Un ventaglio smuove l’aria ma non batte certo la calura. Però, se ad agitarlo è il Capo dello Stato, allora quello strumento di illusorio refrigerio diventa un messaggio a cui è difficile non prestare attenzione. Metaforicamente, proprio ieri, in occasione del rinnovarsi di un’antica tradizione (i giornalisti di solito impegnati nelle cronache dai palazzi della politica, alla vigilia delle ferie parlamentari, regalano il prezioso strumento di frescura al Presidente della Repubblica), il ventaglio è diventato occasione per mandare segnali e moniti importanti. Agitando l’aria con il simpatico regalo ricevuto, il Presidente ha parlato di vaccini e riforme, di libertà e diritto, di responsabilità gli uni verso gli altri, di coraggio da mettere nella mischia se si vuole uscire a testa alta dalla crisi in cui la pandemia ha costretto e ancora costringe l’Italia e il mondo.
Sergio Mattarella ha prima ricordato i mesi drammatici che hanno segnato il Paese durante la prima fase della pandemia e poi durante la seconda ondata. “Mese dopo mese però – ha sottolineato – abbiamo assistito a una reazione che ha portato a ricostruire speranza e fiducia”. Come? Semplicemente imboccando “due strade”: la vaccinazione e gli interventi di rilancio economico, che continuano a essere gli indispensabili strumenti per assicurare sicurezza e serenità.
Il Presidente, fresco ottantenne, ha parlato con la serenità di chi sa di aver lottato e sperato insieme al suo popolo, mettendo in ogni parola cuore e sentimento, tessendo pensieri utili a rischiarare il cammino, assegnando a ogni regola richiesta il valore della più alta testimonianza dovuta alla libertà. E’ tutto da leggere e meditare questo discorso del ventaglio! E sono così convinto della sua funzione di stimolo e sveglia, che volentieri vado a riassumerlo e a proporvelo.
Ha detto il Presidente ai giornalisti e tramite loro a tuti gli italiani: “La pandemia non è ancora alle nostre spalle; il virus è mutato e si sta rivelando ancora più contagioso. Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo. Il vaccino non ci rende invulnerabili, ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità. Per queste ragioni la vaccinazione è un dovere morale e civico”.
“Senza attenzione e senso di responsabilità rischiamo una nuova paralisi della vita sociale ed economica; nuove, diffuse chiusure; ulteriori, pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese. E anche la scuola è stata costretta a grandi sacrifici. Quindi, occorre tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate. Il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere un’assoluta priorità. Gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti”.
“Auspico fortemente che prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva. La libertà è condizione irrinunziabile, ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo. Se la legge non dispone diversamente si può dire: in casa mia il vaccino non entra. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un alto pericolo di contagio; perché preferiscono dire: in casa mia non entra il virus. Dobbiamo rispettare il diritto di ciascuno a non ammalarsi”.
Il Capo dello Stato, ricordando che dall’Unione Europea stanno per arrivare le prime risorse del programma Next Generation, ha detto: “Gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà. Non possiamo fallire: è una prova che riguarda tutto il Paese, senza distinzioni. Quando si pongono in essere interventi di così ampia portata, destinati a incidere in profondità e con effetti duraturi, occorre praticare una grande capacità di ascolto e di mediazione. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci, rispettando gli impegni assunti”. Da qui il forte e fermo richiamo alla forze politiche “perché continuino a lavorare nella doverosa considerazione del bene comune del Paese”.
Infine, l’appello a tutti gli italiani: “Conto che non si smarrisca la consapevolezza della emergenza che tuttora l’Italia sta attraversando, dei gravi pericoli sui versanti sanitario, economico e sociale. Che non si pensi di averli alle spalle. Che non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti. Abbiamo iniziato un cammino per uscire dalla crisi, ma siamo soltanto all’inizio. Ci siamo dati obiettivi ambiziosi e impegnativi, di medio e lungo periodo. Perseguirli con serietà e responsabilità significa anzitutto guardare con il necessario realismo all’orizzonte che abbiamo davanti”.
Buone vacanze, Presidente! Ma, se serve, usi pure il ventaglio come clava contro chiunque sostituisca alla verità gli interessi di bottega.
LUCIANO COSTA