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Un mondo in Pace è ancora possibile…

La Pace da far fiorire, perché il mondo non merita di essere preda della guerra, perché uomini e donne hanno il diritto di assaporare e di condividere la concordia, perché i bambini devono crescere sapendo che attorno a loro e con loro regna la fraternità, perché nessuno può schiacciare-offendere-uccidere la volontà di vivere in Pace. Di tutto questo si è nutrito il Natale, di questo ha parlato al mondo papa Francesco, su questo chiunque è stato invitato a riflettere e anche ad agire affinché cessino le guerre e a tutti sia concesso di vivere nella Pace. Papa Francesco, davanti a settantamila persone accorse in piazza San Pietro per vivere il Natale, ha chiesto pace per il mondo… Leggere quel che ha proposto credo sia il primo passo da compiere se davvero, insieme, vogliamo costruire la Pace. Ecco dunque di seguito quel che papa Francesco ha detto ieri al mondo.

In questo giorno di festa volgiamo lo sguardo a Betlemme… Gesù nasce in mezzo a noi, è Dio-con-noi. Viene per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini. Viene come bambino inerme. Nasce al freddo, povero tra i poveri. Bisognoso di tutto, bussa alla porta del nostro cuore per trovare calore e riparoCome i pastori di Betlemme, lasciamoci avvolgere dalla luce… vinciamo il torpore del sonno spirituale e le false immagini della festa che fanno dimenticare chi è il festeggiato Usciamo dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento

Volgiamo lo sguardo a Betlemme, dove risuona ancora adesso il primo vagito del Principe della pacequella pace che il mondo non può dare… perché chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra passiamo a un mondo aperto, libero di vivere nella fraternità e nella pace… per poterlo fare dobbiamo spogliarci dei pesi che ci intralciano e ci tengono bloccati.

E quali sono questi pesi? Che cos’è questa “zavorra”? … Sono l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna. Questi pesi impediscono di andare a Betlemme, escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso alla via della pace. E in effetti, dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità.

Se vogliamo che sia Nataleil nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra. Il Signore ci renda pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, e illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata! Purtroppo, si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?

Il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale. Pensiamo alla Siria, ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito; e pensiamo alla Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti. Imploriamo il Signore perché là, nella terra che lo ha visto nascere, riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Palestinesi e Israeliani. Gesù Bambino sostenga le comunità cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, perché in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi. Aiuti in particolare il Libano, perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della Comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà. La luce di Cristo illumini la regione del Sahel, dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze. Orienti verso una tregua duratura nello Yemen e verso la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perché cessi ogni spargimento di sangue. Ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà nel continente americano, ad adoperarsi per pacificare le tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi; penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo.

In questo giorno, nel quale è bello ritrovarsi attorno alla tavola imbandita… pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti. In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere… Non dimentichiamoci dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani – saggezza di un popolo – che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani.

Fratelli e sorelle, Betlemme ci mostra la semplicità di Dio, che si rivela non ai sapienti e ai dotti, ma ai piccoli, a chi ha il cuore puro e aperto...

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