Scherzare col Covid non è intelligente

La mente umana non è abituata a considerare numeri troppo grandi: se l’Istituto Superiore di Sanità annuncia che nell’ultima settimana la media nazionale dei nuovi contagi Covid è stata di poco superiore a 22 mila unità, per esempio, il nostro cervello fatica a capire se siano stati tanti oppure pochi.

Il sistema più rapido per trovare una risposta è il paragone: quanti erano la settimana precedente? E il mese scorso? E un anno fa? Fare raffronti dà una dimensione, offre una proporzione, aiuta a capire. E svela il dato più importante di tutti: la tendenza.

Se il numero dei nuovi positivi è in crescita dobbiamo preoccuparci; se invece è in calo, possiamo pensare che inizia a esserci luce in fondo al tunnel. E tirare un sospiro di sollievo. Fare confronti aiuta.

Al nostro cervello, però, ancora non basta. Per avere una percezione più nitida della realtà bisogna smontare i dati troppo grandi: dire 22 mila nuovi contagi al giorno significa che ogni ora oltre 900 italiani sani scoprono di essere stati infettati dal virus. E oltre 900 casi all’ora significano 15 nuove positività al minuto. Ancor più in dettaglio: ogni 4 secondi un italiano si ammala di Coronavirus. Ecco il dato comprensibile: un nuovo positivo ogni 4 secondi! Il tempo di bere un caffè, scendere una scaletta o mettere in moto la propria auto.

Anche un’altra statistica aiuta a capire il peso specifico del Covid sulle nostre vite: dall’inizio della pandemia ad oggi in Italia le positività sono state quasi 5 milioni e mezzo: in questo caso la media aritmetica non si può fare, perché molte persone hanno fatto più tamponi prima di re-negativizzarsi.

Il numero delle vittime invece è puro, un dato assoluto e non sindacabile. Ebbene: dall’inizio della pandemia a oggi i decessi da Covid in Italia sono stati 135 mila. Confrontando il dato con la popolazione nazionale (60 milioni di abitanti) si scopre che il Covid ha ucciso «solo» un italiano ogni 444: il che sembrerebbe dare ragione a chi considera precauzioni eccessive il lockdown, la corsa alla vaccinazione di massa o l’obbligo di indossare la mascherina tutt’ora in vigore nei luoghi chiusi o nei luoghi all’aperto particolarmente affollati.

Tutto cambia, però, se il numero delle vittime non viene paragonato alla popolazione nazionale, ma al numero dei contagiati. In questo caso, la proporzione è allarmante: di Covid è morto un positivo su 40 (135 mila su 5 milioni e mezzo). Per aiutare il nostro cervello a capire cosa vuol dire, basta immaginare 40 persone contagiate chiuse in una stanza o sedute al tavolo di un ristorante. Statistiche alla mano, 39 torneranno a casa e una morirà. Sembra ancora una possibilità così remota? Sembrano ancora misure eccessive il lockdown, l’uso della mascherina e la corsa a vaccinarsi? Ognuno è libero dì scegliere la risposta che preferisce. Ma la logica dice che si tratta dì un pericolo concreto. Ecco perché ancora oggi – a quasi due anni dallo scoppio della pandemia – vale la pena essere cauti, proteggersi, lavarsi le mani, evitare gli assembramenti e, soprattutto, fare il vaccino. Se ne stanno rendendo conto anche tanti No Vax che, dopo aver sfidato la sorte e aver gridato alla dittatura sanitaria, nelle ultime settimane in numero sempre maggiore si sono ritrovati in terapia intensiva o intubati. E prima dell’irreparabile hanno cambiato idea (neppure da prendere in considerazione la follia di chi ha rifiutato le cure dicendo di preferire «morire libero che vaccinato»: sembra incredibile, ma è successo davvero).

La vita è una sola e va difesa a ogni costo. Ecco perché vaccinarsi – con una, due, tre dosi o con tutte quelle che serviranno – e rispettare le misure preventive resta la migliore opzione possibile. Non una patente di immunità, è ovvio. Ma uno scudo, un paracadute prezioso, questo sì. Chi continua a nutrire dubbi si convinca: la roulette russa non è mai stata un gioco intelligente.

MARCO BENCIVENGA

Direttore “La Provincia di Cremona”

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