Allegria, l’Italia va a destra! Quel che dicevano le previsioni s’è dunque concretizzato. E poco importa se chi non è andato a votare – quasi il 36 % degli aventi diritto – è di fatto il partito più votato, ma anche il più inutile che vi sia. A spoglio vicino alla conclusione (ma i risultati definitivi arriveranno solo in giornata), Fratelli d’Italia diventa il primo partito e, insieme con la Lega e Forza Italia, porta il centro-destra all’affermazione, mettendo in chiaro che la formazione del nuovo Governo sarà una questione tutta sua.
“Sulla base dei risultati, ancora parziali ma vicini alla conferma definitiva, – scrive oggi Marco Bencivenga, direttore della “Provincia di Cremona” – emerge un giudizio negativo degli italiani sul Governo uscente: messi insieme, i partiti che hanno sfiduciato Mario Draghi (M5S, Lega e Forza Italia) e l’unico che era all’opposizione (FdI) hanno totalizzato la maggioranza assoluta dei consensi. Al contrario, Azione e Italia Viva che puntavano esplicitamente al ritorno in sella del Presidente del Consiglio, hanno totalizzato un misero 8% circa. Bocciati senza remissione anche Di Maio (pari a zero virgola qualcosa il suo risultato), Salvini (la sua Lega ha letteralmente dimezzato i consensi) e chi pensava di monetizzare l’onda no vax e sovranista (che resterà fuori dal Parlamento). C’è vita, al contrario, a sinistra del Pd. Questo, secondo le prime proiezioni. Oggi, con i dati definitivi, se ne saprà di più”.
Sul fronte di quella che sarà l’opposizione, il Partito Democratico non supera la soglia del 20% e diventa secondo partito, alle spalle di Fratelli d’Italia. Resiste invece il Movimento 5 Stelle, ex primo partito in Parlamento nella scorsa legislatura. Non sfonda ma supera le previsioni “Azione-Italia viva” di Calenda e Renzi. Il resto degli oppositori è addirittura insignificangte, Quindi, sulla base di questi risultati, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dovrebbe assegnare a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, l’incarico di formare il prossimo governo. Lo farà, “se lo farà” dicono alcuni commentatori, dopo la prima seduta, già fissata per il 13 ottobre prossimo, di Camera e Senato nella nuova conformazione delineata dalla recente riforma, rispettivamente con 400 deputati, invece dei 630 precedenti, e 200 senatori e non più 315. Secondo prassi consolidata, nella prima giornata di lavori i due rami del parlamento eleggeranno i propri presidenti. Nei giorni successivi il capo dello Stato, Mattarella, convocherà al Quirinale i leader dei partiti, li ascolterà e poi procederà al conferimento dell’incarico per formare il nuovo Governo.
Se il risultato definitivo sarà quello ipotizzato stamani dai voti conteggiati, il Senato avrà questa fisionomia: Fdl 67 seggi, Pd 38, Lega 28, Movimento 5 Stelle 24, Forza Italia 18, Azione-Iv 10 seggi. In totale, il centrodestra avrebbe 113 senatori, una maggioranza non enorme ma comunque numericamente autosufficiente. A Palazzo Madama, infatti, dalla prossima legislatura siederanno 200 senatori (196 + 4 eletti all’estero), cui aggiungere i 6 senatori a vita che pure contribuiscono al quorum delle votazioni. Per questo motivo, per incassare una fiducia “comoda” al Senato era stata fissata una soglia minima, 110, che il centrodestra supererebbe.
Per quanto riguarda la Camera, dove siederanno 400 deputati (392 più 8 eletti all’estero) la probabile fisonomia sarà questa: Fdi 114 seggi, Pd 71, Lega 69, Movimento 5 Stelle 45 seggi, Forza Italia 46, Azione-Iv 19, Alleanza Verdi e Sinistra 14, +Europa 3, Noi Moderati 7, Impegno Civico 1 seggio. Quindi, a Montecitorio il centrodestra otterrebbe 236 seggi su quattrocento disponibili. Nel complesso, il centrodestra avrebbe i numeri per governare ma sarebbe lontano dalla maggioranza dei due terzi alla Camera e al Senato che le consentirebbe di varare le riforme costituzionali senza andare a referendum. La somma di deputati e senatori del centrodestra, inoltre, farebbe 349, lontana da quel 363 che rappresenta il quorum per eleggere i componenti di nomina parlamentari di istituzioni cruciali come la Corte costituzionale e il Csm.
In ogni caso, la strada verso un nuovo governo sarà lunga e complessa. Nella più ottimistica delle previsioni, l’Italia avrà il premier e una squadra di ministri entro la fine di ottobre, non prima. Stando così le cose, pare chiaro che, quando si dovrà lavorare attivamente alla formazione del governo, si partirà dalla coalizione uscita vincente dalle urne, e dai numeri che potrà vantare in Parlamento. Le certezze per ora sono, o sembrano essere, solo due. La prima: in qualsiasi scenario, la responsabilità di formare un governo, nel 2018 caduta a furor di popolo su M5s, stavolta peserà prioritariamente su Giorgia Meloni. La seconda: il mondo non si fermerà ad aspettare che l’Italia abbia un governo. Guerra, bollette, pandemia, crisi sociale ed economica, la necessità di avere subito pronta una manovra economica per evitare l’esercizio provvisorio, i timori dei mercati finanziari, le attese di Ue e alleati atlantici… la realtà continuerà a battere i pugni sul portone della politica e a reclamare risposte. Anche il “livello di emergenza” che si raggiungerà dopo il voto giocherà un ruolo nella partita del futuro governo.
Dell’Italia che ha votato a destra vanno fieri ed esultano Ungheria, Polonia, Svezia, la Francia di Marine Le Pen e magari la Russia di Putin, che però non ha ancora profferito parola. Invece a Bruxelles, nella notte elettorale, ha regnato il silenzio. In ogni caso, l’Europa che ha accolto il trionfo del centrodestra a trazione Giorgia Meloni, si prepara adesso a fare i conti con un’Italia che, dal punto di vista della collocazione politica, rischia di essere – anzi, sarà – molto diversa da quella targata Mario Draghi. Con tutte le conseguenze del caso sui negoziati chiave che ci aspettano da qui a dicembre… Nell’attuale Parlamento Europeo il posto di Fratelli d’Italia è tra i Conservatori e i Riformisti, assieme ai polacchi del Pis, al governo, e agli Svedesi Democratici, che hanno appena stravinto alle ultime elezioni. La Lega, invece, siede con i lepenisti del Ressemblement National, prima formazione politica a esultare sottolineando che “gli italiani hanno dato una lezione di umiltà all’Unione Europea che, per voce della signora Von Der Leyen, ha preteso di imporre loro il voto. Nessuna minaccia di alcun tipo può fermare la democrazia: i popoli europei alzano la testa e prendono in mano il loro destino”.
Intanbto, dietro la coltre di silenzio con cui i partiti europeisti e le istituzioni Ue assistono al trionfo del centrodestra c’è soprattutto un timore: che l’Italia faccia asse con Ungheria e Polonia su una serie di temi chiave. In tal senso è eloquente il commento del consigliere politico dell’ungherese Viktor Orban, che dice: “Complimenti Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi per le elezioni di oggi! In questi tempi difficili, abbiamo bisogno più che mai di amici che condividano una visione e un approccio comune alle sfide dell’Europa”.
Quanto alle reazioni nel mondo, ecco una sintesi di quelle messe in rete sui siti internazionali. Con una news sul proprio sito e su Twitter, è stata la Bbc la prima testata internazionale a dare conto, appena passate le 23, degli exit poll delle legislative in Italia: “Giorgia Meloni, di estrema destra – ha scritto – si appresta a vincere le elezioni ed è in procinto di diventare la prima donna premier”. Dopo il commento della Bbc è arrivato quello dell’agenzia France Press, che dice: “Il partito post-fascista di Giorgia Meloni è in testa”.
Tra i media internazionali c’è chi punta sulla figura della leader, chi sul suo partito – definito di destra, estrema destra, radicale o post-fascista a seconda anche dei tradizionali orientamenti delle testate -, chi invece parla in generale della coalizione di destra in attesa di vedere risultati più concreti, chi ancora evoca l’eventuale “governo più a destra dai tempi di Mussolini”.
E così lo spagnolo El Pais riferisce che “i risultati delle elezioni italiane, sebbene ancora parziali, indicano una netta vittoria del partito di ultradestra Fratelli d’Italia, della romana Giorgia Meloni”., mentre il quotidiano conservatore El Mundo titola “la destra vince le elezioni in Italia”. Il francese Le Figaro apre il sito con una foto di Meloni alle urne e un titolo che dice: “L’unione delle destre ampiamente in testa”.
Ampio spazio alle elezioni anche sulla all-news Bfm-tv, mentre il sito dell’altro grande notiziario radiotelevisivo France Info apre annotando che “il partito di estrema destra di Giorgia Meloni è in testa, con la sua coalizione che raccoglierebbe oltre il 40% dei voti”.
L’inglese Guardian scrive in apertura dei servizi dedicati alle elezioni italiane che “gli exit poll mostrano la vittoria dell’estrema destra”, mentre all’interno parla di una “chiara vittoria della coalizione di destra”.
I media tedeschi riportano la vittoria della “destra radicale” in Italia. È il caso sia della Faz, giornale dei moderati, che dello Spiegel, magazine politico di stampo progressista. “Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale il Paese avrà di nuovo, con ogni probabilità, un governo di destra nazionale. Un risultato storico, Meloni diventa la prima presidente del Consiglio donna d’Italia”, scrive invece la Bild, secondo cui “a Bruxelles e nelle capitali europee c’è preoccupazione diffusa per un governo guidato da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia è successore di un partito fondato dai fascisti. Meloni viene criticata dai suoi avversari politici per il fatto di non aver mai pienamente preso le distanze dal fascismo. Ma ha condannato la guerra, le leggi razziali e la dittatura”.
Oltreoceano, il New York Times scrive che “con i risultati del voto in Italia, l’Europa si prepara ad un altro spostamento a destra”. Infatti, per il prestigioso quotidiano americano “i sondaggi d’opinione suggeriscono che il prossimo premier dell’Italia potrebbe essere Giorgia Meloni, una leader di estrema destra con radici post-fasciste. Sarebbe la prima donna premier del Paese”, Per il Wall Street Jurnal “l’Italia ha eletto la coalizione di destra guidata da Giorgia Meloni” e il risultato del voto, aggiunge “è conseguenza della guerra economica dell’Europa contro la Russia”. Dal canto suo la Cnn sottolinea che “Giorgia Meloni diventerà il primo premier italiano di estrema destra dai tempi di Mussolini”. Anche per il Washington Post “l’Italia sembra avviarsi a un esito rivoluzionario che darebbe al Paese la sua prima premier donna e il governo più a destra dalla caduta di Mussolini”.
Dal Sud America il sito della Folha de San Paolo, importante quotidiano della città brasiliana, apre con un titolo che dice “la destra vince in Italia e apre il cammino per Giorgia Meloni”. Sul portale del Clarin, principale giornale argentino, si legge: “Elezioni in Italia: chi è Giorgia Meloni, la rappresentante di estrema destra che sarà la prima donna a diventare premier”.
(A cura di LUCIANO COSTA)