Ci sono i pensionati al minimo (meno di 5.000 euro all’anno) per i quali ogni annuncio di aumento è un allungamento della vita; e ci sono quelli al massimo (oltre 200.000 euro all’anno) per i quali ogni annuncio di riduzione o ridimensionamento è un anno rubato alla loro felice vita. Le due categorie hanno in comune soltanto la qualifica: pensionati. Questi umani avviati sul viale del tramonto detti pensionati, dichiarano redditi medi di 18.990 euro, ormai poco distanti dal reddito denunciato all’amministrazione finanziaria dai lavoratori dipendenti che, secondo le dichiarazioni dei redditi 2021 presentate lo scorso anno, si attesta sui 21.500 euro a testa con un margine solo del 4,6% in più rispetto a chi è ormai in quiescenza. I soggetti che dichiarano al Fisco un reddito prevalente da pensione sono oltre 13,5 milioni (93% di coloro che dichiarano reddito da pensione) e il 37% non ha altri redditi. L’imposta netta media dichiarata è di 4.650 euro. Ma scorrendo le statistiche fiscali del dipartimento delle Finanze emerge anche che quasi 8 milioni di pensionati dichiarano di spendere complessivamente nell’anno oltre 9 miliardi in medicine, visite specialistiche e assistenza sanitaria, più che legittimo vista l’età avanzata, con una media di 1.190 a pensionato. Il ritorno in termini di sconti dalle imposte si ferma comunque a poco più di 2,1 miliardi.
Spacchettando i dati per classi di reddito, dalle dichiarazioni emerge che le pensioni d’oro – oltre i 200mila euro l’anno per intenderci -, riguardano meno di 27mila contribuenti ovvero solo lo 0,2% dei contribuenti in quiescenza. Mentre il 32,6% dei pensionati conosciuti dall’agenzia delle Entrate dichiara redditi tra 15mila e i 26mila euro di reddito. Va detto che quasi un milione di pensionati continuano a lavorare arrotondando l’assegno mensile. In 883mila dichiarano di percepire, oltre alla pensione, redditi assimilati al lavoro dipendente mentre in quasi 95mila offrono prestazioni da lavoratore autonomo.
Quasi il 57% dei pensionati dichiara di avere una casa adibita ad abitazione principale ma sono comunque pochi quelli che ancora pagano il mutuo. Su un totale di 14,5 milioni di contribuenti che presentano la dichiarazione al Fisco come pensionati, quasi 8 milioni hanno la deduzione per abitazione principale con uno sconto superiore ai 4,2 miliardi, con un valore medio di 530 euro. Come detto, solo il 2,3% deve fare ancora i conti con il mutuo prima casa: in 330.137 beneficiano della detrazione per interessi sui mutui ipotecari per abitazione principale per un totale di 236.831 complessivi con una media di 720 euro.
Dalle tabelle sugli sconti d’imposta al 19% emerge che, nonostante l’età avanzata, sono ben pochi i pensionati che si possono permettere la spesa per una badante. Solo 100mila pensionati su 14 milioni conosciuti dal Fisco beneficia degli sconti per addetti all’assistenza personale (o bandanti). In sostanza per le badanti le detrazioni d’imposta complessivamente si fermano a poco più di 193mila euro, con un valore pro capite medio di 1.920 euro. Un dato che però potrebbe far pensare a una richiesta di prestazioni di assistenza in nero. Anche il dato che emerge dagli oneri deducibili e in particolare quelli relativi ai contributi per servizi domestici e familiari non sembrano volare rispetto alla platea di oltre 14 milioni complessivi. Solo 409mila contribuenti dichiarano oneri deducibili per quasi 334mila euro con una riduzione media dell’imponibile di 840 euro. Più di un milione di pensionati, invece, ha sottoscritto polizze sulla vita e contro gli infortuni, con una detrazione complessiva 282.549 milioni con una media di 270 euro a pensionato.
(A cura di LUCIANO COSTA)