Siano vaccinati ma guai ad abbassare la guardia

Siano bravi, forse anche ordinati e meticolosi, primi in Europa per numero di vaccinati e per lotta decisa alla diffusione del virus, però…. Servono comunque nuove norme, serve aggiungere al Green Pass qualcosa di super, qualcosa che consenta di trascorrere le festività senza intoppi e senza la paura di trovarsi improvvisamente bloccati nel serraglio dei colori pandemici. Il Consiglio dei Ministri ha approvato le nuove norme: entreranno in vigore il 6 dicembre e rimarranno valide fino al 15 gennaio, con possibilità di proroga se la situazione dovesse peggiorare. Intanto si sa che per “super green pass” s’intende la certificazione verde ottenibile solo in caso di eseguita vaccinazione oppure di guarigione certificata da Covid-19. I tamponi vengono quindi esclusi. Di conseguenza i non vaccinati (e non guariti), con le nuove regole subiranno notevoli restrizioni nelle loro attività sociali, anche nelle zone bianche, ma non per quanto riguarda il lavoro per il quale resterà valido il green pass legato al tampone.

Nel dettaglio: dal 6 dicembre il documento verde diventa anche per alberghi, spogliatoi per l’attività sportiva, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale; l’accesso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche sarà consentito in zona bianca e gialla solo ai possessori dei “super green pass”, con ulteriori limitazioni per chi non lo possieda e risieda in zona arancione; la vaccinazione obbligatoria viene estesa al personale amministrativo della sanità, a docenti e personale amministrativo scuola, a militari, forze di polizia e soccorso pubblico; dal 15 dicembre è obbligatoria la terza dose per le professioni sanitarie; vengono rafforzati i sistemi di controllo; la durata del green pass sarà di 9 mesi, invece dei 12 attuali.

Invariate le norme che riguardano l’uso delle mascherine, che restano non obbligatoria all’aperto in zona bianca ma obbligatorie all’aperto e al chiuso in zona gialla, arancione e rossa; sempre obbligatorio in tutte le zone portarla con sé e indossarla in caso di potenziali assembramenti o affollamenti.

Presentando il pacchetto delle nuove norme il premier Mario Draghi ha detto che “la situazione è sotto controllo: siamo nella situazione migliore in Europa grazie alla campagna vaccinale che è stata un successo notevole. I nuovi provvedimenti dicono che vogliamo prevenire per preservare, per conservare, vogliamo essere molto prudenti per evitare i rischi e per riuscire a conservare quello che ci siamo conquistati, che gli italiani si sono conquistati nel corso di quest’anno”.

Ma se in Italia le cose procedono bene e senza particolari affanni, altrove la situazione è disastrosa. A Mosca continuano a dire che il virus non c’è, ma cresce giorno dopo giorno il numero dei contagiati e dei morti. E purtroppo, dicono le cronache, il fondo non è ancora stato toccato e che nelle prossime settimane la situazione potrebbe peggiorare ancora. Raccontano i corrispondenti che da quelle parti la gente si comporta come se il Coronavirus non ci fosse. Ristoranti pieni, senza distanza di sicurezza, mascherine indossate solo da una minoranza della popolazione, igienizzanti intonsi e pochi, pochissimi locali con rilevamento della temperatura. Regna l’indifferenza e i residenti, quasi tutti convinti che tanto, prima o poi, il Covid passerà, insistono a dire che del vaccino non si fidano.

La Francia ha lanciato operazione “salviamo le feste”, mentre la Svizzera, prima al mondo, domenica andrà alle urne per un referendum sul green pass. In Francia, però, il numero di classi che sono state chiuse a causa dell’epidemia di Covid-19 è risalito ulteriormente nell’ultima settimana e ha toccato il record dall’inizio dell’anno scolastico a settembre. In Svizzera il green pass sarà al centro del referendum che si svolgerà domenica prossima. Fatto unico al mondo, l’elettorato elvetico si pronuncerà sulle ultime modifiche alla legge per la lotta al Covid, tra cui figura l’introduzione del pass sanitario. Stando agli ultimi sondaggi, le nuove norme dovrebbero superare lo scoglio delle urne ed essere approvate dal 61% dei votanti. È la seconda volta che gli svizzeri votano sulle misure sanitarie adottate per far fronte alla pandemia: lo scorso 13 giugno una prima versione dalla legge era già stata sottoposta al voto popolare, ma allora non c’era ancora il Green pass e oltre il 60% dei votanti si pronunciò a favore. In Svizzera il certificato Covid è obbligatorio per accedere a ristoranti, strutture culturali e altre manifestazioni o attività al chiuso. Nonostante ciò, il Paese registra un tasso di vaccinazione inferiore a quello di altri Stati europei mentre le nuove infezioni quotidiane sono in crescita e si aggirano intorno alle 6.000. In Germania si parla apertamente di emergenza mai così grave; in Austria è in vigore il lokdow; in Spagna e Portogallo c’è preoccupazione; negli altri Paesi europei la situazione non consente facili e felici previsioni.

Tra le cronache più lette c’è quella che da Siracusa racconta la vicenda di un malato pentito ma non salvato. E’ la storia di un uomo di 66 anni che prima di morire ha voluto che sul suo necrologio fosse scritto che si sarebbe salvato se avesse creduto alla drammatica forza del Covid-19. “Se avessi creduto alla pandemia, se avessi creduto al Covid, oggi racconterei un’altra storia, ma non questa storia”, si legge sul suo necrologio. L’uomo, prima di contrarre il Covid, avrebbe preso sottogamba le conseguenze della malattia e così, prima del suo decesso, ha chiesto alla famiglia che la sua storia rimanesse ben impressa per evitare altre morti legate al virus.

L. C.

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