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Ucraina, Crotone e poi ecco lo Yemen…

Non ha usato mezze parole il segretario generale dell’Onu, António Guterres, aprendo a Ginevra la 52° sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che coincide con il 75° anniversario della Dichiarazione universale. E neppure ha fatto sconti a un reale che mette in mostra il peggio: la guerra in Ucraina voluta dalla Russia con lo scopo dii sottomettere quella piccola nazione al suo volere; altre venti o più guerre in giro per il mondo; un Medio Oriente che non conosce certezze; Israele e Palestina teatri di aggressioni e ripicche assurde; Turchia e Siria devastate dal terremoto; continue violazioni dei diritti delle donne in Iran; soprusi sui diritti dei bambini in Ucraina e ovunque abiti la guerra invece della pace; indifferenza nei confronti dei diritti dei migranti che cercano un mondo migliore e trovano, invece, la morte in mare perché viene sistematicamente violato il «diritto a non dover migrare», ossia ad avere in patria condizioni di pace e sicurezza sociale ed economica; cambiamento climatico devastante e non sempre per colpa della natura; situazioni di guerra dimenticate come quelle che riguardano lo Yemen… Poi i diritti umani calpestati. “Tutto il mondo – ha detto il segretario generale dell’Onu – ha fatto marcia indietro…”, così si registra «l’orribile naufragio» avvenuto domenica in Calabria… Questo mentre c’è bisogno “di percorsi sicuri e legali per migranti e rifugiati”. Poi, l’Ucraina… Il segretario generale dell’Onu sottolinea che l’aggressione russa al Paese “è la più vasta violazione dei diritti umani che osserviamo oggi, contrassegnata da casi di violenza sessuale, sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e violazioni dei diritti dei prigionieri di guerra”. Così, la Dichiarazione universale dei diritti umani è sotto attacco da ogni parte e ogni giorno vengono commesse nuove violazioni: l’antisemitismo, il fanatismo anti-musulmano, la persecuzione dei cristiani, il razzismo, la discriminazione e la violenza di genere… E che ora ha bisogno di nuova vita”. Deve cioè tornare ad abbracciare il mondo che soffre, a soccorrere le persone perseguitate, a rimettere i paesi dimenticati tra quelli in cui far giungere aiuti e sostegno, a offrire garanzie ai bambini sottraendoli ai maltrattamenti e impedendo che siano mandati a fare la guerra… Realtà assurda, addirittura impossibile… Eppure quasi 450 milioni di bambini – un bambino su sei – nel 2021 ha vissuto in una zona di conflitto con un incremento del 9%. La situazione più grave si registra nel Medio Oriente, dove a vivere in zone pericolose è un bambino su tre. Secondo il Rapporto “The forgotten ones”, diffuso ieri in Italia da “Save the Children”, il peggior Paese per i minori è lo Yemen…

Lo Yemen, piccolo paese tra alte montagne, sconosciuto ai più ma meta di coloro che vogliono avviarsi alla conquista delle vette più alte, da anni teatro di guerre fratricide e di interessi strategici che mirano solo all’occupazione e alla devastazione delle risorse… Lo Yemen, dove tra poco si dovrà registrare l’ottavo anniversario del conflitto che progressivamente lo sta devastando. Basta leggere le cifre della guerra per rendersene conto: tra il marzo 2015 e il settembre 2021, nel Paese ci sono stati 23.000 bombardamenti, circa 10 al giorno, con l’uccisione o il ferimento di 18.000 civili; in questo contesto i bisogni umanitari continuano ad aumentare. Prime vittime di una guerra che non accenna a finire sono i più piccoli. Nel Rapporto di Save the Children “The forgotten ones”, diffuso ieri, si legge la testimonianza di un bambino di nove anni che ha perso una gamba a causa di un bombardamento mentre giocava con gli amici. “È difficile vivere senza una gamba – dice -. Prima giocavo a calcio, correvo e stavo con i miei amici, ma poi una granata mi ha colpito. Ora resto a casa a giocare con i miei giocattoli”.

Oltre all’insicurezza alimentare che l’affligge, lo Yemen è anche uno dei Paesi peggiori per quanto riguarda le strutture scolastiche. Molte delle sue scuole sono state danneggiate, distrutte o utilizzate per altri scopi, ad esempio come centri militari e basi militari”, ha detto a Vatican News/Radio Vaticana Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia. “Nel Paese si devono assicurare protezione e giusti programmi per poter permettere ai più piccoli una vita decente, dignitosa, che comprenda soprattutto l’educazione e il recupero psicologico”. Il Rapporto dell’organizzazione include anche un’analisi della copertura mediatica nei 10 Paesi più colpiti dai conflitti. Lo Yemen ha avuto solo il 2,3% di copertura mediatica rispetto all’Ucraina. “I conflitti peggiori – si legge – sono spesso quelli di cui si parla di meno”.

I dati presentati dalla ricerca di Save the Children sono allarmanti: “In un anno più di 8mila bambini sono morti o sono stati mutilati con una media di 22 al giorno. Il maggior numero di bambini feriti nei conflitti vive in Africa, dove se ne contano 180 milioni. Afghanistan, Somalia e Siria – alcune delle principali nazionalità di provenienza delle persone che hanno perso la vita nel naufragio di Crotone – sono tra i dieci Paesi peggiori per i bambini in cui vivere”, si legge ancora nel rapporto, che non include ancora la situazione in Ucraina che certamente a causa della guerra in corso incide rendendo ancora peggiore il quadro generale.

Filippo Ungaro afferma: “Il nostro appello alla comunità internazionale è quello di creare dei momenti di tregua in tutte le zone dei conflitti, di sospendere la commercializzazione di armi verso i Paesi in guerra e di fare in modo che il diritto internazionale venga rispettato, soprattutto i diritti dei minori”. Secondo il Rapporto i bambini continuano a soffrire a causa di sei gravi violazioni nelle zone di guerra: uccisioni, mutilazioni, reclutamento e utilizzo da parte di forze e gruppi armati, rapimento, stupri e altre forme di violenza sessuale, negazione dell’accesso umanitario e attacchi alle scuole e agli ospedali.

E il mondo? Il mondo resta a guardare e la pace, purtroppo, deve attendere.

LUCIANO COSTA

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