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…ma esiste un santo che inventa la pace?

I santi, soprattutto quelli che più di altri si sono mischiati al contado (insomma, quelli comunemente detti popolari, magari sempliciotti però benigni con i poveri, misericordiosi con i dubbiosi, severi coi riccastri) servono per confermare anche quello che non hanno mai detto. Se uno di loro, per esempio, diceva “beati i poveri perché diventeranno ricchi in Paradiso”, benché fosse evidente che il suo dire si legava allo spirito e non alla materia, gli tiravano le pietre costringendolo a fughe precipitosissime. Era, come si suol dire, un “incompreso”, però di quelli che il bene lo facevano senza rimpinzarlo di benevolenza. In fondo, fare il bene senza infiorarlo di attributi benevoli, è sempre stato il destino dei santi. Uno di questi, tale Francesco d’Assisi, guadagnò la santità parlando con gli uccelli, ammansendo i lupi, trasformando le pietre in pane, inventando frate Sole e sorella Luna e mettendoli subito a servire la plebe benché fosse evidente la loro alta e cosmica collocazione… Altri tempi? Forse, ma neppure così lontani. Infatti, oggi ai santi, moderni o antichi, si chiede di andare per strada per mostrare il volto migliore del servire e convincere i viandanti a guardarsi negli occhi per scoprire la bellezza di camminare insieme verso mete speciali: il paradiso per chi ci crede, un’isola felice per chi è abituato a scartare ogni cosa che non procuri vantaggio e guadagno, un luogo dove star bene da soli per chi il prossimo lo tiene alla larga…

Cosa c’entrino i santi con i giorni che viviamo – giorni tristi e bellicosi la loro parte – non lo so. Però stamani all’alba, invece di guardare all’Ucraina (nazione invasa e bisognosa di pace ma obbligata alla guerra), alle guerre che si combattono in giro per il mondo, alle bombe lanciate su paesi e città abitati da gente che di sicuro neppure conosce il verbo ammazzare, ai missili sparati, alle beghe sul gas e sul petrolio, al dico e disdico con cui i signorotti della politica condiscono la loro esistenza, alle beghe di vertice, alle pretese di un posto al sole assicurato e a ciò che accadrà nei prossimi giorni in territorio politico… ecco, invece di frugare nel sacco in cui finiscono tutti i mali della società e del mondo, ho ripensato al vecchio che di fronte alla guerra che mai finiva non aveva timore a dire che “solo un santo o una schiera di santi, potevano porvi rimedio”. Così allora, così anche adesso. Se interessa, e deve interessare, il nome che quel vecchio si portava a spasso era Santo (una volta si usava dare quel nome al bimbo arrivato così che ricordasse a tutti la potenza del miracolo di vivere) e questo gli era sicuramente di buon auspicio.

Poi, tra i ritagli di giornale, ne ho trovato uno che argomentava sulla pretesa di far passare per veri i pensieri e le parole mai pensati e mai pronunciate dai santi. Era successo nell’immediato dopo-elezioni politiche, quando la vincitrice della corsa s’era avventurata dalle parti di san Francesco, il poverello d’Assisi, ricordando alla plebe che l’aveva votata il detto a lui attribuito, quello che diceva “tu comincia a fare quello che è necessario, poi quello che è possibile. Alla fine, ti scoprirai a fare l’impossibile”. Ma la frase citata, benché nobile e bella, san Francesco non l’ha mai pronunciata. Però circola impunemente su facebook da più di dieci anni, ripetuta fino allo sfinimento ogni 4 ottobre. Ed è solo una delle tante citazioni fasulle attribuite al patrono d’Italia.

Su internet di falsi di questo genere se ne trovano a bizzeffe e basta cercarli per aggiungere divertimento al quotidiano mesto procedere. Persino la preghiera più citata del Poverello di Assisi, quella che dice “o Signore, fa di me uno strumento della tua pace: dove è odio, ch’io porti amore, dove è offesa ch’io porti il perdono, dov’è discordia ch’io porti l’Unione…”, in realtà non è sua, ma è stata scritta addirittura nel Novecento e in francese e poi tradotta in italiano antico per spacciarla come scritto medievale. In questi casi, però, più che di bufale dovremmo parlare di apocrifi, perché se è vero che il segreto del successo delle fake news è quello di non essere mai vere ma sempre verosimili, questi aforismi, pur non essendo stati detti o scritti da Francesco d’Assisi, sicuramente ne riflettono il pensiero. E possono riservare più di una sorpresa ai politici che se ne appropriano.

Il caso della citata “preghiera semplice”, preghiera pacifista, ha avuto divulgatori illustri: basti pensare che è stata cantata al funerale di Lady Diana, incisa da Claudio Baglioni e citata – tra gli altri – da Madre Teresa di Calcutta, Bill Clinton, Giovanni Paolo II e persino durante la conferenza di San Francisco con cui venne costituito l’Onu.

Dice la storia che tutto inizia nel 1912, quando il testo viene pubblicato per la prima volta in Francia, nella rivista ecclesiastica La Clochette, con il titolo “bella preghiera, da fare durante la messa”. Il 20 gennaio 1916 è pubblicata in italiano su L’Osservatore Romano insieme ad altre preghiere per la pace. Ed è proprio sul fronte della Grande Guerra che cominciano a circolare dei volantini con il testo affiancato all’immagine del santo di Assisi. Nelle prime immaginette viene scritto che questa preghiera “riassume meravigliosamente la fisionomia esteriore del vero seguace di san Francesco”. Però, se san Francesco non c’entra nulla, va detto che le parole sembrano riecheggiare una fonte francescana come i “detti del beato Egidio”, ladove dicono “beato colui che ama e non desidera essere amato, beato colui che teme e non vuole essere temuto, beato chi si cura degli altri e non vuole cure per sé”.

La stessa dinamica vale anche per gli altri apocrifi. E il discorso si fa interessante perché il pensiero autenticamente francescano che ne emerge è fortemente “politico”, ma decisamente lontano da posizioni precostituite, se di destra, di centro o di sinistra ha scarsa importanza… Semmai, pur non avendo san Francesco d’Assisi mai invitato a fare il necessario per scoprirsi poi a fare l’impossibile, lui per primo quell’impossibile lo ha fatto concretamente.

Quello che Giorgia Meloni ha detto, dunque, Francesco d’Assisi non lo ha mai detto ma lo ha fatto, e lo ha fatto con un gruppo di balordi e criminali. “Che il futuro capo del governo lo abbia ricordato nella notte più importante della sua vita, quindi, – ha scritto un commentatore – è assolutamente opportuno, così come sarà opportuno che il suo futuro governo lo ripeta”.

Il resto, se resto ci sarà, verrà di conseguenza.

LUCIANO COSTA

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