Il tormentone del momento è una domanda sbagliata: meglio morire di fame o morire di Covid? A bruciapelo può sembrare la sintesi perfetta dei giorni difficili che stiamo vivendo. Ragionandoci, si capisce che è una forzatura, una trappola, una semplificazione eccessiva anche nell’era dei tweet da 280 caratteri e degli slogan a effetto. Perché le difficoltà sono reali, i problemi sul tavolo enormi, nessuno lo nega. Ma l’Uomo si distingue dalle bestie proprio per la sua capacità di gestire situazioni e imprevisti: davanti a un pericolo non scappa, come fa un animale, d’istinto. L’Uomo si ferma, ragiona, cerca (e poi trova) una soluzione, perché ha un’arma in più rispetto al resto del creato, un’arma esclusiva, la più raffinata e potente: l’intelligenza. Chi ha detto che dall’emergenza si debba per forza uscire sconfitti? La domanda iniziale è sbagliata perché offre solo due possibili risposte, entrambe negative: lose-lose, logica da perdenti. La sfida è ribaltare la prospettiva e ragionare in termini positivi, win-win. Da vincenti. La domanda giusta – alla quale devono rispondere la scienza e i governi – è: come devo comportarmi per evitare che la pandemia si trasformi in uno sterminio e per impedire che le limitazioni anti-contagio mandino sul lastrico migliaia di imprese o lascino senza lavoro milioni di persone?
Certo, per dare le risposte giuste a questo doppio quesito servirebbe una comunità scientifica seria e responsabile – anziché litigiosa, contraddittoria, attratta dalla visibilità dei salotti tv più che dalla soluzione dei problemi, come troppo spesso appare – e, ancor più, servirebbe una classe politica illuminata, lungimirante e coraggiosa, anziché in perenne conflitto e rincorsa, divisa, sempre alla ricerca del più facile consenso. A virologi, immunologi e ricercatori chiediamo di trovare il vaccino contro il Coronavirus, non di duellare a favore di telecamera. Al presidente del Consiglio e ai suoi ministri chiediamo un piano, un progetto, una visione, non un dpcm al giorno, spesso in contraddizione con quello varato solo 24 ore prima. Chiediamo di seguire una linea retta, non di fare un passo avanti e due indietro o di procedere a zig zag, come hanno fatto per esempio con la scuola: la scorsa estate Governo e Regioni per far tornare in classe i ragazzi hanno puntato sugli innovativi banchi con le rotelle. Quando sono iniziate le lezioni, però, si sono accorti di essersi «dimenticati» di riorganizzare i trasporti pubblici e, allora, tempo un mese, di fronte alla ripresa dei contagi hanno ordinato la didattica a distanza, con gli insegnanti seduti in cattedra davanti a una schiera di banchi vuoti – con le rotelle, sì, ma vuoti – e i gestori di bus e pullman costretti a tagliare le corse, perché destinate a passare in un amen da sovraffollate a deserte.
Chi governa Stato, Regioni e Comuni non può limitarsi a mettere toppe o riparare buche, ma deve avere una strategia, individuare traguardi chiari. E costruire le strade e i ponti necessari per raggiungerli. I politici d’opposizione, parimenti, devono essere responsabili, elaborare idee alternative, avanzare proposte concrete, non sollevare polemiche strumentali o incendiare il dibattito politico già avvelenato dagli agitatori di professione, quelli che si infiltrano nelle pacifiche manifestazioni di piazza promosse da ristoratori, baristi, infermieri e commesse e mettono a ferro e fuoco le città: prima Napoli, poi Roma, Milano e Torino, nelle ultime ore anche Bologna e Firenze. Troppi focolai accesi all’improvviso, perché il fenomeno possa essere considerato spontaneo o casuale. Nessuno mette in dubbio il diritto dei cittadini di scendere in piazza, organizzare flash mob o protestare contro il Governo, se non adotta misure adeguate all’emergenza. Ma non si sono mai visti ristoratori indossare il passamontagna o commercianti che infrangono le vetrine dei colleghi usando mazze, catene e tombini.
Quelli, i violenti, sono sbandati ed estremisti interessati solo a creare problemi, non al bene del Paese e degli operatori economici in difficoltà. Per questo non vanno in alcun modo assecondati, favoriti o blanditi. Al contrario, devono essere isolati dalle forze democratiche, tutte, senza indulgenza o strizzate d’occhio. E devono essere denunciati e perseguiti da forze dell’ordine e magistratura. Perché in questo momento rappresentano la variabile impazzita, il pericolo più grande per l’Italia e l’Europa insieme al possibile ritorno del terrorismo islamico, come dimostrano i recenti, tragici fatti di Nizza. Tensione interna e instabilità internazionali sono due fronti estremamente caldi. Sembra impossibile, ma potrebbero diventare due minacce perfino più insidiose del virus che riempie le terapie intensive e potrebbe presto farci tornare tutti in lockdown. Perché una cosa è certa: distanziamento sociale e mascherina ci aiutano a difenderci dal Covid, ma nulla possono contro fanatici e terroristi. Per quanto l’uomo sia intelligente, per quelli non c’è nemmeno la speranza di un vaccino.
MARCO BENCIVENGA
Direttore del quotidiano “La Provincia di Cremona” (Per gentile concessione)