Guardare al futuro. Nonostante tutto. Guardare al futuro nonostante l’onda lunga della pandemia. Guardare al futuro nonostante la tragica crisi ucraina e i nuovi, precari, equilibri internazionali. Guardare al futuro nonostante l’aumento vertiginoso del costo dell’energia e delle materie prime. Guardare al futuro pur sapendo che potrebbe costringerci a vivere con i caloriferi freddi o i condizionatori spenti. Guardare al futuro nonostante il ritorno dell’inflazione, il crollo delle nascite e le mille preoccupazioni che minano la nostra fiducia individuale e collettiva.
Guardare al futuro «nonostante tutto» è la sfida cui siamo chiamati a sostenere per dare futuro a questa terra che ci ospita, per sollevarla dalle paure e dalle oppressioni, per guidarla oltre la pandemia e, soprattutto, da questo tempo di “guerra altrove” ma vicina e quindi capace di metter in crisi quel che siamo e quel che vorremmo garantire alle nuove generazioni, che non è ancora la terrificante “terza guerra mondiale” (ma il rischio che lo diventi è reale) sebbene le assomigli ogni giorno di più.
Guardare il futuro significa prima di tutto rifuggire la tentazione della resa, della rassegnazione, del fatalismo; significa reagire, uscire dalla cosiddetta comfort zone e contrattaccare, anziché alzare bandiera bianca e lasciarsi trasportare dalla corrente. È ciò che hanno fatto alcuni giovani cremonesi di successo e ciò che hanno scelto di fare i Comuni e le associazioni di categoria della provincia di Cremona che hanno dato vita all’Associazione temporanea di scopo (Ats) sulla base di quanto proposto già nel 2019 dal MasterPlan 3C di Confindustria e dal The European House di Ambrosetti.
Nel tempo delle sigle incomprensibili (Ust, Asst, Npl, Uda, Isee, Tsrm, Pnrr… e chi più ne ha più ne megtta) la neonata Associazione ha scelto di darsi un nome-slogan che è tutto un programma: «Io ci credo». Sulla carta intestata magari non starà benissimo, ma almeno trasmette un messaggio di positività e di speranza. L’importante è che l’Ats non si limiti a questo, ma offra risposte concrete ai bisogni di un territorio (quello cremonese, ma direttamente o indirettamente qualsiasi altrio territorio animato dalle stesse intenzioni) che ha specifici punti di forza ma anche innegabili punti di debolezza. Fra i primi, il Masterplan 3C segnala il primato cremonese dell’export (significa capacità di realizzare prodotti agroalimentari e manifatturieri apprezzati in tutto il mondo), una diffusa ricchezza pro capite (dato confermato in settimana dall’Istat, anche se in lievissimo calo), una grande offerta culturale e l’attivismo di una rete di volontariato senza eguali.
Fra le criticità, accanto allo storico gap infrastrutturale che accumuna diverse realtà territoriali, spiccano l’aumento del tasso di disoccupazione fra i giovani e le donne, la ridottissima presenza di startup innovative, la pessima qualità dell’aria, l’altissimo indice di vecchiaia della popolazione e lo scarso appeal turistico (un palese controsenso in raffronto alla riconosciuta qualità dell’offerta artistica e culturale della provincia e delle province in generale). Il Masterplan 3C – aggiornato da Ambrosetti per comprendere le conseguenze della pandemia – è stato definito da alcuni sottoscrittori «un’intuizione geniale» e da altri «un progetto sartoriale», creato su misura per la nostra realtà: di sicuro si tratta di un faro molto luminoso, che indica obiettivi chiari e la rotta da seguire per raggiungerli.
Non solo. «Io ci credo» si propone come modello di governance inclusiva, evocando coralità, senso di comunità e unità di intenti, con l’impegno di valorizzare ogni competenza presente sul territorio, a partire dalle università. Tutto bellissimo e condivisibile. A patto che non resti solo un catalogo di belle intenzioni e belle parole, però. Ora che lo strumento c’è, tocca agli uomini farlo funzionare. Onore a chi lo ha proposto e realizzato. Ma adesso che il faro è acceso, gli alibi sono finiti: eluderne le indicazioni, far prevalere gli interessi di parte e fallire gli obiettivi indicati sarebbe una gravissima responsabilità. Volere è potere, oltre che la miglior premessa possibile per tornare a guardare al futuro con rinnovata speranza e forte certezza di successo. Nonostante tutto… Nonostante in tanti remino contro… Nonostante pandemia e guerra… La forza del “io ci credo” sta nella convinzione che, nonostante tutto, riusciremo a conservare e a offrire un mondo degno d’essere vissuto.
MARCO BENCIVENGA
Direttore “La Provincia di Cremona”