Adesso che i nuovi cardinali sono stati incardinati – è avvenuto lo scorso 28 novembre e nei giorni seguenti ciascuno dei chiamati a vestire la porpora ha incominciato a prendere contatto con i compiti assegnati a ciascuno -, è il caso di dare uno sguardo alla storia del Concistoro (così si chiama in Ecclesia il momento in cui il Papa proclama nuovi cardinali) e all’evoluzione del Collegio Cardinalizio (così si chiama l’insieme dei cardinali a cui spetta il compito di eleggere, quando vi sia la necessitò di farlo, un nuovo Papa)
Per alcuni secoli i cardinali erano stati 30. Poi Sisto V, nel 1586, li aveva portati a 70, ma niente a che vedere con l’ampiezza che conosciamo oggi, un gruppo di persone che rappresenta anche geograficamente gli evangelici «estremi confini della terra». Il Collegio cardinalizio nella dimensione e composizione attuali è una scelta che matura per gradi nel Novecento. È Giovanni XXIII a “violare” per primo il limite storico di Sisto V, tanto che le porpore, che al termine degli ultimi Pontificati, e cioè tra il XIX e il XX secolo, avevano oscillato su una media di 60 effettivi, alla morte di Papa Roncalli erano 82 e fra loro si notavano tratti somatici inediti, con i primi cardinali di nazionalità filippina, giapponese e africana.
Dopo pochi anni Paolo VI completa l’opera e crea ben 143 cardinali, ampliando ulteriormente la “latitudine” delle provenienze (il primo neozelandese, il primo malgascio, il primo singalese ecc…), determina il posto dei Patriarchi orientali nel Collegio e soprattutto stabilisce la soglia tuttora valida degli 80 anni per l’uscita dal consesso degli elettori. Alla morte di Papa Montini i cardinali sono 129, un numero che prelude all’ulteriore cambiamento impresso da Giovanni Paolo II. Con Papa Wojtyła il Collegio cardinalizio diventa compiutamente espressione della mondialità e dei 231 cardinali di una settantina di Paesi da lui creati in nove Concistori (addirittura 42 quelli del Concistoro del 2001, record per la Chiesa), sono tuttora 16 i porporati elettori sui 65 presenti nel gruppo, il più anziano dei quali è il novantaseienne Jozef Tomko, creato nel 1985.
Anche il pontificato di Benedetto XVI vede l’ingresso nel Collegio di 90 porporati in cinque Concistori. Fra coloro che hanno ottenuto la berretta dal Papa emerito vi sono attualmente 39 elettori e 30 non elettori, compreso il più anziano dell’intera compagine, il novantaseienne francese Albert Vanhoye, divenuto cardinale nel 2006. A Papa Francesco appartiene invece la creazione del più giovane cardinale vivente, Dieudonné Nzapalainga — appena quarantanovenne quando nel 2016 venne nominato — che nelle vesti di metropolita di Bangui è anche la prima porpora nata nella Repubblica Centrafricana.
Con quello del 28 novembre, Francesco ha presieduto il suo settimo Concistoro e creato in totale 101 cardinali, 73 dei quali siedono al momento tra coloro con diritto di voto in Conclave. Per il Papa delle “periferie” anche l’ultima convocazione mostra esordi e ritorni. Al primo caso appartengono il Brunei e il Rwanda — Paesi che fanno il loro storico ingresso nel Collegio — al secondo caso appartiene Malta, che per un breve lasso di tempo non era stata più rappresentata, ovvero dalla morte del cardinale Prosper Grech avvenuta nel dicembre 2019. Al Pontificato di Francesco appartengono anche altri record. Tra gli altri, quello delle sedi cardinalizie in Paesi che non l’avevano mai ospitata (oltre alla citata Repubblica Centrafricana, Brunei e Rwanda, anche Haiti, Dominica, Birmania, Panama, Capo Verde, Tonga, Bangladesh, Papua Nuova Guinea, Malaysia, Lesotho, Mali, Svezia, Laos, El Salvador, Lussemburgo), il primo cardinale afroamericano (il metropolita di Washington Wilton Gregory), il primo nato dopo il Concilio (Nzapalainga), il primo convertito al cattolicesimo dai tempi di Jean-Marie Lustiger (il vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, luterano di nascita).
Ad alcuni nomi è legata qualche curiosità statistica. Ad esempio, il novantunenne thailandese Michael Michai Kitbunchu, emerito di Bangkok, è quello che da più tempo fa parte (37 anni) del Collegio cardinalizio. Un record di durata condiviso con il novantenne neozelandese Thomas Stafford Williams, ordinario militare emerito del suo Paese. Entrambi ricevettero la berretta dal Papa Wojtyła nel 1983.
Un altro dato riguarda la presenza delle famiglie religiose nell’attuale Collegio: sono 26, per un totale di 51 cardinali (29 gli elettori) che vestono l’abito del loro Istituto sotto la porpora. I più rappresentati sono i Salesiani (9), seguiti dai Gesuiti (7). Da notare che con padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi, entra a far parte del gruppo delle porpore anche l’Ordine dei Francescani Conventuali, in modo analogo ai Missionari di San Carlo inclusi per la prima volta grazie allo scalabriniano Silvano Maria Tomasi.
Anche la geografia come detto, specie per volontà di Papa Francesco, continua a ridisegnare, dilatandola, la mappa del Collegio, che ora arriva a 90 Paesi rappresentati, dall’Albania al Vietnam, con il gruppo dei cardinali italiani (47) largamente più numeroso, seguito da Stati Uniti (15) e Spagna (14). Dal punto di vista dei continenti, l’Europa annovera, tra elettori e non elettori, 106 cardinali, l’Africa 30, l’Asia 27. L’America del Nord ne conta 26, quella del Sud 25, quella centrale 9, mentre sono in 6 quelli dell’Oceania. Va precisato che i numeri di quest’ultimo computo non riguardano la nazionalità di origine degli appartenenti al Collegio, ma il luogo dove risiedono e svolgono, o hanno svolto, il loro servizio pastorale.