Costume

Brescia città felice

Amici lontani ma impossibilitati a ridurre le distanze causa virus dominante, mi chiedono di non smettere di viaggiare per città e provincia alla ricerca del bello, del buono e dell’efficiente, che secondo loro ci sono nonostante classifiche e dicerie sostengano il contrario. Chiara, da anni oltre oceano a imparare l’arte cinematografica e televisiva, mi dice che negli USA si parla di Brescia e di bresciani quando Brescia e bresciani battono la concorrenza e mostrano per intero la loro grande inventiva, oppure, come è successo nei mesi scorsi, associandola a Milano e alla Lombardia nel triste conto delle vittime da Covid-19. Giulio, ormai cittadino tedesco, insieme agli auguri mi ha mandato un angolo di giornale in cui Brescia è classificata “insicura”. Gli ho risposto che non vedo pericolo e che lo aspetto, se non subito appena archiviata l’onda pandemica, così da poter ripristinare il piacere dell’interscambio culturale, culinario, artistico e turistico con la porzione di Germania diventata sua stabile dimora.

Oggi, secondo giorno dell’anno 2021, alla chetichella, ho spulciato in lungo e in largo gli archivi della memoria alla ricerca di qualcosa da usare come antidoto alla cattiva nomea che ancora emerge tra certi (ma direi che sono soprattutto incerti) commentatori d’oltralpe. Ho così trovato almeno dieci buoni motivi per consigliare a vicini e lontani di venire fin qui, quando si potrà, per godere la mia e vostra città. Eccoli: 1) Complesso di Santa Giulia godibile in tutte le sue componenti; 2) piazza della Loggia illuminata secondo arte e buon gusto, con la facciata del Palazzo sede del Comune che si offre alla vista nello splendore della sua architettura; 3) complesso del Capitolium –  le vestigia romane e l’antistante piazza del Foro – che con l’ospitalità data alla Vittoria Alata finalmente restaurata diventa una tappa obbligata per chiunque; 4) chiostri dell’Università, di San Giuseppe, di Santa Chiara e del Carmine di pubblico godimento; 5) chiesa della Madonna dei Miracoli e chiesa della Madonna della Carità pronte a mostrarsi in tutta la loro mirabile bellezza; 6) pubbliche fontane – vere opere d’arte disseminate tra Piazza Paolo VI, il Corso, Piazza del Mercato, la Pallata e la Loggia – ripulite e riattivate; 7) facciata della Chiesa Cattedrale restituita all’antico splendore; 8) Pinacoteca Tosio Martinengo rimpolpata di opere troppo a lungo tenute in deposito, pronta a stupire con la quantità di arte posseduta e mostrata; 9) un Castello e il suo colle Cidneo, non a caso considerati tra i migliori d’Italia; 10) una metropolitana moderna e veloce, che nel dipanarsi del suo tragitto regala emozioni e visioni inusitate… Fuori classifica ma degni di farne parte, i parchi (che da soli reclamano almeno un giorno di attenzione), le opere destinate a cambiare volto all’ovest cittadino, le restaurate costruzioni degli ex magazzini generali, le vie e piazze pedonalizzate, i teatri che aspettano soltanto il pubblico per mostrarsi nella loro efficienza…

Secondo alcuni esperti, ora che il peggio è passato e alcuni segnali, benché minimi, lasciano intravedere un tanto di novità, sarebbe il caso di incentivare il godimento della città adottando misure che consentano alla gente di riappropriarsi del bello e del buono. Giro l’osservazione al sindaco Emilio Del Bono, sperando ascolto e segnali conseguenti.

Alla domanda “sei ottimista o sei pessimista?”, anni e fa Giorgio Bocca oppose un “non conviene rispondere, tanto è evidente la sua improponibilità”. Come si fa, infatti, spiegava il vecchio giornalista, a dirsi di un umore piuttosto che di un altro se alla fine tutto diventa marmellata? E ancora, aggiungeva “come non essere ottimisti sapendo che l’umanità, pur essendo arrivata dalle caverne, probabilmente saprà resistere anche ai computer e ai telefonini?”. Appunto, come si fa a essere pessimisti se il nostro attaccamento alla vita è tale da confermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che essa è il nostro massimo bene? Come dubitare che c’è, da qualche parte, un gruzzolo di provvidenze (oggi si chiamano bonus, domani regali, post-domani concessioni temporanee) sempre a nostra disposizione? Come non accorgersi, infine o prima di tutto, che i cretini e l’imbecillità fanno parte del paesaggio?

Insomma, si può tirare a campare, anche piuttosto bene. Soprattutto perché “la prevalenza del cretino che ci circonda ha i suoi vantaggi: ci può far credere di essere intelligenti e diversi”. Tra le righe di un libro che qualche tempo fa andava per la maggiore (“Chi non legge questo libro è un imbecille” il suo titolo) si può ancora leggere che “non tutti quelli che leggono questo libro non sono imbecilli”. C’è da consolarsi. Di più se, essendo vero che invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, sapremo essere normali in una città normale per sentirci, se non proprio appagati e felici, almeno normali. In fondo, questa è una città bella e felice, almeno fino a prova contraria.

LUCIANO COSTA

Altri articoli
Costume

Potrebbero interessarti anche