Vergogna, vergogna… E’ generale la condanna, ma sono ancora false le giustificazioni del boia che ha permesso il bombardamento dell’ospedale dei bambini di Mariupol. “E’ inaccettabile il bombardamento di un ospedale pediatrico, non ci sono motivazioni…”. Ma il boia è pronto a ribadire che dentro l’ospedale c’erano nemici armati… La cronaca del giorno dice che la città portuale ucraina di Mariupol è stata “sotto il continuo attacco dei bombardamenti russi”. Il vicesindaco ha ipotizzato 1.170 persone uccise, di cui 47 sepolte in fretta in una fossa comune. “Questa – ha poi aggiunto – è una città dove non c’è più acqua, dove non è più possibile riscaldarsi, dove mancano elettricità e, gas, con i residenti costretti a bere neve ea bruciare legna, se ancora ne dispongono, o qualsiasi cosa si utile a generare una fiamma”. A tutto questo si è aggiunta, tragedia nella tragedia, la distruzione dell’ospedale causata da un’incursione aerea improvvisa e feroce. Dicono le immagini che dell’ospedale rimangono soltanto macerie. Neppure si conosce il bilancio delle vittime: si parla di diversi feriti, forse 17, ma anche di tanti morti. Durissime le parole del presidente Zelensky: ‘Un attacco diretto delle truppe russe all’ospedale di maternità. Persone e bambini sono sotto le macerie. Bambini sotto le macerie. Che atrocità! Per quanto ancora il mondo sarà complice ignorando il terrore? Chiudete i cieli adesso! Fermate le uccisioni! Avete il potere di farlo ma sembra che stiate perdendo l’umanità… Quello che sta accadendo a Mariupol è una catastrofe umanitaria”.
Intanto oggi, giovedì, la Turchia, terra di confine, ospita l’incontro dei ministri degli esteri di Russia e Ucraina. Parleranno di tregua, di corridoi umanitari, forse anche di pace… Di quella pace che perla Russia significa resa incondizionata ai suoi voleri da parte dell’Ucraina” e per l’Ucraina il ritiro della Russia dai suoi territori. “Ma se queste sono le premesse – ha spiegato un esperto -, difficile è anche solo intravedere una via d’uscita”. Secondo l’inviato di un autorevole quotidiano “la Russia vuole colloqui con l’Ucraina il prima possibile, ma partendo dal suo volere, che si basa sul riconoscimento immediato da parte dell’Ucraina della sovranità e indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, conquistate e dichiarate russe a tutti gli effetti, sulla dichiarazione di assoluta neutralità, sull’abbandono di qualsiasi ipotesi di adesione alla Nato e all’Europa Unita…”. Insomma, Putin vuole un’Ucraina senza volto, senza storia, senza volontà, senza dignità; la vuole sottomessa e pronta a ubbidire… Se questo è vero, viene da chiedersi: a che cosa servano i colloqui di oggi? Che valore possono avere eventuali colloqui che abbiano come presupposto la ricerca di un punto d’incontro su cui costruire la pace?
Al di là dei colloqui di pace o di semplice ricerca di qualcosa che le assomigli, resta l’orrore causato dal boia che ha comandato di sparare sull’ospedale dei bambini. Chi spiegherà alla gente quel che è accaduto? Chi asciugherà le lacrime dei genitori? Chi restituirà degnità ai bambini sopravvissuti?
Quei bambini e tutti i bambini offesi dalla guerra e dalle guerre invocano pace, perché di pace hanno principalmente bisogno. I dati che adesso, nell’Ucraina martoriata e offesa dalla Russia, li riguardano sono agghiaccianti: degli oltre due milioni e mezzo di profughi fuggiti in quattordici giorni di conflitto (la stessa cifra di migranti arrivati nell’Ue in due anni, tra il 2015 e il 2016), almeno la metà è composta da minori. È la prima volta nella storia ed è una crisi senza precedenti: bambini non accompagnati e separati dai loro genitori, bambini in fuga dai bombardamenti, bambini senza la cura dei parenti, bambini esposti ad alto rischio di violenza, di abuso e di sfruttamento… A volte, i piccoli restano soli anche per una scelta dolorosa dei familiari, che vogliono proteggerli con ogni mezzo: sono tanti i genitori che rimangono in Ucraina a combattere e che per questo affidano i figli a vicini e conoscenti che cercano, invece, sicurezza in altri Paesi.
I bambini hanno bisogno di pace… Ma chi lo spiegherà al boia? Ho riletto stamani all’alba quel che Baltasar Gracian ha scritto nella massima numero duecentotrenta, che ho di nuovo intesa come raffigurazione della stupidità e umana, quella che non sa “aprire gli occhi a tempo” e che quindi non vede e non sente lo strazio di chi è costretto a morire senza colpa e senza alcuna giustificazione… Scrive il saggio Baltasar: “Non tutti quelli che veggono hanno gli occhi aperti, nè tutti quelli che guardano veggono. Rendersi conto tardi, non serve di rimedio ma di travaglio. Alcuni cominciano a vedere quando non c’è più niente da vedere, perché disfecero le loro case e le loro cose prima di rifar se stessi. E’ difficile dar l’intelletto a chi non possiede la volontà, e molto più dare la volontà a chi non possiede l’intelletto. Quelli che li circondano, giuocano con loro come con ciechi, provocando le risa degli altri; e perché sono sordi per udire, non aprono gli occhi per vedere. Non manca peraltro chi fomenta questa loro insensibilità, perché la loro esistenza consiste nel far sì che gli altri non siano niente. Infelice quel cavallo, il cui padrone non ha gli occhi: malamente ingrasserà”. Io ho visto materializzarsi nell’antico scritto l’immagine di colui che vantandosi oggi di essere zar di tutte le (sue) russie comanda la guerra e impone il suo triste dominio su uomini e cose non sue… A costui propongo di far tesoro della raccomandazione con cui Baltasar chiude l’apologo dedicato all’uomo di ostentazione. Dice: “Si comandi seriamente e si ordini legalmente al Pavone, che tutte le volte che spiega al vento la varietà della sua pompa, egli debba dare un’occhiata alla bruttezza sei suoi piedi; in modo che l’alzare le penne e l’abbassare gli occhi sia tutt’uno; ed io vi assicuro che questo solo rimedio basterà a correggere la sua ostentazione”.
Nel caso il Pavone di turno non intenda la vecchia saggezza, fate in modo di proporgli la nuova, quella che il piccolo-grande Gianni Rodari ha messo tra le sue magnifiche storie e favole e che ricorda a chiunque che “ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie da non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio la guerra”.
LUCIANO COSTA