Cultura

Quei trentatré giorni di papa Luciani…

Lascio in disparte le disavventure e i drammi quotidiani e mi occupo della santità di un papa, Albino Luciani, salito al Soglio Pontificio assumendo il nome di Giovanni Paolo I, che ebbi fortuna di vedere e salutare in uno dei suoi brevi trentatré giorni di pontificato, quelli che lo hanno passato alla storia come il Papa dei 33 giorni, come il “Papa del sorriso” e anche, purtroppo, peggio ancora, come il Papa protagonista di una leggenda noir sulla morte repentina alimentata da libri e giornali. Adesso la beatificazione – domani in piazza San Pietro presieduta da papa Francesco – aiuta a meglio conoscere e anche scoprire l’immensa figura di Giovanni Paolo I. Quindi il magistero, la profondità spirituale e umana, lo spessore, la cultura patristica, morale, storica, dogmatica. E’ durato diciannove anni il cammino di papa Luciani verso la Beatificazione, giusto il tempo per far esaltare le sue grandi virtù, già conosciute ma bisognose, come richiede la Chiesa, di approfondimenti e conferme. Ora è tutto fatto e domani, il Papa del sorriso sarà elevato alla gloria degli altari col titolo di Beato. Nel grande libro della sua vita spiccano la sua tenacia nello stare dalla parte degli umili, povero tra i poveri, prete “per servire e amare”, per condividere tutto ciò che possedeva, per stare “dritto sulla porta della chiesa ad accogliere e perdonare”, ubbidiente e sorridente, cardinale di una Venezia che lo amava e poi Papa all’improvviso… Ma sicuramente “uno dei Papi più geniali del ‘900”.

Quando risuonò al mondo il suo nome quale Papa, successore di Paolo VI, chi era alle prese con la notizia da trasformare in righe da mettere in pagina, ebbe un sussulto. “Chi è? Da dove viene? Perché proprio lui?” Le risposte arrivarono in fretta: era un uomo venuto dalle montagne bellunesi con il cuore gonfio di gioia e tanta voglia di essere prete di Dio al servizio dell’umanità; era vescovo e cardinale a Venezia, conosciuto per la sua sensibilità e straordinaria disponibilità ad accogliere, amare, consigliare, perdonare e rendere gioioso anche il più impervio sentiero da percorrere. In più, possedeva il coraggio della verità semplice e diretta, quella che commentando l’incontro a Belluno, la sua città, tra Hitler e Mussolini gli fece dire in dialetto “siamo in mano a due matti!”; praticava la Carità “silente e operosa”, quella che offriva aiuto. protezione e affetto alle persone in difficoltà a causa della guerra, che considerava “gli odiati ebrei” semplicemente “fratelli”; stupiva i benpensanti accogliendo e prestando la sua mano ai lontani “figli dello stesso Dio”, tanto che ai suoi vescovi andati a chiedergli consiglio sul celebrare o meno funerali pubblici cattolici per Pier Paolo Pasolini, rimasto ucciso in una “morte scandalosa”, prima autorizzò e poi spiegò che “tutti hanno bisogno della misericordia del Signore” ricordando che lo scrittore friulano, da adolescente, era attaccato alla chiesa “e questo –disse – lo rende gradito agli occhi del Signore”. Lui era fatto così… “Non formulava giudizi di condanna, ma partiva da quello che c’era di buono nelle persone”.

Il processo canonico, passo fondamentale sulla via che porta al riconoscimento della santità, che ha avuto impulso dalla Chiesa brasiliana arrivando fino all’Argentina, ha però avuto un incedere lento e arriva alla tappa della beatificazione dopo 44 anni della morte, avvenuta in quel 1978 impresso nella memoria collettiva come “l’anno dei tre Papi”. Tuttavia, proprio la lentezza ha permesso di svolgere un lavoro minuzioso. “La causa di Papa Luciani – ha sottolineato il postulatore – non è stata né più lunga di altre, né più breve e agevolata di altre. È stata una ricerca senza sconti: accurata, coscienziosa, scrupolosa, condotta con metodo storico-critico, sulla base di una seria investigazione delle fonti archivistiche, di una mirata ricerca bibliografica e di un ricco panorama testimoniale”.  

La santità di Luciani ha radici lontane, che affondano a Canale d’Agordo, il paesino veneto che gli diede i natali. A dispetto di molte vulgate, che troppo spesso hanno decantato l’umiltà e la provincialità del suo paese natale, la ricerca storica racconta la vitalità di una terra di confine, che fu sede di iniziative economiche e sociali, fucina di personalità di un certo rilievo, capace di mandare al Concilio Vaticano II, oltre monsignor Albino Luciani, altri tre prelati. Paolo VI lo nominò Cardinale Patriarca di Venezia nel dicembre del 1969, e per molti quello fu il segnale della proiezione oltre Venezia e il Veneto, già verso Roma… Proiezione che trovò nella visita pastorale di Paolo VI a Venezia, svoltasi 1l 16 settembre 1972, profezia e conferma. In modo semplice e per niente preparato, quel giorno, al termine della Messa celebrata in piazza San Marco, Paolo VI si tolse la stola papale, la mostrò alla folla e davanti a ventimila persone la mise sulle spalle del patriarca Luciani, con un gesto che sembrava quello di un’investitura, facendolo arrossire per l’imbarazzo. Allora tanti si convinsero che le porte del Conclave erano per lui già spalancate e i padri cardinali già orientati a elevarlo al Soglio Pontificio.

Grande storia! Albino Luciani, nato a Canale d’Agordo nel 1912, divenne il 263mo vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica il 29 agosto 1978. Fu il primo Pontefice a voler parlare subito alla folla, anche quello che abbandonando il plurale maiestatico incominciò a parlare al mondo in prima persona. Ma il suo fu anche un pontificato breve (il decimo pontificato più breve nella storia della Chiesa cattolica). Infatti la sua morte avvenne dopo soli 33 giorni, il 28 settembre 1978. In quei trentatré giorni seminò sorrisi e bontà, convinse i lontani a far pace con la Chiesa, invitò i potenti a riflettere sul destino del mondo e a operare per garantirgli un buon futuro, diede impulso all’attuazione del Concilio, raccolse l’eredità del predecessore Paolo VI e la trasformò in gesti e scelte che stupirono tanto erano coraggiose e in perfetta sintonia con la mitezza di colui che l’aveva preceduto. Giovanni Paolo I, papa Albino Luciani, partito da Venezia con la bisaccia vuota di beni materiali ma piena di amore e speranze buone per la Chiesa e il mondo, non rivide più la Laguna e neppure le sue amate montagne. La morte lo colse improvvisamente il mattino del 28 settembre 1978 lasciando nello sconforto i cristiani che già pregustavano la gioia di incontralo a Roma e il mondo intero. Non a caso è ricordato con gli affettuosi appellativi di Papa del sorriso e Sorriso di Dio oppure, come fecero il Time e altri settimanali anglosassoni, The September Pope, “Il papa di settembre”. Però, attorno alla sua improvvisa morte fiorirono chiacchiere e si diffusero inquietanti sospetti: morte non casuale, addirittura provocata da veleno, scrissero in tanti…

Adesso, a quarantaquattro anni dalla morte, grazie alla ricerca scientifica, si è potuta scardinare la fake news sulla morte per avvelenamento. Era una bugia storica, che troppo a lungo ha turbato i fedeli e offuscato la consistenza e la caratura davvero magistrale di quel Papa; era una bugia e i medici di allora la scardinarono; era una invenzione mediatica e la storia l’ha smentita. La morte di Papa Giovanni Paolo I avvenne per cause naturali, per un infarto imprevedibile. Lo stesso Papa, che godeva di “buona salute anche se con alcuni pregressi” ne ebbe avvisaglie la sera prima con un cenno di male al petto che però scambiò per dolore intercostale. Non gli diede troppo peso e andò a letto salutando le suore come ogni sera e dicendo a suor Margherita la sua ultima frase: “Domani ci vediamo, se il Signore vuole ancora, e celebriamo la Messa assieme”.

Poi, dopo ricerche minuziose e preghiere continue, la decisione della sua Diocesi di chiedere l’apertura del processo canonico che stabilisse la sua santità. Dopo i preliminari necessari, nel 2017 Giovanni Paolo I venne dichiarato venerabile da papa Francesco. Nel 2021, il 13 ottobre, lo stesso pontefice autorizzò la promulgazione del decreto che riconosceva il miracolo attribuito alla sua intercessione. Il miracolo, storia di una giovane affetta da epilessia refrattaria maligna e della sua guarigione dice che “di fronte alla disperazione della madre dopo che i medici le avevano detto che non avrebbe passato la notte, il prete cappellano dell’ospedale propose di pregare insieme Papa Luciani. “Guardandola in quelle condizioni – ha confidato quel sacerdote – ebbi l’ispirazione di rivolgermi a Giovanni Paolo I per chiedere la guarigione della sua bambina, e insieme a lei, e ad alcune infermiere presenti, lo pregai. Fino a quel momento non avevo mai pregato Giovanni Paolo I per una guarigione. E perché ho proposto a Roxana di pregare lì Papa Luciani affinché intercedesse per la guarigione di Candela? Non lo so. È stato lo Spirito Santo”.

Domani, 4 settembre 2022, Francesco lo proclamerà Beato. La reliquia che lo ricorderà al mondo non sarà un frammento di osso o una parte del corpo come sempre avvenuto, bensì una carta. “Un foglio bianco, ingiallito dal tempo, di una decina di centimetri, in cui il Papa riportava uno schema per la riflessione spirituale sulle tre virtù teologali. Una novità assoluta, pregna di significato, emblema di quello che è stata tutta la sua spiritualità e la sua ricerca delle sette lampade di santificazione, le stesse che furono il programma del suo Pontificato”. In piazza San Pietro domani sarà poi svelato il ritratto dipinto dall’artista cinese Yan Zhang. Alla cerimonia non parteciperanno però la miracolata, Candela Giarda e neppure la mamma Roxana Sosa, impossibilitate a venire a Roma a causa di una frattura al piede della ragazza. Ma sarà comunque festa grande.

LUCIANO COSTA

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