Mani ignote, sul muro che scorre lungo via Gabriele Rosa, quasi all’angolo di via Tosio, hanno scritto un messaggio poetico, destinato a una lei o a un lui, che passando hanno rischiarato l’esistenza di qualcuno. E’ scritto in bianco sul fondo nero di un rettangolo e dice: “Lacrime / rifrangono / arcobaleni / nei tuoi occhi”. In aggiunta, laddove spicca la parola “occhi”, sotto l’iniziale scende una lacrima accompagnata da una languida firma… E’ poesia affidata alla strada e nessuno sa se la lei o il lui a cui era dedicata se ne sono accorti, hanno colto il significato profondo in essa contenuto, hanno davvero visto l’arcobaleno, asciugato quella lacrima, raccolto le briciole d’amore disperse al vento. Se capitate in centro, allungate la passeggiata e andate a vedere quel piccolo, scuro ma illuminante messaggio. Fate come quella ragazza straniera, forse giapponese o cinese, che dopo aver letto ed essersi commossa, ha sfoderato il suo cellulare obbligandolo a immortalare lo scritto, prima nella sua solitudine poi con lei che si immedesimava in quegli occhi pronti a rifrangere tutti i colori dell’arcobaleno. Invece, non imitate quel signore che passando s’è affrettato a invocare sui grafomani di strada severissime punizioni. Soprattutto perché non tutte le parole affidate ai muri sono segni di inciviltà. Infatti, almeno alcune sono degne di appartenere alla poetica. Ecco, queste le salverei e le proporrei come completamento intelligente di certe distese di recinzioni senza senso e senza giustificazione. Bello a dirsi, impossibile a farsi. Infatti, da che mondo è mondo, la poesia ha trovato cantori ma anche innumerevoli detrattori. Leggendo ieri sera i pensieri contenuti nel “barattolo d’oro” inventato dai ”sanpolini” (abitanti del quartiere cittadino di Sanpolo) per dare senso alle speranze coltivate nei mesi infestati dal virus, ho scoperto che insieme al solito “andrà tutto bene” c’era spazio anche per la raccomandazione “a fare e pensare positivo, guardando al bello della vita e dei giorni, ai fiori che sbocciano, alle parole che diventano poesia…”. Ho allora ripensato agli arcobaleni che tante lacrime in libertà possono regalare agli occhi di coloro che cercano speranza da regalare, pane da distribuire e amore con cui lenire il dolore di tanti, troppi viandanti… Chi ha scritto la frase sul muro lo sa. Gli altri dovrebbero cercare di scoprirlo.