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Troppi bambini poveri. Che fare?

I dati diffusi l’altro ieri dall’Istat, e per lo più passati in osservati a causa dello spopolamento mediatico di Sanremo, confermano purtroppo, scrive Save the Children in un comunicato “una condizione di povertà crescente che, nel nostro Paese, colpisce i bambini, le bambine e gli adolescenti”. L’aumento della povertà assoluta tra i più piccoli è uno dei risultati drammatici della crisi economica che anche l’Italia sta attraversando. “La povertà minorile – si legge ancora nel comunicato – colpisce tutte le dimensioni di vita di un bambino, dalla salute alla educazione, non condiziona solo il suo presente ma pregiudica il suo sviluppo. Non possiamo permettere che il prezzo della crisi sia pagato dai più piccoli, sbarrando le porte al loro futuro”.

In particolare, sottolinea l’Organizzazione, è allarmante constatare come “il livello di povertà assoluta abbia oggi toccato il punto più alto dal 2005, vanificando così i miglioramenti registrati nel 2019. Secondo la rilevazione dell’Istat, oggi, in Italia, 1 milione e 346 mila minori vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209 mila in più rispetto all’anno precedente. Questo vuol dire che in Italia si trova in questa condizione il 13,4% dei bambini e dei ragazzi”. Inoltre, l’Organizzazione fa notare come siano soprattutto le famiglie con figli minori a subire le conseguenze più gravi dell’emergenza socio-economica.

Di fronte a questi dati Save the Children si rivolge al governo italiano per chiedere con forza “il varo di un piano nazionale di contrasto alla povertà minorile che comprenda misure di sostegno materiale alle famiglie, sostegno alimentare (a partire dall’accesso gratuito alle mense scolastiche), sostegno educativo per prevenire l’abbandono scolastico e l’aumento della povertà educativa”. Ciò che serve subito è “un piano nazionale articolato sui territori, con la messa in rete degli enti locali, le scuole, l’associazionismo e il volontariato, e tutti gli attori, pubblici e privati che possono dare un contributo”.

Il comunicato, inoltre, sottolinea che in Italia, sin dall’inizio della crisi, Save the Children ha rimodulato e potenziato le sue attività sul territorio “per rimanere al fianco di bambine, bambini e adolescenti e delle loro famiglie, intercettando e rispondendo, in rete con associazioni partner territoriali, a vecchi e nuovi bisogni emersi nel corso della pandemia, con interventi di sostegno materiale alle famiglie, distribuzione di tablet e connessioni, sostegno alle scuole e sostegno educativo e psicosociale per bambine, bambini e adolescenti”. Sessantaseimila persone sono state sostenute, tra minori, famiglie e insegnanti, nei primi sei mesi dall’avvio del programma (giugno-dicembre 2020) in tutta Italia, mentre dall’inizio dell’emergenza ad oggi, tramite le due iniziative “Non da Soli” e “Riscriviamo il Futuro” sono stati raggiunti oltre 141 mila bambini, bambine, famiglie e docenti.

Oltre la povertà che tocca i bambini c’è la povertà che colpisce adulti e famiglie: un italiano su dieci si trova in grave difficoltà economica. Le stime preliminari dell’Istat indicano valori preoccupanti: ci sono un milione di nuovi poveri. L’incidenza della povertà assoluta cresce sia in termini di nuclei familiari in stato di profondo disagio che raggiungono quota due milioni (+335mila), sia in termini di individui che salgono a 5,6 milioni (+1,7% in un anno). Per cui, si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019 ed emerge una crescita delle difficoltà più ampia al Nord che al Sud. Single e anziani restano le categorie meno esposte al rischio impoverimento che colpisce soprattutto le famiglie numerose. In crisi sempre più spesso i nuclei familiari in cui il capofamiglia non è disoccupato ma ha un lavoro da operaio o autonomo.

Famiglie numerose a rischio. Ad eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), la crescita riguarda tutte le famiglie, ma in misura più rilevante quelle con un maggior numero di componenti. A veder peggiorare la propria condizione sono soprattutto le famiglie con un solo genitore, le coppie con un figlio e quelle con due. La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi. L’incidenza della povertà assoluta sale, infatti, di oltre due punti percentuali per i minorenni per un totale di bambini e ragazzi poveri che raggiunge quota 1 milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente.

Anziani ancora di salvezza. Unico argine all’aumento della povertà sono gli ultra sessantacinquenni per i quali le condizioni di via rimangono sostanzialmente stabili. Anche nell’anno della pandemia, la presenza di anziani in famiglia – per lo più titolari di almeno un reddito da pensione che garantisce entrate regolari – riduce il rischio di rientrare fra le famiglie in povertà assoluta.

Il Nord in affanno ma il Sud resta più povero. L’incremento della povertà assoluta registrato nel 2020 è maggiore nel Nord del Paese e riguarda 218mila famiglie, per un totale di 720mila individui. Peggiorano anche le altre aree del Paese ma in misura meno drammatica. Il Mezzogiorno resta l’area dove la povertà assoluta è più elevata.

L. C.

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