Cultura

Un “venerdì” molto speciale

E’ il mistero racchiuso in una scarna croce, sulla quale un Giusto sta per essere innalzato, a dominare questa giornata. Oggi, per i cristiani di tutto il mondo, è il Venerdì Santo; per i non credenti si tratta soltanto dell’antivigilia della feria pasquale. Comunque lo si guardi, è fuor di dubbio che si tratta di un giorno particolare, diverso. Oggi milioni di uomini e donne sparsi nei cinque continenti, grazie alla mondovisione, si troveranno, magari soltanto per un attimo, a fare i conti con la “Via Crucis” che Papa Francesco guiderà percorrendo, un’altra volta, non le strade e i viottoli che si snodano attorno al Colosseo di Roma, ma l’immensa e ancora deserta piazza San Pietro. Quelle immagini, cercate o subite poco importa, obbligheranno ciascuno a porsi la più semplice delle domande: “Perché? Chi è e che cosa rappresenta quell’uomo crocifisso?” Naturalmente ci vuole fede per rispondere che quell’uomo è Gesù Cristo, il Messia, il Salvatore del mondo, il Giusto che si è caricato sulle spalle la colpa perché fosse ristabilita l’Alleanza con Dio. Ma anche per chi non possiede il dono della fede quell’uomo crocifisso rappresenta, indubbiamente, ben più di un semplice condannato a morte, se non altro perché di lui si parla da almeno duemila anni e da duemila anni si ripete che era innocente.

Lo “scandalo” che accompagna, da sempre, la Crocifissione di un innocente giustifica abbondantemente, fino alla sublimazione, la pietà popolare che attorno alla sua “Via Crucis” si è sviluppata e consolidata. Oggi, dunque, forse di sfuggita o magari anche per scelta consapevole, lo sguardo dell’umanità abbraccerà quel “cammino” destinato a portare il Giusto al supremo sacrificio. Non c’è obbligo, ma prestare attenzione al rito può sicuramente aiutare a vedere oltre la dimensione personale per andare ad abbracciare il mondo intero. Così la pensano i bambini e i ragazzi ai quali Papa Francesco ha affidato il compito di commentare la Via Crucis di quest’anno tragico e doloroso. E queste meditazioni, se almeno siamo disposti ad ascoltarle, hanno il potere di toccare profondamente il cuore, di commuovere e di far pensare, di desiderare un mondo più giusto e felice per tutti, di chiamare in causa, di convertire. La loro è la voce dell’innocenza. Ma è questa innocenza che consente ai bambini di scrivere direttamente al Crocifisso, che nasce la proposta al mondo in generale e dei cristiani in particolare di guardare al cammino della Croce come segno di nuova umanità.

Certo, è urticante mettere un evento a confronto con mille eventi e pretendere che l’unico importante sia proprio quello della croce. Però, almeno per un giorno, un attimo, solo un attimo, potrebbe essere destinato a rimettere in circolo la riflessione su ciò che siamo e su ciò che siamo destinati a essere. Ho allora riassunto i commenti alla Via Crucis scritti dai “piccoli amici” di Francesco, il Papa della misericordia e della riconciliazione. Li ho trovati istruttivi, tali da consentire, prima a me ovviamente, utili ripensamenti. L’invito a leggerli precede quello di impegnare la serata anche per ascoltarli. Se accadesse, sono convinto che sarà un’esperienza straordinaria. Ma, se proprio non potete fermarvi a guardare e sentire, anche solo leggere la sintesi di quei pensieri potrebbe riempirvi di gioia.

Io ve la propongo, stazione dopo stazione…

I stazione: Ponzio Pilato condanna a morte Gesù. Il pensiero va ad un episodio accaduto in classe in una prima elementare: un bambino, Marco, viene accusato di aver rubato la merenda ad un compagno. Qualcuno sa che lui è innocente, ma non interviene a difenderlo. Chi racconta si vergogna di quella mancanza di coraggio, si è comportato come Pilato e adesso è pentito di aver scelto la strada più comoda. “A volte sentiamo solo la voce di chi fa e vuole il male, mentre la giustizia è una strada in salita, con ostacoli e difficoltà, ma abbiamo Gesù al nostro fianco, pronto a sostenerci e aiutarci”.

II stazione: Gesù è caricato della croce. Il brano dell’evangelista Luca descrive Gesù deriso e picchiato da chi lo teneva in custodia. Tra i ragazzi non è infrequente la derisione di uno del gruppo, fino ad arrivare al bullismo, come nel caso di Martina che ha difficoltà nella lettura ad alta voce in classe. “Forse – si legge – non era nostra intenzione deriderla, eppure quanto dolore le abbiamo provocato con quelle nostre risate! (…). La persecuzione non è un lontano ricordo di duemila anni fa: a volte certe nostre azioni possono giudicare, ferire e calpestare un fratello o una sorella.”.

III stazione, Gesù cade la prima volta. Il  Signore si carica dei nostri peccati, appare percosso e umiliato. L’esperienza che accompagna questa tappa è quella di un bambino sempre bravo a scuola che per una volta riceve un’insufficienza: “Ho pensato di essere una nullità – racconta – , ho sentito il peso di un fallimento inaspettato, ero solo e nessuno mi ha confortato. Ma quel momento mi ha fatto crescere (…). Oggi so che ogni giorno vacilliamo e possiamo cadere, ma Gesù è sempre lì a tenderci la mano”.

IV stazione: Gesù incontra sua Madre. La lettura scelta è quella delle nozze di Cana con al centro il rapporto tra il Figlio e la madre. E’ uno spunto per i bambini per pensare alla propria madre e al suo amore che li accompagna in ogni momento. Anche concretamente “agli allenamenti di calcio, al corso di inglese e al catechismo la domenica mattina”. La meditazione dice il bisogno d’amore dei piccoli e forse aiuta i genitori ad essere migliori. “Se ho un problema, un dubbio, o semplicemente dei brutti pensieri, lei è sempre disponibile ad ascoltarmi con il suo sorriso.”

V stazione: Il cireneo aiuta Gesù a portare la croce. Ci sono tante occasioni per aiutare qualcuno, la testimonianza descritta qui è il gesto di attenzione rivolto ad un coetaneo straniero. Arrivato nel quartiere da poco, guarda gli altri ragazzini giocare a pallone, ma non ha il coraggio di presentarsi. Un bambino del gruppo lo vede e per primo gli si avvicina e lo invita ad unirsi a loro. “Walid da quel giorno – racconta – è uno dei miei migliori amici, oltre che portiere della nostra squadra”. Solo quando in una persona riconosciamo un fratello “stiamo aprendo il nostro cuore a Gesù.”.

VI stazione: Una donna asciuga il volto a Gesù. “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Anche i bambini nelle loro attività quotidiane passano dei momenti difficili o di tristezza e hanno bisogno che qualcuno li conforti. Come dopo aver perso una partita di calcio importante in cui si voleva dimostrare tutte le proprie capacità. “Mentre facevo la doccia ero triste e scoraggiato, ma, uscito dagli spogliatoi, ho trovato il mio amico: mi aveva aspettato con un’aranciata in mano”. In sua compagnia la sconfitta “è diventata un ricordo meno amaro”. 

VII stazione: Gesù cade per la seconda volta: VII stazione. La meditazione riporta l’esperienza vissuta da un bambino di quarta elementare. Si sta preparando la recita di fine anno e lui vuole a tutti i costi il ruolo da protagonista. La maestra invece sceglie Giovanni, un compagno piuttosto isolato. Dopo un’arrabbiatura iniziale, il bambino capisce ed è contento. Giovanni infatti da allora si inserisce di più nella classe. Commenta: “La mia delusione era servita ad aiutare un’altra persona, la scelta della maestra aveva dato un’occasione a chi aveva veramente bisogno”.

VIII stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme. Nel Vangelo di Luca si legge che Gesù nel vederle dice:“Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli”. E’ il punto di partenza per dire che “Correggere un fratello è un gesto difficile ma necessario”. Lo hanno sperimentato due fratelli che avevano mentito alla mamma assicurandole che quel pomeriggio avevano fatto i compiti, mentre invece avevano giocato tutto il tempo. Uno dei due il giorno dopo dice di non sentirsi bene per non andare a scuola. L’altro ci va, ma tornato a casa parla con il fratello: “avevamo sbagliato a mentire alla mamma e lui a fingere il mal di pancia. Gli ho proposto di fare subito i compiti, così l’ho aiutato a recuperare. Una volta finito, abbiamo passato il resto del pomeriggio a giocare”.

IX stazione: Gesù cade per la terza volta. Il brano del Vangelo è quello del chicco di grano che muore e così produce molto frutto. La pandemia da Covid-19 entra in scena con tutte le sue conseguenze anche sui più piccoli. Il sentimento prevalente è la solitudine: non si va più a far visita ai nonni, la scuola è chiusa, mancano i compagni e le amiche. “La tristezza della solitudine a volte diventa insopportabile – confida una ragazzina -, ci sentiamo “abbandonati” da tutti, incapaci di sorridere ancora. Come Gesù ci troviamo accasciati al suolo”.

X stazione: Gesù è spogliato delle vesti. Anche qui è una bambina a raccontare: ha una collezione di bambole in camera sua a cui tiene molto. Un giorno sente che in parrocchia si fa una raccolta di giocattoli per i bambini rifugiati del Kosovo. Sceglie tra le bambole alcune tra le più vecchie a cui è meno affezionata e prepara una scatola. Poi racconta: “La sera, però, avevo la sensazione di non aver fatto abbastanza. Prima di andare a dormire la scatola era piena di bambole e le mensole vuote”. Disfarsi del superfluo, conclude, alleggerisce l’anima e donare rende felici.

 XI stazione: Gesù inchiodato alla croce. “Il giorno di Natale con gli scout siamo andati a Roma, dalle Suore Missionarie della Carità, per distribuire il pranzo ai bisognosi, rinunciando alla giornata di festa in famiglia”. Non è un sacrificio da poco quello descritto nella meditazione. Ma uno dei ragazzi confida: “Tornando a casa pensavo ai volti delle persone che avevo servito, ai loro sorrisi e alle loro storie… Il pensiero di aver portato a quelle persone un momento di serenità aveva reso quel Natale indimenticabile”. Servire gli altri con amore “è l’insegnamento che ci dà Gesù sulla croce”.

XII stazione: Gesù muore in croce. L’esempio di Gesù che perdona il male ricevuto fa riflettere i bambini sul male presente nel mondo, ad esempio sulle mafie che uccidono anche i bambini. Come è possibile perdonare situazioni simili? Scrivono: “Gesù, morendo sulla croce, ha donato a tutti la salvezza. Non è venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori che hanno l’umiltà e il coraggio di convertirsi”.

XIII stazione: Il corpo di Gesù è deposto dalla croce. In questo periodo molti bambini hanno sofferto la scomparsa improvvisa dei loro nonni. Uno di loro racconta: “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l’ultima volta che l’ho visto”. La sofferenza nasce anche dall’impossibilità di stare vicino al nonno e di fargli coraggio: “Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”.

XIV stazione: Il corpo di Gesù è posto nel sepolcro. La meditazione proposta è il ringraziamento a Gesù di Sara, dodici anni. Ti voglio ringraziare, scrive, perché “mi hai insegnato a superare ogni sofferenza, affidandomi a Te; ad amare l’altro come mio fratello; a cadere e a rialzarmi (…). Oggi, grazie al tuo gesto di amore infinito, so che la morte non è la fine di tutto”.

LUCIANO COSTA

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