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Un incontro presuppone…

Dappertutto, ma in modo particolare in politica, qualsiasi incontro, sia esso sbandierato preparato segreto pubblicizzato confezionato o casuale si riveste sempre di mistero. Più che il fatto (due o più che si ritrovano per mettere in chiaro o ingarbugliare ulteriormente le loro posizioni) interessa il cosa (che cosa li ha spinti fin lì, di che cosa hanno parlato, su quale cosa era urgente chiacchierare-litigare-trattare-mediare…). Per esempio, il Presidente del Consiglio che incontra Tizio/a e poi Caio/a e anche Sempronio/a (le doppie finali vogliono rendere omaggio alla parità) è una notizia che va in prima pagina quando e come la materia del contendere porta i contendenti a contendersi ragioni o torti o meriti, che va in seconda o terza pagina se tutto fila via come l’olio, che va all’interno se tutto si riduce a pura cortesia o a gomitate di saluto. E’ già in prima pagina, invece, l’incontro tra Biden e Putin, che nel bene e nel male rappresentano due big, due anime, due modi di intendere la democrazia, due opposti, due potenti… Secondo le anticipazioni i due parleranno di tutto, anche dello strapotere cinese diffuso su scala planetaria. I due parleranno, poi si vedrà. Intanto fioriscono ipotesi e si intrecciano racconti: l’ipotesi più gettonata è che i due si guarderanno in cagnesco mantenendo le rispettive posizioni; il racconto più intrigante è quello che disegna i due potenti impegnati a raccogliere ciliegie, poi a contarle e ricontarle perché vincerà solo chi ne avrà una in più dell’altro.

Ne sapremo di più nei prossimi giorni. Nel frattempo può invece essere interessante comprendere, non già i due contendenti (impossibili da capire stante il fatto che è obbligatorio vederli solo da lontano, e non per questioni di virus), ma il significato della parola – incontro –  che li ha guidati fin lì. Ho trovato materiale utile a guidare la comprensione nell’incipit delle Conversazioni tra un religioso e un pococredente, magistralmente riassunte da Luigi Manconi e Vincenzo Paglia, laddove si spiega che “incontro” comincia con “in” che significa “verso…”, “in direzione di…” che di fatto “allude al movimento in vista di un colloquio, una conversazione, uno scambio; insomma, qualcosa che promette amicizia”. Però, subito dopo, appare quel “contro”, vale a dire un faccia a faccia che non esclude la figura battagliera dello “scontro”. Così il termine “incontro tiene insieme intesa e scontro, indicando che non esiste accordo del tutto privo di superfici ruvide e non si dà impatto incapace di preludere a un patto”. Per evitare fraintendimenti e magari immaginare che gli attori principali del narrato siano i due di cui sopra, è giusto specificare che nel libro si incontrano un arcivescovo e un sociologo “che vanta un’importante esperienza politica e si definisce “pococredente”, in qualsiasi caso con una visione della vita dove la fede non è decisiva”. Però, “si  tratta di un incontro reale, senza trucchi e perciò imprevedibile; un incontro avverso a facili accordi e sintonie ireniche; un incontro in cui due uomini dall’intelligenza affilata e reattiva e non disposti a risparmiare nessun colpo argomentativo” si confrontano scoprendo che “in alcuni casi le posizioni si avvicinano, in altri rimangono fieramente distanti; che i luoghi dell’incontro stanno tutti sulla faglia prodotta da placche tettoniche culturali (una ventina le placche tettoniche che caratterizzano la terra;  molte di più, ovviamente, quelle riferite alle correnti culturali/ndr) che in parte si attraggono e in parte si oppongono”.

Ovviamente, ho preso dalle pagine lette ieri solo le righe che più s’adattavano alla cronaca quotidiana. Per ragionare sul resto (intendo sulle restanti pagine) ci vorrà tempo. Le conversazioni tra il religioso e un pococredente, infatti, sono complesse, addirittura ingarbugliate per chi, pretestuosamente, le vuole adattare all’immediato. Ciò non impedisce di usarle, adesso, come lente d’ingrandimento per comprendere l’essenza di accadimenti e incontri annunciati. Insomma, se Biden vede Putin e Putin vede Biden (ma lo stesso vale se il Presidente del Consiglio vede Tizio, Caio o Sempronio), è probabile abbiano qualcosa da dirsi, magari da chiarire o da aggiustare. Chissà, forse dopo, il mondo si avvierà a essere migliore. O peggiore?

LUCIANO COSTA

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