Editoriale

Lombardia e Lazio: per ora vince l’astensionismo

C’è assai poco da stare allegri: votare non piace più e, quindi, andare ai seggi, in un solo giorno o in due, per molti è solo un fastidio. Però, i commenti vanno rimandati. Infatti, si vota oggi fino alle 15 e, chissà, magari chi non ha votato ieri lo farà oggi permettendo ai dati sull’affluenza di tornare alti evitando in tal modo che tutto si risolva discutendo sull’astensione piuttosto che sulle eventuali novità prodotte dal voto. In ogni caso, leggere i dati relativi all’affluenza registrata nel primo giorno di apertura dei seggi è desolante: sia il Lombardia che in Lazio i dati dicono che complessivamente ha votato meno del 30% degli aventi diritto (31,67% in Lombardia, 26,20% nel Lazio). Nel 2018, quando però si era votato in un solo giorno, nel Lazio l’affluenza era stata del 70,8% mentre in Lombardia era stata del 73,83%. C’è tempo per rimediare o per confermare la vocazione all’astensione. E c’è assai poco da stare allegri.

I 75 anni de “La Provincia di Cremona”

C’è invece di che rallegrarsi per i 75 anni di vita di un quotidiano che della sua provincia – Cremona – è specchio fedele e coraggioso. Questo giornale si chiama “La Provincia di Cremona” e nel suo quotidiano scorrere abbraccia la vicina Crema e ciò che sta intorno: Milano, Lodi, Brescia, Bergamo e Mantova. Per festeggiare i suoi primi 75 anni di vita sono arrivati a Cremona in tanti, ognuno con un “grazie” da porgere e ricordi da condividere. Per la cronaca, direttore attuale del quotidiano di Cremona è Marco Bencivenga (amico del nostro “bresciadesso”), bresciano, cresciuto in terra bresciana e qualche anno fa chiamato sulle rive del Po. Però, il direttore, in questo frangente di celebrazioni, ha lasciato spazio a chi più di lui quello spazio lo ha vissuto. Così, tra i tanti scritti messi a margine delle celebrazioni, ho scelto quello firmato da Riccardo Crotti, presidente della SEC (Società Editoriale Cremonese) editrice del giornale, che a mio parere riassume in pieno lo spirito e la storia del giornale. Eccolo.

(Luciano Costa)

 

CREMONA E IL SUO QUOTIDIANO: UNA BELLA STORIA

Un legame profondo intreccia il destino del quotidiano a quello della comunità locale. Festeggiare insieme i 75 anni di vita de «La Provincia di Cremona e Crema» significa, in fondo, riportare alla memoria la nostra storia, i suoi momenti salienti, i suoi protagonisti e le sue evoluzioni. Perché c’è bisogno di ricordare? Per onorare chi è venuto prima di noi, ma, soprattutto, perché ricordare è il solo modo di conoscere il presente e di costruire il futuro.

Viviamo un tempo nel quale i mutamenti non sono lenti, la transizione da «vecchio» a «nuovo» non è graduale e i cambiamenti portano con sé nuove visioni, nuovi paradigmi che rischiano di trasfigurare concetti che consideravamo eterni. Parole come «territorio» o «sviluppo locale» devono essere ridefinite alla luce dei mutamenti interni ed esterni cui stiamo assistendo.

Oggi noi siamo qui per parlare del nostro futuro. Siamo una comunità in cammino che desidera vivere da protagonista anche questa nuova stagione di trasformazioni epocali, questo tempo così complesso da decifrare nel quale tutto è connesso e veloce tanto da darci l’impressione di vivere in un infinito presente. Ecco perché «ricordare» ha oggi un significato ancora più profondo. Non c’è nulla di nostalgico, non è un voltarsi indietro. Ricordare vuol dire invece attingere dal nostro migliore passato elementi preziosi per il nostro futuro. Significa ricercare le coordinate che ci permettano di interpretare le nuove situazioni e di agire di conseguenza.

Quale evoluzione attende il nostro territorio? In un mondo nel quale tutto è ormai interdipendente possiamo ancora scegliere il nostro destino? Sono ottimista perché abbiamo capacità e talenti, perché i settori trainanti della nostra economia sanno rendersi competitivi anche nel mondo globalizzato grazie all’innovazione, alla conoscenza e alla creatività. Credo che in questo senso di marcia si inserisca anche il valore strategico degli investimenti che la comunità locale sta compiendo nell’ambito universitario. Abbiamo poli universitari di alto valore, capaci di trasmettere ai giovani saperi esperti e a trasferire al mondo locale delle imprese un grande valore aggiunto. Per questo li ringraziamo.

Mi dichiaro ottimista anche perché la nostra comunità ha individuato un metodo di lavoro che reputo vincente: la programmazione strategica attraverso la quale è possibile operare dal basso l’individuazione, la condivisione e la realizzazione dei nuovi obiettivi di sviluppo alla luce dei mutati scenari interni ed esterni. È un modo di operare prezioso, che non solo definisce i pilastri su cui poggiare lo sviluppo socio economico, ma che è anche in grado di evidenziare i gap culturali su cui dobbiamo lavorare come comunità per connetterci al futuro. Tra questi la capacità di fare sistema territoriale e di comunicare di più e meglio le nostre vocazioni territoriali vecchie e nuove.

Ciò che farà la differenza per il successo finale sarà la volontà di tutti noi di camminare nella stessa direzione. In questo senso anche il quotidiano «La Provincia» darà ancora una volta il suo contributo, farà fino in fondo la sua parte sentendosi non spettatore, ma co-protagonista dell’evoluzione del nostro territorio. Mai come in questo momento credo che l’informazione locale debba giocare fino in fondo il suo ruolo a fianco della comunità, delle istituzioni, dei lettori. La stampa e i media locali con la loro prossimità ai territori sono un fattore di coesione sociale, un valore da preservare, un antidoto contro l’anarchia informativa e comunicativa delle reti digitali, sono strumenti per la generazione di una memoria collettiva. E a proposito di memoria collettiva: il pensiero di tutti noi non può non andare al terribile periodo del Covid, una stagione di dolore, ma anche di speranza e di solidarietà raccontata con grande professionalità e amore dai redattori de La Provincia e delle altre testate locali. Quello di oggi è il giorno opportuno nel quale ringraziarli tutti con un applauso.

Desidero concludere con una frase di Cesare Pavese tratta da «La Luna e i falò». Dice: «Un paese, ma nel nostro caso una comunità vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Essere di provincia nel 2023 significa interrogarsi e accettare fino in fondo le sfide del futuro e del cambiamento, ma, nello stesso tempo, difendere con fermezza un modo di vivere e un modo di essere comunità locale che faranno sempre la differenza anche nel tempo della globalizzazione. Per questo da 75 anni siamo orgogliosamente di provincia.

Riccardo Crotti

Presidente della SEC

(Società Editoriale Cremonese)

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