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Un mondo nuovo è ancora possibile

Si ricomincia e si rinnova la speranza di giorni migliori. Conclusa la vacanza e aspettandone un’altra, resta il tempo per sommari bilanci – turisti in aumento, tanta gente in gita fuori porta ma altrettanta costretta a fare i conti con il poco consentito dalla crisi, pandemia non ancora domata, guerra e guerre che consumano risorse e distruggono il sogno di un mondo finalmente pacifico, politica che non ce la fa a riunire le forze e a far trionfare la concordia, economia in bilico tra ripresa e disimpegno, aumenti vertiginosi di qualunque cosa destinata al consumo e al mercato, segni positivi s critti con inchiostro invisibile e sogni di buon futuro brutalmente accantonati… –  e copiose attese di novità e di possibilità da usare per sollevare il mondo dalle crisi che lo attanagliano. “Ce la faremo, andremo oltre la crisi, ricominceremo a distribuire benessere e fiducia” dicono in tanti. Dicono… Poi la realtà consuma le parole e schiera panorami foschi e dolorosi.

Però ieri, annunciato ma ugualmente calato come felice sorpresa, ecco il raduno di ottantamila ragazzi-giovani dio età compresa tra i dodici e i diciannove anni, arrivati a Roma per incontrare papa Francesco e con lui pregare per la pace, invocare gioia e felicità e dimostrare che un mondo nuovo è possibile. Erano ottantamila, forse di più, e ciascuno portava nella propria bisaccia sogni e voglia di vivere. A loro papa Francesco ha detto, semplicemente, “voi non avete l’esperienza dei grandi, ma avete qualcosa che i grandi alle volte hanno perduto, voi avete il fiuto della verità”. Tutto dentro una festa, una grande festa incominciata tra canti e sorrisi e proseguita con la veglia guidata dal papa e pensata come via ideale e sicura verso un mondo finalmente in pace.

Poi, dopo un’ora abbondante di riflessioni e testimonianze portate in piazza dagli stessi protagonisti del grande raduno, di nuovo la voce del papa che si alza per ringraziare, salutare, rincuorare, distribuire speranza, rinnovare sogni, invitare ad avere fiducia e per spingere cuori e menti a diventare un cuore solo e un’anima sola, a mettere la verità posseduta dove regna la menzogna… “Questa piazza attendeva da tempo di riempirsi del vostro entusiasmo – ha detto Francesco – e quindi vi ringrazia…” Poi, lasciando da parte i fogli scritti, ecco Francesco che avanza pronunciando parole che sbriciolano qualunque ovvietà: “Capita che ci sentiamo nudi, inermi, soli; quante volte vi siete sentiti soli, quante volte avete avuto paura: non bisogna vergognarsi di dire ho paura del buio, le paure vanno dette, si devono esprimere per poterle cacciare via. Il buio ci mette in crisi ma dipende da come noi gestiamo queste situazioni: le crisi vanno illuminate per poterle vincere… Non abbiate paura della vita, abbiate paura piuttosto della morte del cuore. La vita è bella, è per essere data agli altri. È importante che voi andiate avanti: illuminate le paure, vincete lo scoraggiamento con il coraggio di prendere la mano di chi abbiamo vicino e ce la tende, e non perdete il fiuto della verità”. Nella dolce sera romana, quelle parole seminavano fiducia, regalavano squarci di luce, donavano a ciascuno grappoli di speranza.

Poi, all’ora canonica delle notizie dal mondo, di nuovo gli scenari della disperazione portati in casa dalla guerra vicina e dalle guerre lontane, di nuovo la cronaca del giorno di festa (detta pasquetta), di nuovo la visione di lunghe code di automobili (questa volta di ritorno dalla vacanza), di nuovo il racconto di incidenti, di nuovo la rassegna degli impegni da onorare dopo aver gustato la vacanza… Anche il tempo per spiegare che se l’esercito di Mosca, in questa fase della guerra in Ucraina, si accanisce cercando il pieno possesso della regione del Donbass, lo fa per interesse e per suggellare la vittoria di Putin. Poi, come al solito, l’aspetto politico è solo una faccia della medaglia. L’altra è quella del grande tesoro che questa martoriata terra nasconde: petrolio, gas naturale, carbone e uranio. Ma non solo. Sulla bilancia economica pesano anche manganese, titanio, ferro, metalli rari e altro ancora. Tutti prodotti del sottosuolo che fanno gola non solo ai due Paesi coinvolti, ma anche ai loro rispettivi alleati che potrebbero beneficiarne.

Così la guerra in Ucraina continua; così le guerre che si combattono nel mondo non smettono di seminare morti e distruzioni. Però, in fondo al tunnel, la luce di un nuovo giorno di sicuro c’è.

LUCIANO COSTA

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