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Ti regalo una card tutta “dedicata a te”…

Dopo aver letto e riletto i benefici concessi dalla card “dedicata a te” inventata dal Governo per aiutare le famiglie in difficoltà, oltre che difficile accodarsi al coro degli esultanti – vicini ai proponenti, ovvio – è problematico capire a quali criteri si ispiri. Quelli che l’hanno pensata sostengono che quella manciata di euro (poco più di trecento all’anno, se il provvedimento resisterà) risponde alle prime e reali necessità delle famiglie in affanno; quelli hanno provato a collegarla coi reali bisogni della gente dicono che è una pezza peggiore del buco che in teoria dovrebbe coprire. Proprio così: da una parte ci si esalta, dall’altra ci si deprime. E non è detto che la verità stia nel mezzo.

Insomma, la “mancetta” anti-inflazione pensata e concessa dal Governo (se tutto va bene dovrebbe valere a partire dal prossimo 18 luglio), se letta avendo presenti le necessità riscontrate e riscontrabili, lascia perplessi. Sembra addirittura che gli estensori abbiano usato occhiali annebbiati, tanto annebbiati da impedire di vedere che le necessità, forse, erano altre. Però, nel frattempo, si avanti così…

A rinforzare questa impressione è la lista dei prodotti “di prima necessità” acquistabili con la carta “dedicata a te”. Messa in rete dal Ministero dell’Agricoltura come “Allegato I” al provvedimento governativo dice, tra l’altro, che si potrà acquistare pescato fresco ma non pesce surgelato, caffè, tè e camomilla ma non tisane, miele naturale ma non marmellate, zucchero ma non sale. “Mai il paternalismo di Stato (sei povero? decido io quel che è bene per te) -ha scrito un esponente della minoranza – si era spinto a tanto, a mettere cioè in riga i bisogni decidendo alla spicciolata, dimenticando volutamente o stupidamente quelli reali…”.

In effetti questo nuovo strumento solidale appena messo in campo e pensato per circa un milione e 300mila nuclei familiari con reddito Isee sotto i 15mila euro non vale per comprare qualsiasi genere, ma è collegato a un paniere ben preciso di beni. E la lista allegata, in effetti, lo conferma dicendo che qualsiasi tipo di surgelato è escluso, così come non è compreso il sale, mentre c’è il cacao in polvere. Inoltre, per gli aceti è specificato che con la carta una tantum da 382,50 euro si può acquistare quello di vino, non le altre tipologie; diversamente, sono ammessi sia l’olio di oliva che di semi.

L’elenco è stato commentato da più parti e con accenti diversi. E se per la maggioranza va tutto bene, per le opposizioni siamo di fronte a un aberrante tentativo di vendere lucciole per lanterne. Per esempio, puoi acquistare questo o quello ma niente farmaci: quindi se tuo figlio ha la febbre la tachipirina te la paghi tu. I dettagli che stanno venendo fuori su questa carta detta sociale “sono talmente assurdi – ha scritto Chiara Appendino, ex sindaco di Torino – da mettersi le mani nei capelli. Il governo fa cassa sui poveri tagliando ovunque, poi tira fuori questa card, mentre il centrodestra reintroduce i vitalizi per i parlamentari.

La carta è stata ideata dal governo per sostenere le famiglie in maggior difficoltà economica a causa dell’inflazione, che pesa soprattutto sul carrello della spesa. Quindi i principali prodotti come pane, pasta e riso sono inclusi nel paniere, ma anche legumi, latte, burro, uova, frutta e verdura, zucchero, miele, zucchero, cioccolato. Restano fuori gli alimentari non considerati di prima necessità come birra e vino, ma anche bibite gasate e caramelle, oltre ai surgelati. Ai possessori della card spetterà poi uno sconto del 15% per la spesa fatta nei negozi della grande distribuzione che aderiscono alla convenzione relativa sempre allo stesso paniere di prodotti. Di fatto, uno sconto che sarà cumulabile alle promozioni già attive sui “prodotti solidali”.

La carta ha suscitato, ovviamente oltre i consensi dei proponenti, anche critiche severe e motivate. La segretaria del Partito democratico, ad esempio sostiene che la nuova carta è uno strumento “escludente, perché non vi possono accedere le persone anziane che vivono sole”. Per i sindacati “dedicata a te” replica “in maniera ancora più paradossale la social card per i pensionati del 2008. A conti fatti, costa più in spesa di produzione che per il beneficio reale del cittadino che la riceve. Il paradosso continua quando si può acquistare, ad esempio, il tè, ma non una comune tisana. Questo intervento, insomma, non contrasta affatto la povertà e non riconosce la dignità delle persone. La via maestra per contrastare la povertà è rappresentata da risposte lungimiranti e strutturali come il Reddito di cittadinanza, che negli ultimi 3 anni aveva concretamente aiutato alcuni milioni di persone”.

Il Governo “tira avanti” per la sua strada. Tutto il resto è un’opinione.

LUCIANO COSTA

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