Ucraina non vuole e non deve morire…

Di fronte al disastro della nuova guerra, non dichiarata solo imposta all’Ucraina dalla Russia guidata da un folle Capo che ha già purtroppo indossato le vesti del peggior “grande dittatore”, riprendevo i discorsi di Giorgio La Pira sulla pace e sul dovere per un cristiano di ricorrere alla preghiera rivolta al suo Dio per invocare la concordia sciupata da menti umane corrotte dalla sete del potere e incuranti del bene comune. Oggi La Pira, sindaco coraggioso di Firenze negli anni del dopo-guerra, è al centro della riflessione sulla guerra in Ucraina che “L’Osservatore Romano” mette in prima pagina ricordando che “proprio l’Ucraina e la Russia ( a cui guarda “la Vergine della Tenerezza di Kiev e di Mosca”) sono state l’altra grande “frontiera” animata e arricchita del creativo e assolutamente profetico lavoro per la pace (lo dice la cronaca, non gli agiografi) portato avanti dal “professore”, per il quale “la guerra impossibile e invece la pace inevitabile” era (ma resta anche adesso) “materia su cui operare” per “trasformare le armi in aratri”, lezione da offrire ogni giorno in ogni parte e a qualsiasi potente del mondo (lui la propose a Hô Chí Minh di persona, a Stalin e Kruscev per lettera)… Nel 1954, a Ginevra, La Pira urlò che “le città non vogliono morire”, attirando l’attenzione dell’ambasciatore sovietico che a nome del suo governo lo invitò, primo uomo politico occidentale, a Mosca (era il 1959) individuandolo come interlocutore credibile ed efficace per allentare le forti tensioni Est-Ovest del tempo. Ecco, oggi ci vorrebbe di nuovo un La Pira, capace di gridare ai fautori della guerra che “le città non vogliono morire”, che “Ucraina non vuole e non deve morire”,

Una guerra in Europa nel Terzo millennio? Un’assurdità, evento improbabile, quasi impossibile. Invece, il giorno dopo l’attacco lanciato dal folle “grande dittatore” (zar delle sue russie), piovono missili sulle città, ci sono tanti morti, tantissimi feriti, si teme un bagno di sangue alimentato purtroppo “dalle solite vittime innocenti, inermi, che avrebbero voluto vivere in pace con gli altri, con tutti, anche se hanno una bandiera diversa”. Ma, si sa, “ai potenti non interessa dei deboli che soccombono e ci sono tanti cinici Erode in giro…”. Di fronte alle bombe, centinaia forse migliaia di cittadini russi sono scesi in piazza per chiedere pace… Hanno chiesto pace ricevendo in cambio disprezzo e arresti (si parla di migliaia di persone arrestate con l’accusa di essersi opposte allo Stato mettendo in discussione la sua stessa supremazia).

Ieri, in preparazione al convegno dei sindaci in programma Firenze nell’ambio delle iniziative per un “Mediterraneo lago di pace”, a Romano Prodi, uno dei relatori principali, hanno chiesto se e come era possibile evitare di arrivare alla guerra. “Non si poteva – ha risposto il professore -, ma si doveva! Vale a dire: si poteva e si doveva evitare”. Ma come? Forse mettendo il problema al centro degli impegni dell’Unione Europea, dell’Onu, di chiunque avesse a cuore la pace nel mondo… Argomentando su questi argomenti Romano Prodi, con la solita schiettezza, ha messo a nudo le fragilità sottolineando di trovare “l’Onu particolarmente debole in questa fase storica… Ormai nell’Onu è tutto nelle mani del Consiglio di Sicurezza dove la Russia ha diritto di veto… E così, quando “il conflitto tocca qualcuno dei grandi, l’Onu non esiste più… Da parte sua l’Unione Europea, sebbene abbia adesso una solidarietà maggiore di quanto non abbia avuto in passato, deve fare i conti con situazioni diverse da Paese a Paese. Ha Paesi che dipendono totalmente dal gas russo, Paesi che ne sono quasi totalmente indipendenti… C’è un comune sdegno riguardo all’azione compiuta dal presidente russo, ma ci sarà una notevole differenziazione quando si parlerà di sanzioni da imporre e di risposte coraggiose e severe da dare”.

Per uscire da queste spirali che immancabilmente si concludono con la parola “guerra”, per dare al Mediterraneo (che direttamente non bagna l’Ucraina ma che indirettamente, tramite il mar Nero, la aggrega) la sua funzione di “lago di pace”, per andare oltre la protervia di un qualsiasi Putin, oggi e domani a Firenze tornerà di nuovo d’attualità il grido di La Pira: le città dell’uomo non vogliono morire. Per farlo, ha detto Romano Prodi, servono coraggio e determinazione, ma soprattutto serve essere convinti che “il mondo cambia se i ragazzi studiano assieme”. Si tratta allora di creare 20-30 università miste: una sede a Catania, una a Tripoli, una a Barcellona, una a Rabat… “Con un centinaio di migliaia di giovani che frequentano queste università – ha sottolineato Prodi –  cominceremo a costruire la comunità del Mediterraneo. E’ una idea molto semplice, costosa, ma molto meglio dei pattugliamenti, degli schieramenti di eserciti, delle sanzioni contro i dittatori e fautori della guerra, della corsa agli armamenti utili a difendersi…”.

Ieri, con piacere, ho visto due pagine di giornale (se vi interessa leggerle le trovate ancora sul sito on-line di “Avvenire”) dedicate interamente alle lettere scritte da ragazze e ragazzi della scuola media “Albio Tibullo” di Zagarolo, cittadina nell’area metropolitana di Roma, a Biden e Putin, uno Presidente degli Stati Uniti d’America, l’altro Presidente della Russia, La speranza è che gli adulti che parlano spesso con grave leggerezza e per categorie assolute dei fatti di Ucraina, delle scelte di Putin e delle mosse di Biden si facciano toccare da queste giovani voci e vedano coi loro occhi sinceri, ma anche acuti. E chissà che i potenti del mondo non raccolgano un’eco di questi pensieri di timore e di speranza. Sono tante e tutte toccanti le lettere pubblicate!

Ne prendo una, quella scritta da Chiara Del Cavaliere, e ve la propongo come odierna meditazione. Dice:Egregi presidenti Biden e Putin, sono una ragazza di 13 anni che come tutti ha vissuto la pandemia. Due anni di carcere nella propria casa, e adesso in Europa sta per scoppiare la guerra. È davvero la cosa giusta da fare? Voi che avete combattuto per far finire la II Guerra Mondiale, voi che avete liberato gli ebrei dai campi di sterminio, volete veramente essere gli artefici di una terza guerra mondiale? In questo momento, vi state contendendo l’Ucraina, un territorio che non vi appartiene. Siete sempre state due potenze mondiali, e in questo momento state di nuovo in tensione. Invece di fare la guerra perché non vi alleate, non trovate un accordo? Spero che ascoltiate le mie preghiere…”.

E noi, proprio noi, che cosa facciamo?

LUCIANO COSTA

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