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Terremoto, apocalisse: è la terra che si ribella…

Quattromila, cinquemila o forse di più: tanti sono i morti causati dal terremoto che ha investito Turchia e Siria. “Una forza spaventosa” hanno riferito i testimoni. Ed eccoci di nuovo di fronte al dramma, all’apocalisse, alla terra che si ribella, al Dio che permette simili tragedie, all’imprevedibile, all’impotenza, alla rabbia dei sopravvissuti, alle lacrime di chi ha perso affetti e case, alla macchina degli aiuti che si mette in moto, alle parole di solidarietà, alle invocazioni di un obolo che serva a lenire i giorni che verranno, alle preghiere che implorano il miracolo della vita, alle imprecazioni di chi nel dramma vede solo la mano ostile del cielo, alla corsa ai fondi (è un bubbone che emerge ogni volta accanto alle macerie, purtroppo) necessari per ricostruire, alle paure di chi vede nei senza casa e senza patria altrettanti disperati sulle strade della migrazione.

Stanotte, tra i fogli della posta elettronica ho letto lo strazio dei sopravvissuti. Il vescovo di Aleppo dice: “Eravamo al terzo piano, la paura è stata enorme e ora tutta la gente è in strada, al freddo e sotto la pioggia; non siamo abituati a questo genere di eventi, è la prima volta che vedo una cosa simile. Stanotte dormiremo all’entrata del vescovado o altrove, vedremo cosa fare. C’è grande paura, ci sono danni ovunque, anche in cattedrale. Le biblioteche sono distrutte, le case crollate: è una situazione apocalittica. Tante persone sono in macchina, tutti hanno i cellulari in mano e cercano di comunicare. La situazione è molto triste e ora servono mezzi di soccorso, elettricità. Questo è il problema”. Il vicario apostolico dell’Anatolia racconta: “I cellulari si stanno scaricando, ma per ora siamo in continuo contatto… Qui ci sono centinaia di morti, ma nella zona dell’epicentro si parla di migliaia di persone che hanno perso la vita. So che un ospedale è crollato, un altro è fuori uso; i collegamenti aerei sono sospesi, l’aeroporto di Antiochia è danneggiato. Aiuto…”.

In Turchia sono le province di Adana, Malatya, Gaziantep, Diyarbakir, Hatay, Adiyaman, Osmaniye, Sanliurfa e Kahramanmaras ad essere state interessate dal sisma. In Siria risultano colpite, insieme alle zone sul confine turco, anche le città di Aleppo, Latakya, Tartus e Hama. Oltre che per la gravità della distruzione, rimane particolarmente difficile il conteggio dei sinistrati tra aree controllate dalle autorità di Damasco e territori in mano a gruppi combattenti. Le squadre della Mezzaluna Rossa sono in azione. Nella parte nord occidentale della Siria sono attivi anche alcuni gruppi di Medici Senza Frontiere.

Dopo le scosse, avvertite in Israele, Libano e Iraq, si è messa in moto la macchina della solidarietà internazionale. L’Unione europea ha attivato il meccanismo di Protezione civile per il dispiegamento di squadre di soccorso: già partite quelle di Paesi Bassi e Romania. Mobilitato il sostegno della Nato. Disponibilità ad inviare «qualsiasi tipo di assistenza» da parte degli Stati Uniti. Mobilitazione in Francia e Gran Bretagna. Squadre di soccorso sono state inviate da Azerbaigian e India. «Esprimo le mie condoglianze al presidente Erdoğan, alla popolazione della Turchia e alle famiglie» di quanti colpiti, ha scritto su Twitter il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, offrendo «l’assistenza necessaria». «Siamo pronti a fornire» aiuto: lo si legge pure nel telegramma del presidente russo, Vladimir Putin, all’omologo turco, riportato dalla Tass. Il capo del Cremlino ha annunciato poi la partenza di squadre di soccorso russe per la Siria. Lì, come in Turchia, giungeranno aiuti pure da Israele, ha assicurato il primo ministro, Benjamin Netanyahu. Anche il presidente cinese, Xi Jinping, ha inviato messaggi alle autorità di Turchia e Siria. Al presidente turco sono arrivati inoltre il cordoglio e la vicinanza del capo di Stato italiano, Sergio Mattarella. Da Roma, resa disponibile la Protezione civile per i soccorsi. Papa Francesco ha chiesto ai  cristiani di tutto il mondo di essere “carità e assistenza”. La Conferenza episcopale italiana ha deciso lo stanziamento di 500.000 euro dai fondi otto per mille, come prima forma di aiuto, mentre la Caritas Italiana è costantemente in contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire il sostegno necessario.

Ogni commento che non sia improntato alla partecipazione è adesso fuori luogo. Serve invece voce per dire “eccoci, siamo pronti ad aiutare” e cuore disposto ad aprirsi per far posto ai disperati. “E chi pensa alla guerra come soluzione delle sue mire – mi ha scritto stanotte un amico che vive in Turchia -, mediti sulla forza della terra che trema e tremi insieme a lei”.

LUCIANO COSTA

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