sempre voluto la pace, ma il “regime neonazista al potere a Kiev” l’ha costretta a una “guerra per fermare la guerra”; è stato l’Occidente che “ha fatto uscire il genio dalla bottiglia” con tutte le tragiche conseguenze del caso; la “Russia sa essere amica”; la Russia è stata “il primo Paese” ad aiutare l’Italia durante la pandemia di Covid; basta con l’applicazione dello Start, l’ultimo trattato sulla riduzione delle armi nucleari ancora in vigore, perché Mosca non può permettere agli ispettori americani di visitare i siti nucleari russi mentre Washington è intenta ad infliggerle “una sconfitta strategica”; la Russia è stata costretta alla guerra, l’Ucraina “voleva dotarsi di armi nucleari” e non solo voleva attaccare il Donbass, ma anche la Crimea; l’Occidente vuole eliminare la Russia per sempre; ma è e sarà impossibile sconfiggerci in battaglia; il Mare d’Azov è tornato mare interno russo e quindi costruiremo strade come abbiamo fatto in Crimea, aiutando tutte le quattro regioni” ucraine annesse; l’economia russa ha superato tutti i rischi; l’economia russa ha superato tutti i rischi; abbiamo tutto per garantire la sicurezza e lo sviluppo del Paese; l’Occidente ci ha imposto sanzioni che hanno provocato la crescita dei prezzi e la perdita dei posti di lavoro, ma sono vittime delle loro stesse decisioni ed i cittadini lo sanno”; difendiamo i nostri figli dalla catastrofe spirituale dell’Occidente…
Dicono le cronache del giorno che durante la diretta televisiva del discorso di Putin, il sito web dei media di Stato è andato più volte in tilt “per motivi tecnici”, che secondo l’agenzia di stampa statale Ria Novosti sono stati causati da un attacco informatico. Gli Stati Uniti hanno definito “assurdità” le argomentazioni del Cremlino. “Nessuno sta attaccando la Russia e c’è una sorta di assurdità nell’idea che la Russia fosse sotto qualche forma di minaccia militare da parte dell’Ucraina o di chiunque altro”. Inoltre “Putin ha dimostrato pubblicamente la sua irrilevanza e la sua confusione; non ha soluzioni promettenti e non ne avrà… Parlando alla folla il presidente americano ha ribadito che “Kiev è ancora forte e resiste”, che “Mosca ha commesso crimini contro l’umanità senza vergogna, usando lo stupro come arma di guerra, il furto di bambini ucraini come vendetta: tutto ciò è ripugnante…”.
Ho ascoltato e ho concluso che l’unica risposta possibile resta l’educazione alla pace, “che è – ha detto il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, inaugurando l’anno accademico all’Università di Roma Tre – l’investimento necessario per una pace preventiva, individuale e collettiva… Per raggiungere la pace – ha aggiunto – occorre far evolvere le parti in lotta, uscendo progressivamente da una mentalità militare per abbracciare una mentalità politica, con un linguaggio proprio, credibile, convincente. Occorre accompagnare la trasformazione della visione dell’altro, da nemico ad avversario con cui discutere e anche contrapporsi, imparando a conviverci, ad ammetterne l’esistenza, fino a costruire una convivenza civile costruita per far convivere le differenze, non per annullarle”.
Solo camminando nella pace e per la pace è e sarà possibile restare e diventare “liberi e forti…”.
LUCIANO COSTA