I numeri di Cremona sono e resteranno sempre piccoli, soprattutto se confrontati a quelli di altre province italiane, a partire dalle confinanti: oltre 3 milioni di abitanti Milano, un milione e 250 mila Brescia, un milione e cento Bergamo… Rispetto ai 351 mila residenti di Cremona perfino Parma (453 mila) e Mantova (412 mila) sembrano delle metropoli…
Fra i nostri vicini di casa le uniche province più leggere sono Lodi (225 mila abitanti) e Piacenza (284 mila), ed è proprio da qui, da questi numeri lillipuziani, che nascono certe criticità del nostro territorio: in primis la carenza di infrastrutture (si pensi ai collegamenti ferroviari, alla sempre promessa e mai realizzata Cremona-Mantova o all’inadeguatezza di strade e treni per Milano), ma il discorso vale anche per la scomparsa o l’accorpamento di determinati servizi (dalla sede della Banca d’Italia, chiusa da anni in piazza Stradivari, agli uffici della Camera di commercio, che si trovano proprio di fronte, aperti e funzionanti, ma sono affidati a un commissario incaricato di gestire la fusione con Mantova e, forse, Pavia. E meno male che a nessuno è ancora venuto in mente di chiudere il Tribunale di Cremona, come già successo a Crema).
I numeri penalizzano la nostra provincia, ma per fortuna non sono l’unico metro di giudizio e non determinano per forza ogni cosa. Anche perché come ammoniva il leggendario Enrico Cuccia parlando di grande finanza, «le azioni si pesano e non si contano», ovvero il potere vero non dipende soltanto dalla quantità di capitale che si controlla, ma anche e soprattutto dalla posizione che si occupa nella stanza dei bottoni.
In questo senso Cremona non è messa benissimo a livello politico (nemmeno un ministro o un sottosegretario a Roma, neppure un assessore a Milano, e con la riforma del sistema elettorale in futuro andrà anche peggio) ma sta facendo passi da gigante nella rappresentanza di vertice delle categorie economiche. È di ieri, per esempio, l’elezione di Giovanni Bozzini da Scandolara Ravara a nuovo presidente regionale di Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola impresa che conta 623 mila iscritti.
Per la provincia di Cremona si tratta di una bella conquista, che fa il paio con la recente elezione a numero 1 lombardo di Confagricoltura di Riccardo Crotti, il presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi. Anche l’altra associazione del comparto primario, Coldiretti, ha da tempo un leader regionale cremonese, Paolo Voltini. E giovedì prossimo toccherà a Francesco Buzzella, presidente uscente di Confindustria Cremona, essere incoronato presidente degli industriali lombardi. La prestigiosa nomina completerà un allineamento di pianeti senza precedenti nel cielo regionale, sommandosi alla leadership nazionale di Confindustria di Carlo Bonomi da Crema.
Da qui in avanti poter contare su rappresentanti tanto autorevoli ai tavoli che contano potrebbe fare la differenza a favore del nostro territorio. Perché a volte basta poco per condizionare scelte, destinare risorse, spostare progetti e contributi.
Nel frattempo, almeno quattro segnali incoraggianti sono già realtà. Il primo è la ripresa dell’attività della Fiera: la ritrovata rassegna Cremona Musica non solo ha richiamato espositori e visitatori da tutto il mondo, ma ha letteralmente «riacceso» la città. Lo dimostra un dato minore, ma significativo: nel week end era quasi impossibile trovare posto in hotel o al ristorante… Il secondo segnale positivo è arrivato da piazza Lodi: l’acquisizione della quota di maggioranza dell’Acciaieria di Terni da parte del Gruppo Arvedi non solo ne consolida le fondamenta e la posizione sul mercato, ma dà lustro all’immagine di tutta l’economia cremonese. Il terzo segnale è la tenuta delle storiche eccellenze del territorio: il comparto agroalimentare, che non conosce crisi e punta al riconoscimento di Cremona come «Capitale mondiale del latte»; la Coim di Offanengo, azienda leader nel settore della chimica che non smette di crescere e di investire; il polo della cosmesi di Crema che si conferma punto di riferimento internazionale… Un quarto punto di forza è rappresentato dal riconoscimento di Frisitali quale ente selezionatore della razza bovina Frisona da parte del ministero delle Politiche Agricole: grazie a tale sigillo, l’associazione ideata e fondata a Cremona potrà sviluppare un programma genetico indipendente e garantire nuova linfa alla zootecnia italiana.
Sono quattro indicatori di un territorio economicamente in salute, nonostante i limiti infrastrutturali e dimensionali che lo penalizzano da sempre. E non è finita qui: oltre alle grandi realtà industriali, alla tradizione del comparto primario e a un’importante rete di produttori conto terzi, Cremona può mettere in vetrina altre figure di successo, su tutte due testimonial d’eccezione Chiara Ferragni, l’imprenditrice Re Mida che trasforma in oro tutto ciò che tocca (o posta su Instagram), e Carlo Cottarelli, l’economista che dopo aver diretto il Fondo Monetario Internazionale vuole scalare un’altra… Inter, la squadra di calcio campione d’Italia, con obiettivo dichiarato di riportarla in mani italiane e sottrarla alle fibrillazioni della proprietà cinese. Ce n’è abbastanza per gonfiare il petto e guardare con ottimismo al futuro. Soprattutto, ce n’è abbastanza per mettere un punto fermo e ripartire: c’è vita in provincia, oltre la pandemia.
MARCO BENCIVENGA
Direttore “La Provincia di Cremona”