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Troppe polemiche: Governo in apnea…

Tre ministri schierati per fronteggiare i dissensi e le proteste degli anarchici, lì per difendere le misure detentive più severe pensate apposta per mafiosi e reati gravi; un Presidente del Consiglio che si dice maratoneta piuttosto che velocista (ne ha il diritto: gira l’Europa e il mondo come una trottola, ma qui, appena cerca di velocizzare, trova ostacoli sempre nuovi sebbene tutti di casa sua); un altro ministro, che è pure vicepresidente del Consiglio, si sbraca dicendo che niente e nessuno lo fermerà e gli impedirà di costruire anche il famoso e fumoso ponte sullo stretto, che invoca misure anti-immigrati e loda decisioni prese in dispregio di precise norme internazionali (è di ieri la sentenza della Corte Europea che impone all’Italia di cancellare le norme appena emanate); altri due ministri, sodali, fanno fuoco e fiamme attorno al decreto legge che dovrebbe regolare ogni discorso sulle autonomie regionali; membri di commissioni delicate (come quella del Copasir) spiattellano in piazza dati e notizie di cui dovrebbero essere custodi silenziosi (almeno fino a quando le notizie non siano accertate e quindi oggetto di sentenza da parte di giudici titolati). Tutto questo dà l’idea di un Governo che ha un capo (anzi: una capa) che prima di comandare deve fare i conti con le cento anime che lo (la) circondano. Quindi, come sostengono le opposizioni, “questo è un esecutivo in apnea…, che ai problemi risponde con gli slogan e che sistematicamente promette senza mantenere…”.

A questo Governo toccherà oggi prendere atto della proposta che riguarda l’autonomia delle Regioni, sulla quale le posizioni e le opinioni si sprecano e dicono, a seconda di chi parla, che si tratta di una proposta risolutiva e univoca, ma anche ballerina e divisiva se non proprio azzardata. Se autonomia significa, come ha detto il ministro Valditara, stipendi diversi per gli insegnanti a seconda della regione di residenza, proprio non ci siamo. Infatti, ricordano gli esperti, “l’autonomia differenziata applicata alla scuola è un terreno più che scivoloso e finora, chi ha provato anche soltanto a parlarne, è stato sempre respinto”. Il grande pericolo che in molti vedono nel progetto del governo è un ulteriore ampliamento dei divari territoriali (tra Nord e Sud ma anche tra aree interne e centri urbani, tra periferie e città), già oggi molto marcati. Secondo l’ultimo rapporto di Save the children, a fronte di una dispersione scolastica nazionale media del 12,7%, la Sicilia raggiunge il 21,1% e la Puglia il 17,6%, mentre in Lombardia è all’11,3%, vicino all’obiettivo europeo del 9% entro il 2030. C’è tanto di cui preoccuparsi? Forse sì. Il rischio è che il governo prenda in considerazione la spesa storica, ma non la reale condizione delle persone. “E questa – sostengono gli addetti al lavoro –  è una questione che non riguarda soltanto la scuola, ma investe tutti gli aspetti della vita, come quello che riguarda la spesa sociale dei Comuni, che è molto diversa a seconda dei territori. L’Italia ­– aggiungono – è lunga e complessa: bisogna fare prima la mappa delle perequazioni e poi ragionare sugli assetti. Se, invece, si fa il contrario si rischia di aumentare i divari e proteggere sempre gli stessi”.

Sulla questione 41bis da applicare senza sconti, il dibattito è aperto. Però, ieri, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto che “la sfida non è al Governo, la sfida è allo Stato. E non è un problema politico, di destra e sinistra. In questi giorni – ha ribadito – ho visto posizioni tendenti a buttare in politica una questione che ci riguarda tutti. Il Governo non ha fatto altro che il suo lavoro, facendo molta attenzione a non alzare i toni. Quando siamo stati interrogati abbiamo risposto su come uno Stato serio dovrebbe affrontare una materia del genere”. Secondo il premier Giorgia Meloni “lo Stato deve rimanere fermo di fronte alle minacce mafiose, come di fronte a quelle dei terroristi. Dobbiamo rimettere le cose nella loro dimensione, capire chi crea il problema e chi non lo crea. Il problema qui non l’ha mica creato il Governo, l’ha creato chi ha deciso deliberatamente di sfidare lo Stato italiano… Consiglio prudenza e responsabilità”.

Governo prudente anche su tutte le altre questioni. Ma fino a quando potrà restare avvolto in questa fase prudenziale? E che risposta darà questo Governo all’Europa sulla questione migranti se il decreto che la riguarda è stato bocciato senza appello? Il Consiglio d’Europa, l’istituzione di riferimento della Corte europea dei diritti dell’uomo, attraverso il «Consiglio di esperti in materia di leggi organizzazioni non governative», ha messo in guardia il governo italiano richiamandolo proprio alla giurisprudenza della Corte per i diritti umani. E questo perché i nuovi decreti sicurezza, non sono ritenuti in linea con le norme europee. In particolare, è stata valutata la non conformità del decreto legge con i requisiti dell’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), fra l’altro dedicato alla «libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione». Il parere espresso dagli esperti con una relazione di nove pagine, valuta la compatibilità delle decisioni di Roma con le norme europee. Che i decreti non siano annoverabili tra le misure in buona fede, secondo Strasburgo lo dimostrano diversi cavilli (definiti “chilling effect”, che significa “effetti intimidatori). Vengono infatti moltiplicati «in modo significativo i requisiti per le imbarcazioni che effettuano missioni di salvataggio per entrare o transitare nel territorio italiano». Secondo gli esperti del Consiglio d’Europa, i decreti vanno persino oltre, mettendo in discussione l’essenza e la salute della democrazia. Perché alimentano «l’ostilità nei confronti degli operatori umanitari e delle Organizzazioni non governative».

Proverà il Governo del maratoneta Giorgia Melloni a rimuovere le cause della sua evidente apnea? Chissà chi lo sa!

LUCIANO COSTA

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